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Propaganda

Come funziona la guerra di propaganda cinese a Taiwan

La strategia della Cina per l'unificazione con Taiwan non si limita agli aspetti militare, ma fa ampio ricorso alla propaganda. L'articolo di Giuseppe Gagliano.

L’aspirazione della Cina all’unificazione con Taiwan è un obiettivo di lunga data, rafforzato dal presidente Xi Jinping, il quale ha posto l’accento su un possibile ricorso alla forza per realizzare tale intento. Questa narrativa ha trovato terreno fertile in un momento storico caratterizzato da grandi cambiamenti geopolitici, come testimoniato dal discorso di Xi del 2 gennaio 2019 e dalle successive dichiarazioni del 16 ottobre 2022. Il Partito Comunista Cinese (PCC) non si limita a una strategia militare o diplomatica, ma impiega anche metodi più subdoli e pervasivi: la guerra dell’informazione e la disinformazione. L’obiettivo è chiaro: indebolire il sostegno interno e internazionale a Taiwan, influenzando la percezione pubblica e la volontà politica.

LA PROPAGANDA CINESE CONTRO TAIWAN

Dall’inizio del conflitto in Ucraina, i media taiwanesi sono stati inondati di propaganda cinese, mirata a minare la fiducia nell’alleanza con gli Stati Uniti. Parallelamente, la visita di Nancy Pelosi a Taiwan nell’agosto 2022 e le conseguenti esercitazioni militari cinesi sono state presentate da Pechino come una provocazione di Taipei e Washington, piuttosto che una dimostrazione di aggressività da parte della Cina.

Negli ultimi decenni, la Cina ha adottato una strategia duplice: da una parte incoraggia l’unificazione attraverso il dialogo con uomini d’affari e politici taiwanesi; dall’altra, propaga una narrazione disfattista tra la popolazione dell’isola. Tale narrazione è supportata da una vasta rete di influencer e dalla diffusione di notizie false attraverso i social network.

LA PROPAGANDA ANTI-AMERICANA

Durante le proteste di Hong Kong del 2019, la Cina ha utilizzato i social media per spargere la voce che i dimostranti fossero sostenuti dalla CIA, un’accusa che ha trovato eco anche tra alcuni utenti taiwanesi. Di fronte a questa ondata di false notizie, il governo di Taiwan ha reagito con multe e regolamentazioni, ma con scarsi risultati nel contenere la diffusione delle false informazioni.

Molti canali d’informazione taiwanesi sono controllati da soggetti legati al governo cinese, il che ha reso il panorama mediatico di Taiwan incline alla censura e alla manipolazione politica. Ciò ha spinto una parte dei cittadini taiwanesi a rivolgersi ai social media per informarsi, nonostante questi siano a loro volta soggetti all’infiltrazione della propaganda cinese.

IL PRINCIPIO 222 DI TAIWAN

Il governo taiwanese ha sviluppato un’approccio proattivo alla difesa contro la disinformazione attraverso il “principio 222”, che impone una risposta rapida e accessibile alle false narrazioni. Questa strategia si rivela cruciale nel contesto pre-elettorale, dove la RPC potrebbe intensificare i suoi sforzi per influenzare l’opinione pubblica taiwanese a favore del Kuomintang (KMT), considerato più aperto a relazioni concilianti con la Cina.

COSA FA L’INTELLIGENCE CINESE

Parallelamente, l’intelligence cinese conduce operazioni clandestine per infiltrare e influenzare le istituzioni taiwanesi. Il caso del colonnello Hsiang Te-en e altri incidenti simili evidenziano come la RPC miri ad inserire le sue spie a tutti i livelli dell’esercito taiwanese. Questo tipo di infiltrazione non solo mina la sicurezza nazionale di Taiwan ma instaura anche un clima di sfiducia nella popolazione verso i suoi leader militari e politici.

L’INDUSTRIA DEI MICROCHIP

Un’altra arena critica è l’industria dei semiconduttori. Taiwan detiene una quota dominante nel mercato globale dei semiconduttori, essendo il fulcro della produzione di chip avanzati. La RPC ha intensificato i suoi sforzi di spionaggio e reclutamento di talenti in questo settore per ridurre la propria dipendenza dai semiconduttori taiwanesi. Attraverso sofisticate campagne di headhunting e spionaggio industriale, cerca di appropriarsi delle competenze e delle tecnologie taiwanesi per rafforzare la sua industria dei semiconduttori.

GLI OBIETTIVI DELLA CINA

Le azioni di spionaggio e destabilizzazione cinese perseguono una strategia doppia: creare sfiducia e disfattismo nella società taiwanese e al tempo stesso indebolire e potenzialmente acquisire il vantaggio tecnologico taiwanese nei semiconduttori. La Cina, in questo modo, si prepara a una sorta di guerra senza combattimenti diretti, ma con effetti potenzialmente altrettanto devastanti.

In conclusione, le tensioni attraverso lo stretto di Taiwan sono un chiaro esempio di una guerra moderna in cui il conflitto si estende oltre i tradizionali domini terrestri, marittimi e aerei, abbracciando il cyberspazio e il campo dell’informazione. Questa nuova forma di confronto, alimentata da obiettivi politici e strategie di potenza, richiede un ripensamento delle tradizionali concezioni di sicurezza e difesa, e pone sfide significative sia per Taiwan che per la comunità internazionale.

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