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Covid-19, cosa succede in Spagna e Portogallo

Numeri, fatti e scenari su Covid-19 in Spagna e Portogallo

Mentre la Spagna si conferma al secondo posto nel mondo per casi di Coronavirus, dopo gli Usa, il vicino di casa Portogallo conta circa 18.000 casi di contagio e 599 decessi. Il trend, a Madrid, sembra comunque rallentare e il governo pensa ad una riapertura entro i prossimi giorni.

Tutti i dettagli.

I NUMERI DELLA SPAGNA

La Spagna conta 188.068 casi confermati di Covid-19, con 5.252 nuove infezioni da coronavirus nelle ultime 24 ore. Il numero dei decessi nelle ultime 24 ore è di 585, per un totale di 19.478 decessi.

Più di 11.300 persone, si legge su El Mundo, sono morte in residenze per anziani a causa del coronavirus o per sintomi compatibili con la malattia.

I dati annunciati, fa notare sempre El Mundo, potrebbero differire da quelli reali, per discrepanza nella comunicazione dei numeri da parte delle autonomie locali. Il governo ha chiesto alle diverse regioni di per armonizzare i dati della pandemia, inserendo tra i decessi solo i casi confermati e non presunti.

EPIDEMIA RALLENTA

Nonostante i numeri siano alti, il trend è al ribasso, sottolinea Fernando Simón, direttore del Centro di coordinamento delle emergenze sanitarie. L’aumento dei contagi è “di circa il 2,8% – 2,9%; questo aumento è in calo dall’inizio dello stato di allarme, quando la percentuale era del 20%. Si è scesi all’1,6% per i nuovi ricoveri ospedalieri e all’aumento di 1,5% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva”.

TASSO LETALITA’ AL 10,5%

Resta alto il tasso di letalità, circa al 10,5%. Numeri però, che secondo Simón “sono molto coerenti con quello che accade in altri Paesi”. “In Europa ci sono cinque Paesi con più di 100.000 casi, Spagna in testa, e altri che si avvicinano”, tutti i Paesi con un numero importante di casi sono sopra al 10%, specifica il direttore del Centro di coordinamento delle emergenze sanitarie.

CAOS MASCHERINE

I numeri non sono l’unico problema che attanaglia la Spagna. Come avvenuto in Italia, anche in Spagna, infatti, è caos mascherine.

Secondo quanto riportato da El Mundo, il ministero della Salute ha ordinato il ritiro di un lotto di oltre 100.000 maschere difettose che erano state distribuite in diverse regioni autonome.

Si tratta delle mascherine FPP2 dell’azienda cinese Garry Galaxy. A richiedere una valutazione del dispositivo di protezione è stato l’ospedale Parc Taulí di Barcellona.

VERSO RIAPERTURA

Intanto la Spagna riapre qualche attività: dal 13 aprile è stata consentita la riapertura dei settori dell’edilizia e di altre attività industriali, con norme anti contagio rigidissime. Restano chiuse, al momento, scuole e cinema.

Chiusi anche ristoranti, bar e alberghi, per i quali, scrive El Mundo, si sta ipotizzando una riapertura a tappe. Prima potrebbero aprire i piccoli locali delle regioni meno colpite, poi pian piano tutti gli altri.

SCUOLE: RIAPERTURA A SETTEMBRE?

La scuole potrebbero, secondo quanto riporta El Pais, riaprire a settembre, “se il Ministero della Salute segue le raccomandazioni del gruppo di esperti che l’Associazione spagnola di pediatria ha convocato per consigliare il governo”.

“Il de-confinamento non inizierà prima della fine di maggio, e poiché l’anno scolastico volgerebbe al termine, c’è consenso nell’attendere per la riapertura, in quanto non vale il rischio”, ha detto epidemiologo del gruppo, Quique Bassat, professore di ricerca dell’ICREA presso l’organizzazione ISGlobal.

BAMBINI

In realtà, il de-confinamento, anche dei bambini, potrebbe arrivare molto prima. Almeno in Catalogna, dove la Generalitat, ovvero l’amministrazione locale, è a lavoro ad un piano per consentire ai bambini di poter uscire da casa nel giro di 8-10 giorni, secondo quanto alcune fonti di governo avrebbero affermato ad Europa Press.

Proprio nelle scorse ore la sindaca di Barcellona, Ada Colau, aveva lanciato un appello per allentare le restrizioni anche per i minori.

I NUMERI DEL PORTOGALLO

Nonostante la vicinanza alla Spagna, il Portogallo registra molti meno contagi e molti meno morti, nonostante l’età media dei cittadini sia più alta di tutti gli altri Stati Ue. Si contano 18mila casi e 599 morti, grazie alle misure del Governo. Dopo l’esempio di Spagna e Italia, Lisbona ha dichiarato lo stato di emergenza già il 19 marzo, con soli 246 casi confermati e nessun morto.

PORTO, CITTA’ CON PIU’ CASI

È Porto la città con più casi, non la capitale Lisbona. “Secondo gli epidemiologi questo è spiegato dalla diversa natura economica delle due aree. La prima, più industriale, ha mostrato i primi casi positivi in pazienti che erano tornati da una fiera delle scarpe in Nord Italia. Lisbona invece è più orientata ai servizi, in particolare al turismo, e poiché ci troviamo in bassa stagione, il numero di interazioni con l’estero era molto più limitato”, spiega un report Ispi.

UNA SANITA’ FRAGILE

Una grande fortuna avere così pochi casi in Portogallo, il Paese, infatti, “sconta la fragilità di un sistema sanitario fortemente provato dall’austerità del periodo 2010-2014, e secondo Politico ha appena 4,2 posti in terapia intensiva per ogni 100mila abitanti, il numero più basso in Europa”, si legge nell’analisi Ispi. Questo e il fatto che il Portogallo conti “più abitanti ultraottantenni di tutti gli altri stati Ue” è “un insieme di fattori che avrebbe potuto rivelarsi letale”.

PREOCCUPAZIONI PER L’ECONOMIA

Nonostante il basso numero di casi, anche il Portogallo, come gli altri Paesi Ue pagherà a caro prezzo l’emergenza coronavirus, economicamente parlando. L’economia del Paese, secondo quanto riporta il report Ispi, potrebbe contrarsi dell’8%. Il tasso di disoccupazione, in calo da diversi anni dovrebbe raddoppiare balzando al 13,9%, mentre il disavanzo di bilancio salirà al 7,1% dopo un avanzo dello 0,2% nel 2019.

”Potrebbero volerci due anni prima che l’economia torni ai livelli del 2019” ha detto l’ex ministro delle Finanze Mario Centeno, oggi presidente dell’Eurogruppo.

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