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Restrizioni

Non solo chip: ecco le nuove restrizioni Usa agli investimenti tecnologici in Cina

L'amministrazione di Joe Biden ha vietato gli investimenti finanziari americani nelle industrie tecnologiche della Cina (chip, intelligenza artificiale, computer quantistici): a rischio gli affari delle società di private equity e venture capital. Tutti i dettagli.

Il presidente statunitense Joe Biden ha firmato mercoledì un ordine esecutivo che impone nuove restrizioni agli investimenti americani in tre settori tecnologicamente avanzati della Cina. La decisione sarebbe stata presa per tutelare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti; le autorità cinesi, invece, l’hanno criticata e hanno accusato Washington di sfruttare il pretesto securitario per privare Pechino del diritto allo sviluppo economico.

L’OBIETTIVO DELLE RESTRIZIONI AMERICANE

L’amministrazione Biden, in sostanza, vuole contrastare il trasferimento di risorse economiche e di competenze tecniche dagli Stati Uniti alla Cina, ha scritto il New York Times.

Le restrizioni vietano infatti alle società di private equity e di venture capital di investire in tre industrie cinesi ad alta tecnologia, come l’intelligenza artificiale, i semiconduttori avanzati e il computing quantistico. Quanto agli investimenti in altri comparti tecnologici, le società che li realizzano dovranno comunque segnalarli al governo americano, che vuole garantirsi più controllo sugli scambi finanziari con la Cina.

COMMENTI E DICHIARAZIONI

Diversi funzionari dell’amministrazione Biden hanno voluto ribadire che la misura sarà mirata su pochi settori, ovvero quelli collegati alle forze armate cinesi o all’apparato di sorveglianza statale (microchip, computer quantistici e intelligenza artificiale possono essere utilizzati anche per scopi militari o repressivi), e che gli Stati Uniti non hanno intenzione di ostacolare gli affari legittimi con la Cina né di danneggiarne l’economia.

IL PIANO DI DE-RISKING

Oltre a imporre restrizioni alla vendita di alcune tecnologie alla Cina, inclusi i semiconduttori avanzati, gli Stati Uniti stanno portando avanti un piano di de-risking – cioè di riduzione del rischio associato alla dipendenza da Pechino per alcune materie prime – e lavorando allo sviluppo di filiere alternative, sia interne che estere. Hanno anche aumentato i controlli sugli investimenti cinesi in America, sempre per ragioni di sicurezza.

– Leggi anche: Come procede il decoupling (parziale) tra Stati Uniti e Cina

COME VANNO GLI INVESTIMENTI AMERICANI IN CINA

Nel 2022 gli investimenti statunitensi di venture capital in Cina sono scesi a 9,7 miliardi di dollari, rispetto ai quasi 33 miliardi del 2021, stando ai dati elaborati da PitchBook. Nel 2023, finora, i flussi di venture capital americani direttisi verso le startup tecnologiche cinesi sono ammontati ad appena 1,2 miliardi.

LE CRITICHE E IL FRONTE DEL G7

I critici delle restrizioni agli investimenti sostengono che non contribuiranno granché al rallentamento dello sviluppo tecnologico cinese, dato che Pechino non ha problemi di carenze di capitali e che potrebbe comunque formare delle partnership con altre nazioni.

L’amministrazione Biden, però, sta lavorando proprio alla costruzione di un fronte di paesi alleati o partner per limitare quanto più possibile i finanziamenti internazionali all’industria tecnologica cinese: questi sforzi diplomatici si concentrano sul G7, il gruppo che raccoglie sette delle economie più avanzate al mondo, più l’Unione europea. Il Giappone e i Paesi Bassi, due paesi rilevantissimi nell’industria mondiale dei semiconduttori, partecipano alle restrizioni statunitensi alla vendita di macchinari avanzati di chipmaking alla Cina.

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