Della serie “a volte ritornano”. A Roma ieri si è rivisto Vincenzo de Luca (a destra nella foto), ambasciatore italiano a New Delhi. La tempistica della rimpatriata ha insospettito diverse feluche, che in queste ore sono in fibrillazione per l’aftershock della telefonata degli impostori russi a Giorgia Meloni di metà settembre e provano a capire come si ricompone il mosaico delle nomine diplomatiche a Palazzo Chigi.
Ufficialmente de Luca era a Roma per seguire la trasferta a Roma di Subrahmanyam Jaishankar, l’autorevole ministro degli Esteri indiano che era atteso nella Capitale per i Med Dialogues dell’Ispi e non ha cancellato la sua trasferta dopo questi ultimi sono stati rinviati. Quanto alle ragioni della cancellazione, il sito dei Med Dialogues si limita a menzionare l’attuale situazione internazionale. I bene informati, tuttavia, sono certi: i Med Dialogues sono saltati perché Meloni aveva voluto a ogni costo farne la cornice per una grande conferenza sull’Africa. A uno a uno, tuttavia, i leader africani hanno dato disdetta. La cornice è rimasta vuota, insomma. Tutto questo aiuta a capire perché la vicenda dei due impostori russi – che la stampa italiana continua però a definire comici… – abbia scosso così tanto Meloni: sull’Africa le cose non stanno proprio girando per il verso giusto.
Ma torniamo a de Luca. La scusa ufficiale per la sua capatina a Roma, dicevamo, era il viaggio di Jaishankar. Sulle sue reali intenzioni, invece, si sprecano le ipotesi. A cosa punta de Luca? A Palazzo Chigi non c’è da ricoprire solo la casella lasciata vuota dalle dimissioni di Francesco Talò e nella struttura guidata fino a poco fa da quest’ultimo. Grande favorito è Luca Ferrari, arrivato a Chigi (da Pechino) per occuparsi di G7 con la insistente spinta di Alfredo Mantovano e, anche, di Giovanbattista Fazzolari, il cui padre era collega in diplomazia del padre di Ferrari (pare che Ferrari e Fazzolari, fantolini o poco più, si fossero conosciuti e frequentati in Sud America).
A rimpiangere Talò saranno soprattutto gli israeliani, che non hanno rapporti altrettanto buoni con Ferrari (già ambasciatore in Arabia Saudita). I giornali sembrano dare per scontato che sarà avvicendata anche Lucia Pasqualini, la diplomatica che fungeva da braccio destro di Talò. Troppo poco per de Luca.
Da poche ore, poi, è saltata fuori una nuova casella. Si tratta del ruolo di responsabile della struttura di missione che gestisce il Piano Mattei. Proprio così: con una tempistica a dire poco infelice, il governo ha pensato bene di varare una cabina di regia incardinata a Palazzo Chigi, per dare corpo al Piano Mattei. Il decreto istitutivo prevede che il capo della struttura di missione sia un diplomatico in servizio attivo.
De Luca, spiega chi lo conosce, ha ancora un anno di carriera prima di andare in pensione. A scrutare le sue mosse sono in diversi, e in particolare chi si occupa di Cina. Si dà il caso, infatti, che de Luca sia stato console a Shanghai, e che proprio de Luca avesse presentato l’economista Michele Geraci, poi sottosegretario leghista nel governo Conte 1, a Matteo Salvini. Altro non occorre aggiungere, glissano con un sorrisetto i diplomatici.
A cosa punta de Luca?