Ecco in cosa consiste il sistema di “alleanze flessibili” elaborato dagli Stati Uniti per contenere la Cina.
FIVE EYES
Five Eyes (acronimo: FVEY), Alleanza Intelligence sovranazionale di Paesi che fanno parte dell’accordo UKUSA e successivamente ECHELON – Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Le origini di questa partnership possono essere fatte risalire al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quando la Carta Atlantica venne concordata dagli Alleati per definire i loro obiettivi per un mondo postbellico.
QUAD
QUAD – Quadrilateral Security Dialogue: Australia, India, Giappone e Stati Uniti d’America, nato nel 2007 su iniziativa dell’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, prevedendo un raggruppamento che avrebbe aiutato a sostenere la “libertà e la prosperità” nell’Asia-Pacifico.
AUKUS
AUKUS (acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie) Australia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, annunciato il 15 settembre 2021 per aiutare l’Australia a sviluppare e dispiegare sottomarini a propulsione nucleare, aggiungendosi alla presenza militare occidentale nella regione del Pacifico.
CINA CONTRO STATI UNITI?
La politica estera sempre più aggressiva della Cina sta suscitando un crescente allarme a livello globale, galvanizzando le richieste di cooperazione per respingere la coercizione e l’aggressione percepita in aree come il Mar Cinese Meridionale.
Per fronteggiare le crescenti minacce globali, rappresentate da Cina e Russia in primis, gli Stati Uniti stanno riorganizzando le alleanze per sostenere la dottrina di politica estera del Presidente Biden.
Il risultato di tale nuova dottrina avrà un impatto duraturo su quella che rappresenta la priorità dell’esercito americano: la “combat readiness” (prontezza operativa) necessaria come strumento di deterrenza per contenere le politiche aggressive di Putin e Xi Jinping ed affrontare potenziali conflitti in diverse aree del mondo. Inoltre, ogni riposizionamento delle Forze Armate USA mette ulteriore pressione alle già stressate relazioni con alcuni alleati e partner europei, in molti casi indebolite dall’approccio unilaterale perseguito dalla Casa Bianca durante il disastroso ritiro dell’Occidente dall’Afghanistan e con la costituzione della nuova partnership Aukus.
L’IMPORTANZA DELL’AUKUS
Due settimane dopo l’improvviso abbandono notturno della base aerea di Bagram, senza aver avvisato gli alleati, la Casa Bianca svela la partnership militare nota con l’acronimo AUKUS. Non si tratta di una nuova alleanza, ma di un partenariato strategico tra Australia, Uk, Usa – già uniti dalla rete di alleanze e allineamenti strategici imperniata su Washington (ANZUS, Five Eyes, Quad, alleanze bilaterali, ed altre ancora), che però è stata formalizzata in segreto ed annunciata cogliendo di sorpresa tutte le diplomazie mondiali.
La partnership Aukus, è strategica perché per la prima volta gli Usa esternalizzano la loro più avanzata tecnologia nucleare per sommergibili ed è stata intenzionalmente rivelata il 15 settembre, lo stesso giorno in cui l’Unione europea ha pubblicato la propria strategia per l’Indo-Pacifico, conseguentemente indebolita dalla nuova e inaspettata collaborazione militare a 3.
L’UE, evidentemente all’oscuro di tutta l’operazione, ha mantenuto un aplomb di indifferenza su Aukus facendo buon viso a cattivo gioco, ma non ha potuto evitare l’irritazione del presidente francese Macron, che non ha fatto attendere la propria reazione, interpretando l’accaduto come un’offesa ad un alleato prezioso nell’Indo-Pacifico e richiamando i propri ambasciatori in Australia e Stati Uniti. Una reazione assolutamente sbagliata dal punto di vista strategico, considerando che la Francia è la prima a muoversi costantemente da sola e interessata a salvaguardare esclusivamente i propri interessi.
Per l’amministrazione Biden, invece, Aukus rappresenta un altro tassello importantissimo per la propria dottrina di politica estera, che implica un aumento strategico delle capacità australiane di attacco a lunga distanza, nuovi progetti di collaborazione per la sicurezza marittima, implementazione di innovative tecnologie nucleari, quantistiche e di intelligenza artificiale, oltre ad un incremento della capacità cibernetiche in sinergia con Washington e Londra.
IL VERTICE DEL QUAD
Meno di due settimane dopo, il 27 settembre, il presidente degli Stati Uniti Biden e i primi ministri di Australia, India e Giappone, leader del Quad, si incontrano per la prima volta di persona, per pianificare diverse iniziative e annunciare misure sulla gestione della pandemia, su vaccini, cambiamento climatico, 5G ma in realtà per elaborare una strategia comune per contrastare la Cina dal punto di vista politico, economico e militare. Un altro evento che scuote le diplomazie di tutto il mondo provocando la reazione della Cina che da un lato definisce il Quad come l’ennesimo patto da clima di guerra fredda e le alleanze regionali la causa di una nuova corsa agli armamenti; dall’altro inviando 38 aerei dell’Esercito di Liberazione Popolare (PLA) ad effettuare incursioni nella zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) di Taiwan, spingendo l’isola a far decollare i propri jet militari.
TAIWAN SI PREPARA ALLA GUERRA
Il ministro degli esteri di Taiwan Joseph Wu, in una intervista alla Abc ha dichiarato che la sua nazione si sta preparando alla guerra con la Cina ed esorta l’Australia ad aumentare la condivisione dell’intelligence e la cooperazione per la sicurezza mentre Pechino intensifica la campagna di intimidazione militare. “Vorremmo impegnarci in scambi di sicurezza o intelligence con altri partner che la pensano allo stesso modo, tra cui l’Australia, in modo che Taiwan sia meglio preparata ad affrontare la situazione di guerra. La difesa di Taiwan è nelle nostre mani e sono sicuro che se la Cina lancerà un attacco contro Taiwan, anche loro soffriranno tremendamente”.
La realtà dei fatti è che tutto il vicinato cinese ed ogni membro del Quad è diventato sempre più diffidente nei confronti di Pechino per le dispute sul territorio, sul commercio, sui diritti umani, sul presunto spionaggio e per l’atteggiamento del governo di Pechino nella gestione della crisi pandemica. Alcuni degli innumerevoli punti di tensione con la Cina includono scontri mortali lungo il confine sino-indiano; accuse di ingerenza cinese nella politica australiana; e lo status delle isole Diaoyu contese, note come le isole Senkaku in Giappone.
Attuando la sua assertiva strategia militare nell’Indo-Pacifico, Pechino sta innalzando il livello di tensione catalizzando l’interesse regionale a coalizzarsi per difendersi da tale pressione.
“ALLEANZE FLESSIBILI”
Il presidente Biden per rispondere a tali preoccupazioni, sta focalizzando la politica della Casa Bianca attraverso l’attivazione di “alleanze flessibili”, considerate come un nuovo asset su cui costruire una sostanziale strategia di sicurezza nella regione indo-pacifica.
Il Vertice tra capi di Stato del Quad, o dialogo quadrilaterale di sicurezza, è servito innanzitutto a Biden per consolidare la leadership degli Stati Uniti in Asia a fronte della crescente influenza cinese, anche in materia economica, per migliorare la sicurezza delle catene di distribuzione di tecnologie di importanza cruciale, quali in particolare 5G, energia pulita e semiconduttori.
Ma anche Modi, Suga e Morrison hanno confermato la loro determinazione a “promuovere un ordine libero, aperto, basato sulle regole, radicato nel diritto internazionale e scevro da qualsiasi coercizione, per rafforzare la sicurezza e la prosperità nell’Indo-Pacifico e oltre“. Il riferimento è chiaramente all’atteggiamento sempre più assertivo della Cina nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale.
La linea dura della Cina sta sfidando anche economicamente molti degli alleati e partner nella regione, imponendo sanzioni sui prodotti australiani ed anche il governo di Nuova Delhi è molto preoccupato per la presenza espansa della marina del PLA nell’Oceano Indiano, per gli investimenti in infrastrutture strategiche, i porti in tutta la regione, gli attacchi informatici e lo spionaggio industriale. L’India precedentemente non era del tutto convinta ad impegnarsi con il Quad – ma ora è molto attiva negli sforzi per contrastare la Cina, come parte dell’alleanza.
COSA VUOLE LA CINA
La Cina, dal suo punto di vista considera la modernizzazione e potenziamento della propria forza militare come una risposta al predominio militare degli Stati Uniti nella regione, ma il risultato inevitabile è che anche i paesi limitrofi si sentono minacciati a causa del rafforzamento militare cinese e vogliono contrastarlo. Una preoccupante escalation che il ministro degli esteri giapponese Toshimitsu Motegi ha manifestato attraverso una dichiarazione al termine degli incontri del Quad: “seria preoccupazione per quanto riguarda la legge cinese sulla guardia costiera, ed i quattro ministri hanno concordato di “opporsi fortemente ai tentativi unilaterali e forzati di cambiare lo status quo nel contesto del Mar Cinese orientale e meridionale“.
L’attivazione ed il probabile allargamento ad altri Paesi delle “alleanze flessibili” dell’amministrazione Biden rispondono ad una più profonda preoccupazione generale nei confronti della politica di Pechino e dimostra la loro utilità come forum strategici per un dialogo regolare tra gli Stati chiave della regione che affrontano sfide simili, sia che si riferiscano alla Cina o ad altre questioni, come Myanmar, Corea del Nord, Afghanistan, lotta al terrorismo o pandemia.
Alleanze che affrontano in maniera innovativa le politiche del governo cinese, che sembra non considerare le questioni di stato di diritto, di rispetto degli accordi, di rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, e di risoluzione pacifica delle controversie.
Se la Cina ha deciso di rivedere unilateralmente queste norme che hanno mantenuto la pace e guidato le relazioni tra le nazioni sin dalla seconda guerra mondiale, si ritroverà sempre più isolata, con l’India, gli Stati Uniti e l’Australia che pianificano una presenza massiccia di sottomarini a propulsione nucleare, una rete di sorveglianza e di contrasto che proietterà il potere nell’Indo-Pacifico, e sarà un deterrente credibile contro l’avventurismo cinese.
LA POSIZIONE DELL’EUROPA
In questo scenario fa molto rumore l’apparente neutralità di Paesi europei come Francia, Germania e Italia, che, per evidenti interessi economici, non sono ancora al fianco degli alleati per contrastare una minaccia chiara e presente.
L’UE, che timidamente inizia a ragionare su un sistema di difesa integrato europeo, dovrebbe prendere atto di non contare nulla nell’Indo-Pacifico, di essere stata esclusa da Biden perché è bifronte nei confronti della Cina e perché, fatta eccezione il Regno Unito, nessun Paese membro ha una presenza militare significativa in quel quadrante. L’Europa se vuole veramente influire nello scacchiere geopolitico globale deve essere capace di esprimere una politica estera comune ed iniziare a schierare portaerei e sottomarini.
L’amministrazione Biden con la sua dottrina di politica estera sta facendo vedere che “America is back” e che i suoi alleati sono solo quelli con una strategia chiara e trasparente nei confronti della assertività del partito comunista cinese.
L’Europa questa volta è avvisata.