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Primo Maggio

Su pace e scuola si evitino le strumentalizzazioni

L’intervento di suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche

 

Quello della strumentalizzazione di un determinato tema è uno dei pericoli più ricorrenti nel dibattito politico. Da sempre. Nulla di nuovo sotto il sole. Certamente spiace che a essere oggetto di contesa tra le forze politiche sia, ahinoi, il tema della pace. Da una parte, infatti, abbiamo il leader dei Cinque stelle, Giuseppe Conte, che si fa promotore di una manifestazione a favore della pace (si parla del 4 novembre, Giornata delle forze armate), dall’altra abbiamo l’imbarazzo del Partito Democratico che si vede sottrarre uno dei temi più cari al mondo della sinistra, ossia il movimento pacifista. Salvo poi ricordare che, all’inizio della guerra, entrambi i leader avevano chiaramente condannato la Russia per l’invasione dell’Ucraina.

A pensar male si fa peccato ma non si sbaglia mai. Parola di Andreotti. Ora, io non vorrei che la strategia di alcune forze politiche uscite sconfitte dalle urne sia quella di attribuire a Giorgia Meloni, premier in pectore, il desiderio di sostenere una guerra scoppiata per le conseguenze di una aggressione che lei stessa, in qualità di leader di Fratelli d’Italia, aveva da subito condannato, unendosi al coro degli altri partiti, e la cui gestione (Dio non voglia che si arrivi ad un coinvolgimento della Nato) si troverà a ereditare dai governi passati. E non mi riferisco solo al Governo Draghi: infatti, l’isolamento politico della Russia era iniziato molto prima. Mi auguro, pertanto, che chi ora brandisce il tema della pace non lo faccia come se quel tema fosse argomento riservato solo a determinate forze politiche e non ad altre. Ci sono determinati campi di impegno, come la pace, la tutela delle diverse fragilità, la scuola, la sanità, che richiedono una trasversalità di azione tra le forze che animano la politica: la dialettica deve cedere il passo al lavoro serio e costruito grazie all’apporto di tutti.

In questo, come in tanti altri campi, la Chiesa è maestra. Ogni guerra è stata condannata dal magistero dei Papi. Ogni Papa ha avuto la sua guerra: Pio XII la Seconda Guerra Mondiale, Giovanni XXIII i missili su Cuba, Paolo VI il Vietnam, Giovanni Paolo II la guerra in Iraq e in Jugoslavia. La linea è sempre stata la stessa: condanna dell’aggressore e parallela ricerca di una mediazione. Papa Francesco ha chiaramente detto che la guerra è iniziata per volontà della Federazione russa, la linea è stata chiara, da subito: questo, però, non vuol dire che la linea tenuta dalla Santa Sede sia la sola condanna della Russia, tutt’altro! La diplomazia vaticana è attiva nel tentare di cercare soluzioni, accordi, trattati temporanei per un cessate il fuoco che dia respiro alle popolazioni martoriate. Questa deve essere la linea di ogni paese democratico, a questo esempio si devono ispirare le forze politiche della maggioranza come quelle dell’opposizione. La pace non è un feudo della sinistra, è un bene di tutti.

Le forze politiche che ora sono all’opposizione compiano, dunque, il loro dovere in modo responsabile, cercando di collaborare, soprattutto quando si tratta di temi che tutelano i diritti dei più fragili. E su questo fronte, mi sia consentito, non posso non pensare alla scuola, alla scuola libera e che libera il pensiero, alla scuola che è scelta liberamente dai genitori per i propri figli, alla scuola autonoma, sotto lo sguardo garante dello Stato. Una scuola così, sgombra dalla burocrazia e dal sindacato ideologico, può formare dei cittadini che sanno comprendere il presente perché conoscono il passato, che non diventa asfissiante categoria di pensiero ma diventa realmente maestro, perché lo si conosce e lo si conosce bene.

Solo con una cultura nuova, elaborata da una scuola e da una società rinnovate, saremo in grado di affrontare la realtà, in tutti i suoi aspetti, dalla guerra ai diversi fenomeni di violenza che sempre più ci vengono raccontati dai media. La politica è chiamata alla responsabilità, oggi più che mai, facendosi carico di questo cambiamento e guidandolo per il bene della società civile.

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