Skip to content

biden

Chi approva e chi boccia la proposta di Biden sulla tassa minima globale

Un gruppo di 130 paesi - anche Cina e India - hanno approvato la proposta di una tassa minima globale del 15% alle multinazionali. Ma la strada è ancora lunga. L'Irlanda e gli altri paradisi fiscali resistono

 

Un gruppo di 130 paesi ha dato ieri il proprio assenso a una proposta avanzata dagli Stati Uniti per imporre una tassa minima del 15 per cento alle aziende multinazionali a prescindere dal luogo in cui operano.

IN COSA CONSISTE LA TASSA MINIMA

Fissando un’aliquota minima globale al 15 per cento, la misura – nota come global minimum tax – ha l’obiettivo ultimo di evitare che le grosse aziende spostino le proprie sedi nei paesi in cui le tassazioni sugli utili sono molto basse, come la Svizzera, l’Irlanda o i Paesi Bassi. La segretaria del Tesoro americana Janet Yellen aveva parlato a questo proposito di una “corsa al ribasso” sulle aliquote fiscali e di una “competizione internazionale autolesionista sulla tassazione”.

Oltre alla percentuale comune, la proposta prevede anche che le società tecnologiche come Facebook e Amazon paghino le tasse nei paesi in cui i loro servizi e beni vengono venduti, anche se non vi hanno fisicamente sede. Il New York Times scrive che la norma potrebbe mettere fine alla “guerra commerciale globale” sulla tassazione delle Big Tech americane, che aveva visto gli Stati Uniti dell’ex-presidente Donald Trump scontrarsi principalmente con la Francia.

A CHI SI APPLICHERÀ

La tassa minima si applicherà alle grandi aziende multinazionali: inizialmente a quelle con profitti superiori ai 24 miliardi di dollari (20 miliardi di euro); successivamente la soglia si abbasserà a 12 miliardi di dollari.

LE TEMPISTICHE

Le tempistiche sono lunghe: l’impalcatura discussa ieri in sede OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) su spinta americana dovrà infatti venire convertita in legge dai singoli stati nel 2022, per entrare in vigore nel 2023.

La norma, nei suoi tratti generali, era stata approvata al vertice G7 del mese scorso. Ulteriori dettagli saranno discussi alla riunione del G20 che si terrà in Italia la settimana prossima. L’OCSE dice che il piano verrà definito in tutti i suoi aspetti a ottobre.

I PAESI FAVOREVOLI E QUELLI CONTRARI

Tra i 130 paesi che hanno approvato la proposta della global minimum tax ce ne sono alcuni particolarmente significativi, come la Cina, l’India (entrambe grandi economie) e la Russia: tutte e tre avevano espresso una certa ritrosia all’idea di una revisione fiscale internazionale.

La proposta non è stata però sottoscritta dai cosiddetti “paradisi fiscali come l’Irlanda e alcune nazioni caraibiche come le Barbados, ma anche dall’Ungheria e l’Estonia (che hanno ugualmente regimi fiscali estremamente bassi), la Nigeria, il Kenya, il Perù, lo Sri Lanka.

GLI EFFETTI

Secondo le stime dell’OCSE, la chiusura delle principali “scappatoie fiscali” nel mondo permetterà di generare un gettito fiscale addizionale di 150 miliardi di dollari all’anno. Attraverso il recupero di queste somme, gli Stati Uniti vogliono aumentare gli investimenti nelle infrastrutture e nell’educazione.

Sempre secondo l’OCSE, grazie alla tassa minima globale circa 100 miliardi dei profitti delle aziende verranno riportati nei loro paesi d’origine.

Torna su