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Trattato Italia Francia

Chi sbuffa (e perché) sul Trattato Italia-Francia

Perché Sapelli, Pelanda, Borghi (Lega) e La Verità di Belpietro criticano il Trattato Italia-Francia che si dovrebbe firmare il 25 novembre. Continuano gli approfondimenti di Start Magazine dopo le interviste a Toscano e Darnis favorevoli all'intesa

 

Il 25 novembre è prevista la firma di un importante accordo tra Italia e Francia. I dettagli non sono noti, ma il patto – soprannominato “trattato del Quirinale”: un richiamo al trattato dell’Eliseo tra Francia e Germania – avrebbe l’ambizione di ribilanciare i rapporti di potere all’interno dell’Unione europea dopo la conclusione del mandato della cancelliera tedesca Angela Merkel.

Fino a oggi, infatti, a spartirsi la guida politica dell’Unione e a tracciarne gli indirizzi generali sono state proprio la Francia e la Germania (il cosiddetto “motore franco-tedesco”): in questo senso, il trattato dell’Eliseo, firmato nel 1963 e aggiornato nel 2019, è stato fondamentale.

COSA SAPPIAMO DEL TRATTATO ITALIA-FRANCIA

Del trattato Italia-Francia sappiamo poco. Conosciamo i settori generali di interesse – vuole promuovere la cooperazione sull’economia, il commercio, il turismo e la cultura – e sappiamo che Roma e Parigi iniziarono a discuterne nel 2018, quando Paolo Gentiloni era primo ministro. I rapporti però peggiorarono molto con il successivo governo Conte I, guidato da Giuseppe Conte e sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega: Luigi Di Maio, allora vicepremier, si distinse per gli attacchi al governo francese. Ora, con Mario Draghi, i legami bilaterali sono tornati buoni.

Un anonimo funzionario italiano ha rivelato a Reuters che il presidente francese Emmanuel Macron vuole una relazione più stretta con l’Italia, e che l’Italia ha interesse a inserirsi nella storica partnership tra Francia e Germania.

Dopo aver intervistato due analisti favorevoli al trattato (Alberto Toscano e Jean-Pierre Darnis), ecco le posizioni critiche sollevate in Italia da intellettuali e politici.

SAPELLI: “UNA VERGOGNA”

L’economista e storico Giulio Sapelli invita alla cautela. Benché la firma di un patto con la Francia possa essere una mossa “giusta”, l’Italia – spiega – dovrebbe firmarne uno anche con la Germania, per “trovare un equilibrio” in Europa. Anche perché, sostiene Sapelli, “il piano, alla luce del sole” di Parigi è raggiungere la supremazia nel continente.

“Il partenariato può essere un bene ma il tempismo non è ideale. Ci sono partite industriali in sospeso che è opportuno risolvere prima”, dice lo storico. “Dalla vicenda Leonardo-Oto Melara alla trattativa fra Vivendi e Kkr in Tim“.

Oltre alle riserve sul contenuto, Sapelli è molto critico per il modo in cui il trattato Italia-Francia è stato negoziato: “una vergogna. Secretato, sottratto al controllo del Parlamento, cucito da privati cittadini, senza l’ombra di un dibattito pubblico. Mattarella dovrebbe dire una parola”.

PELANDA: “UN’AUTO-ANNESSIONE ALLA FRANCIA”

Ancora più critico verso il trattato del Quirinale è Carlo Pelanda, professore di Geopolitica economica all’Università degli Studi Guglielmo Marconi. Sostiene che la firma dell’intesa sancirebbe “un’auto-annessione alla Francia, industriale e strategica, edulcorata ma sostanziale”. E questo perché tra le due parti esiste “un’asimmetria palpabile e imbarazzante”: “i tecnici francesi mostrano di sapere benissimo cosa vogliono”, spiega l’analista, “mentre quelli italiani sono spaesati, cercano di fare controproposte che sono deboli perché prive di prospettiva”.

Secondo Pelanda, un’intesa bilaterale Roma-Parigi finirebbe per frammentare ulteriormente l’Europa. Ritiene che l’Italia dovrebbe piuttosto ricercare il coinvolgimento di più paesi e firmare “un trattato di cooperazione rafforzata su certe linee di approfondimento dell’Ue” assieme a Francia, Germania e Spagna, mirando a creare un gruppo compatto sulla questione climatica e la competizione con la Cina.

Pelanda pensa che, in realtà, Draghi non voglia firmare il trattato con Macron ma che non possa rifiutarsi per il “ricatto francese sul debito italiano”. “Sarei molto sorpreso se il pragmatico Draghi facesse dell’Italia un ascaro della Francia. Soprattutto, non tenendo conto delle relazioni con la Germania, che per noi sono più importanti”, conclude.

L’INTERROGAZIONE DI BORGHI (LEGA)

Il deputato leghista Claudio Borghi ha presentato mercoledì alla Camera un’interrogazione proprio sul trattato del Quirinale e sul perché “il Parlamento italiano non sia stato informato neanche sommariamente di tale avvenimento”.

COSA SCRIVE LA VERITÀ SULLO SPAZIO

Su La Verità, il vicedirettore Claudio Antonelli scrive che il trattato Italia-Francia prevede che la costellazioni di satelliti in orbita venga “equipaggiata da sistemi di radar spaziali”. Ma la radaristica – prosegue il quotidiano – è sviluppata da Thales Alenia Space, joint venture tra la francese Thales (che ne possiede la maggioranza: il 67 per cento) e l’italiana Leonardo. “In pratica usiamo i soldi del PNRR per finanziare in gran parte aziende francesi”, scrive il vicedirettore del quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro.

Il trattato prevede anche “di delegare all’ESA”, l’Agenzia spaziale europea, che ha sede a Parigi, “l’intero pacchetto di investimenti del PNRR” italiano previsti per lo spazio. “In pratica”, spiega Antonelli, “i fondi del PNRR saranno gestiti direttamente da ESA e non passeranno dunque dalla legislazione italiana”.

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