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Comici

Cosa si dice e cosa non si dice su Talò e sulle comiche russe in Italia

Fatti e commenti sul caso della telefonata orchestrata dai comici (comici?) russi con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La lettera di Francis Walsingham

Caro direttore,

tu mi inviti a leggere meglio e in maggiore quantità i giornali italiani e non solo quelli stranieri; e io mi sto impegnando. Ma sulla vicenda della telefonata orchestrata dai comici (comici?) russi con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ho compulsato anche i social, i giornali web e pure la tv.

Ma è una babele. Così mi affido a un amico che lavora nei Servizi e capta ovviamente anche umori e malumori nella Farnesina. Mi dice: “Per Putin, cercare di ridicolizzare Meloni a livello internazionale in questo momento rappresenta un timing perfetto. Un dialogo con un esponente dell’Unione Africana parlando di Ucraina, due temi (quello dei rapporti con l’Africa e le posizioni italiane sulla guerra in Ucraina) sui quali l’Italia ha percorso posizioni anti-russe, sarebbe anche un segnale per chi fosse in grado di capirlo”.

Insomma, sono persuaso della gravità dell’episodio, che alcuni hanno sottolineato in maniera più netta di altri, ad esempio Mario Sechi, direttore del quotidiano Libero, e l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti.

E su una testata web specializzata in difesa e sicurezza – sempre più vicina alle posizione di Fratelli d’Italia e del governo – ho letto pure questo: “L’opposizione insieme al circo dei media ha cercato di sbeffeggiare Meloni e cercare i colpevoli non rendendosi conto che non era stato uno scherzo di Gianni Boncompagni o di qualche emittente radiofonica. È stato un atto sofisticato di guerra”.

Ben detto, concordo. Magari non è guerra, ma guerra ibrida.

Giusto.

Giusto dire che la telefonata è di fatto un atto di guerra ibrida.

Giusto dire che i comici russi sono vicini ai Servizi moscoviti e hanno posizioni putiniane.

Giusto dire che l’obiettivo era quello di far emergere posizioni tiepide pro Ucraina.

Ma enfatizzare e sottolineare – come fanno i giornali più vicini al governo – che è stata un’operazione russa andata comunque a segno, implica un corollario: la constatazione che ci sono state falle (enormi) nella sicurezza di Palazzo Chigi.

Mi chiedo, quindi, come si faccia a non criticare anche persone e atti della presidenza del Consiglio se la mossa dei russi è stata perpetrata con successo contro l’Italia, e rimarcare soltanto la pericolosità dell’operazione dei comici (comici?) filo Putin, come si è arguito chiaramente ieri nel corso della trasmissione Otto e Mezzo condotta da Lilli Gruber su La7.

Possibile che i filo governativi e i filo Servizi e filo Farnesina a prescindere – sempre e comunque allineati al potere di turno – non si rendono conto della contraddizione in cui cadono?

Evidentemente no visto che fino a qualche secondo prima delle dimissioni di Francesco Talò (nella foto), il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, il medesimo Talò veniva incensato da tutti, o meglio da tutta la stampa.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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