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Come e perché anche in Germania gli imprenditori borbottano con il governo Merkel per l’economia fiacca

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

Non è Giovanni Tria l’unico ministro economico in Europa a vivere tempi difficili. In Germania, i primi ma inquietanti segnali di rallentamento economico dopo anni di crescita quasi ininterrotta stanno facendo traballare la sedia del titolare di uno dei ministeri in cui sono suddivise le competenze economiche del quarto governo di Angela Merkel. A finire rosolato sulla griglia è il ministro dell’Economia e dell’Energia Peter Altmaier, uno dei fedelissimi della cancelliera: sembrerebbe proprio lui l’uomo destinato a interpretare il ruolo di capro espiatorio per le cose che all’improvviso sembrano non andare più tanto bene.

UN MERKELIANO A TUTTO TONDO AMANTE DEI FORNELLI E DEL MITO DI LUDWIG EHRARD

Altmaier, 60 anni, interpreta alla perfezione il nuovo tipo di cristiano-democratico dell’era Merkel: single, gioviale, poliglotta con una particolare predisposizione per il francese (è nato nella Saar, il Land confinante), amante della buona cucina e lui stesso appassionato di fornelli, è sembrato per un periodo l’uomo di fiducia della cancelliera per gli affari complicati. Dopo essersi fatto le ossa al gruppo parlamentare, Altmeier subentrò in corsa nel 2012 al ministero per l’Ambiente per poi traslocare alla guida dell’ufficio di cancelleria, proprio al fianco di Merkel che gli affidò il compito di sbrogliare la matassa dell’Energiewende, la svolta energetica. Dopo le ultime elezioni, con il passaggio di Schäuble alla presidenza del Bundestag, gli era stato affidato l’interim alle Finanze, in attesa che si risolvesse il rebus del nuovo governo.

Apparve dunque una sconfitta il fatto che poi quel ministero strategico fosse finito nelle mani del socialdemocratico Scholz. Ma Altmaier rilanciò diffondendo buonumore e speranze: il suo dirottamento all’Economia non avrebbe fatto rimpiangere alle imprese e al suo partito la cessione all’alleato di governo delle Finanze. Il suo entourage fece addirittura trapelare la suggestione di un revival della stagione di Ludwig Ehrard, il ministro di Adenauer che impostò l’economia sociale di mercato e divenne il papà del boom economico degli anni Cinquanta.

LA PRIMA ROBUSTA FRENATA DELL’ECONOMIA TEDESCA DOPO DIECI ANNI DI CRESCITA

E invece al povero Altmaier è toccato in sorte l’onere di gestire la prima robusta frenata dell’economia tedesca dopo dieci anni di crescita ininterrotta. L’ultima correzione al ribasso per il 2019 il suo ministero la presenterà la prossima settimana, ma lo Spiegel ha anticipato che si stima un ulteriore dimezzamento rispetto all’arretramento dello scorso gennaio: la crescita della Germania  per l’anno in corso sarà solo dello 0,5%. Se ancora un paio di anni fa l’Economist dedicava entusiastici dossier al miracolo economico tedesco, oggi un altro magazine internazionale, Bloomberg Businessweek, mette in copertina una Germania azzoppata fra terremoti bancari e crisi dell’auto, raccontando “gli ultimi giorni di un’era dorata” e il suo “fragile futuro”.

L’ATTACCO FRONTALE DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE FAMILIARI

Naturalmente sarebbe ingeneroso attribuire ad Altmaier le responsabilità della repentina involuzione dell’economia tedesca. Ma il ministro ci ha messo del suo nel suscitare una levata di scudi senza precedenti da parte di quel mondo economico nel quale aveva suscitato alte aspettative. Non era infatti mai capitato che un’associazione potente e strategica (per l’impresa tedesca e per il partito di Altmaier) come quella delle piccole e medie imprese familiari attaccasse frontalmente il proprio referente ministeriale, come ha fatto il suo presidente Reinhold von Eben-Worlée in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. Nel mirino delle critiche, la strategia industriale 2030 presentata due mesi fa dal ministro, che prevede consistenti contributi statali per la formazione di campioni nazionali ed europei in grado di difendersi dalle campagne di acquisizione cinesi e di competere con i grandi gruppi a livello globale. Per Eben-Worlée non c’è niente di buono in quel progetto che favorisce i grandi e trascura i piccoli con grave pregiudizio della concorrenza di mercato e Altmaier farebbe bene a ritirarlo completamente e a mettersi attorno a un tavolo per discutere con noi su una strategia futura valida per l’intero mondo economico”. Altmeier “ha arrecato danni al suo ministero”, ha rincarato il presidente delle imprese familiari, e per sottolineare ancora di più il proprio malumore ha spifferato ai giornali di non aver invitato il ministro alla cerimonia per i 70 anni dell’associazione.

LE CRITICHE DEGLI IMPRENDITORI: MOLTE PAROLE POCHI FATTI

Nel frattempo fra gli altri imprenditori corrono voci ugualmente poco confortanti per Altmaier. I quotidiani economici riportano giudizi drastici come “ministro in totale avaria”, interessato a lanciarsi sui temi a più forte presa mediatica ma poi disattento a fare i propri compiti e definire il quadro entro il quale far crescere la concorrenza di mercato. Sono critiche con nomi e cognomi pesanti, esponenti imprenditoriali da sempre vicini ai cristiano-democratici. Da qualche tempo il ministro è tornato ad essere inseguito da un giudizio che lo aveva perseguitato ai tempi del dicastero dell’Ambiente: Altmaier è uno che parla molto, annuncia tanto, ma poi non conclude niente.

I MALUMORI NELLA CDU E ALLE SUE SPALLE SPUNTA L’OMBRA DI FRIEDRICH MERZ

Gli attacchi imprenditoriali hanno costretto gli esponenti principali della Cdu a fare quadrato attorno al ministro, Merkel compresa, nonostante il Tagesspiegel abbia riportato il racconto (non smentito) di una sfuriata quasi pubblica fatta dalla cancelliera al suo ministro la scorsa estate per una certa rilassatezza sulla questione del carbone. Ma proprio prima dell’attacco di Eben-Worlée era stato l’attuale capo della cancelleria Helge Braun ad avanzare critiche al piano di strategia industriale utilizzando quasi gli stessi argomenti del presidente dell’associazione delle imprese familiari. E Carsten Linnemann, vice capogruppo Cdu al Bundestag ed esponente dell’ala liberale, aveva addirittura annunciato un contro-progetto. La compattezza della Cdu attorno al ministro resta solo di facciata, pronta a crollare al prossimo passo falso. E dietro il faccione gioviale di Altmaier gli insider vedono agitarsi il profilo di Friedrich Merz, il politico di ritorno sconfitto sul filo di lana da Annegret Kramp-Karrenbauer che la componente liberal-conservatrice vedrebbe bene a gestire le sorti dell’economia tedesca adesso che gli orizzonti si sono annuvolati.

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