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Nagel

Siamo in recessione o no? Dibattito in Germania (sulle stime Bundesbank)

Le previsioni della Bundesbank, la recessione che preoccupa i tedeschi e il dibattito tra economisti in Germania

L’economia tedesca potrebbe essere entrata in recessione, anche se non profonda. Lo dice la Bundesbank, secondo cui “il prodotto interno lordo potrebbe essersi ridotto nuovamente nel terzo trimestre del 2019” dopo il -0,1% del secondo trimestre, con l’export che continua a soffrire e gli indicatori di fiducia che non fanno intravedere una svolta immediata. Tuttavia “una recessione nel senso di un significativo, ampio e durevole declino della produzione, con capacità inutilizzata, al momento non è in vista”.

“Una recessione nel senso di una calo significativo, diffuso su vasta scala, prolungato delle prestazioni economiche con capacità macroeconomiche non utilizzate, finora non si profila”, scrive la Bundesbank. Tuttavia “le prestazioni economiche tedesche potrebbero essere leggermente ridotte nel terzo trimestre del 2019” si legge nel bollettino. “La ragione principale è il proseguimento del rallentamento nell’industria orientata all’export”, continua il report. La forza del mercato interno non da segni di debolezza e “il rallentamento dell’economia ha lasciato finora tracce molto limitate sull’occupazione” e “le prospettive di reddito per i consumatori rimangono vantaggiose”.

Una prospettiva, quella della Germania, che anima da tempo il dibattito e preoccupa non poco gli imprenditori tedeschi, come ha sottolineato di recente Pierluigi Mennitti da Berlino in un approfondimento su Start.

Eppure, nonostante queste pessime prospettive macroeconomiche, la maggioranza degli economisti delle università di lingua tedesca continua a sostenere il freno all’indebitamento che non sarebbe responsabile della mancanza di investimenti pubblici. Anche i tassi d’interesse storicamente bassi e le richieste di maggiori investimenti nelle infrastrutture e nella protezione del clima non cambieranno questa situazione. Lo dimostra l’ultimo Rapporto Ifo e Faz, un sondaggio basato su 120 professori di economia. “Nel dibattito pubblico è emersa l’impressione che gli economisti vogliono liberarsi del freno all’indebitamento. Non è quello che dicono i nostri risultati”, ha spiegato Niklas Potrafke, direttore dell’Ifo Center for Public Finance and Political Economy, aggiungendo che ”il freno all’indebitamento non dovrebbe essere ritenuto responsabile per la mancanza di investimenti pubblici”. Come sottolinea Clemens Fuest, presidente dell’Ifo Institute: “La mancanza di investimenti pubblici ha cause diverse dal freno all’indebitamento”. Agli Stati federali tedeschi si applica un divieto di indebitamento; al governo federale è consentito un deficit dello 0,35 per cento del Pil nominale, cioè circa 12 miliardi di euro, in condizioni economiche normali, e un pò di più in quelli poveri. L’intenzione è che i politici siano meglio in grado di fare i conti con risorse limitate e di avere ancora un margine di manovra per stabilizzare l’economia nelle fasi di recessione.

Dei professori partecipanti, 64 hanno consigliato che il freno all’indebitamento dovrebbe essere mantenuto in linea di principio. Solo una minoranza di 31 professori voleva abolire il regolamento, mentre 17 hanno detto di essere “indecisi”. La maggioranza del 52% è convinta che il calo del debito pubblico negli ultimi anni sarebbe stato notevolmente inferiore senza il freno all’indebitamento. Il consenso maggiore è stato quello sulla questione se il freno all’indebitamento debba essere revocato per le misure di protezione del clima: il 24% degli economisti intervistati lo ritiene giustificato e due terzi contro di esso. Per contro, l’impatto del freno all’indebitamento sugli investimenti pubblici è stata una questione controversa. Mentre il 37 per cento degli economisti ritiene che il freno all’indebitamento stia letteralmente rallentando la spesa pubblica orientata al futuro, il 41 per cento non condivide queste preoccupazioni, mentre il 18 per cento è indeciso. Ma è la questione dell’indebitamento ‘zero’ che divide nettamente gli economisti tedeschi. La maggioranza dei professori partecipanti sono scettici su questa rigorosa politica di bilancio: Il 48% è contrario, solo il 34% è a favore del suo mantenimento e il 18% non è disposto a impegnarsi.

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