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Scuola

Scuole, i gap da recuperare dopo la pandemia

L’analisi di Alessandra Servidori, docente di politiche del lavoro, componente il Consiglio d’indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica presso la presidenza del Consiglio

Giovedì 7 ottobre il presidente Draghi ha il primo incontro decisivo con i ministri Bianchi e Messa per mettere a fuoco il cronoprogramma su temi relativi a istruzione e formazione.

Attendiamo l’illustrazione analitica dei finanziamenti previsti per comprendere le priorità decise, i tempi, i progetti e le riforme collegate.

Nel frattempo una ricerca comparata eseguita in stretta collaborazione tra Ocse, Unesco, Unicef e Banca Mondiale ci consegna un interessante focus di come gli studenti e le studentesse hanno affrontato il periodo di pandemia globale determinata dalla virosi e che ricadute ha comportato per la loro istruzione e formazione. La maggior parte degli studenti ha a tutt’oggi la  convinzione ed è predisposto a farsi aiutare a far fronte e imparare in situazioni difficili.

La pandemia in corso dall’inizio del 2020, ha influito sul modo in cui l’insegnamento e l’apprendimento sono organizzati. Le scuole hanno dovuto fornire istruzione in modi diversi rispetto al passato ma non erano preparate. Un sondaggio speciale condotto come sforzo collaborativo tra Ocse, Unesco, Unicef e Banca Mondiale ha mostrato che le scuole secondarie superiori sono state completamente chiuse per oltre 65 giorni nel 2020 in media in tutti i paesi Ocse con dati disponibili. E l’Italia ha “vinto “ il record di settimane di Dad, il che ha pesato moltissimo sugli abbandoni e sulla dispersione scolastica.

Da marzo 2020, la chiusura delle scuole in risposta alla pandemia di Covid-19 ha fatto sì che oltre il 90% dei bambini e dei ragazzi iscritti a scuola in tutto il mondo dovesse abbandonare i banchi scolastici. L’Italia è stato il primo Paese in Europa ad attuare un lockdown a livello nazionale. Le scuole e le università hanno iniziato a chiudere a fine febbraio 2020, a partire dal nord Italia (Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Piemonte, Veneto e Friuli-Venezia Giulia). A partire dal 10 marzo 2020 il governo ha poi esteso le misure di blocco a tutte le regioni del Paese.

Il rapporto concentrato sulle esperienze formative da remoto vissute dai bambini e i ragazzi, sottolinea come le disuguaglianze esistenti compromettono le opportunità di apprendimento a distanza, anche tra coloro che hanno accesso a internet. E ha anche mostrato che dove era necessaria la chiusura delle scuole, molti paesi hanno compiuto grandi sforzi per mitigare il loro impatto sugli studenti, concentrandosi in particolare sugli studenti vulnerabili fornendo misure correttive per ridurre le lacune di apprendimento degli studenti.

Nonostante questi sforzi, studi pubblicati di recente hanno dimostrato che la perdita di apprendimento durante la pandemia è stata più pronunciata tra gli studenti e le scuole socio-economicamente svantaggiate.

Poco prima della pandemia una media dell’84% degli studenti nei paesi Ocse ha dichiarato nel 2018 di poter navigare normalmente attraverso una situazione difficile: l’81% ha dichiarato che i propri obiettivi sono imparare il più possibile; il 77% trova soddisfazione nel lavorare il più duramente possibile.

Gli studenti socialmente avvantaggiati hanno riportato una maggiore autoefficacia nel superare un momento difficile rispetto agli studenti svantaggiati in tutti i paesi e le economie che hanno partecipato a Pisa 2018 tranne Italia e Paesi Bassi. Gli studenti con vantaggi socio-economici hanno più obiettivi di approccio alla padronanza durante l’apprendimento rispetto a studenti svantaggiati in quasi tutti i paesi e le economie. Gli studenti socio-economicamente avvantaggiati mostrano più motivazione a padroneggiare i compiti rispetto a quelli svantaggiati  in quasi tutti i paesi e le economie.

In quasi tutti i paesi e le economie partecipanti a Pisa 2018, gli studenti che percepiscono più genitorialità e supporto hanno più autoefficacia, obiettivi di approccio alla padronanza e motivazione per studenti e scuole con profili socio-economici simili. La maggior parte degli studenti coinvolti in questa ricerca ha risposto di credere nella propria capacità di superare un situazione difficile e sono motivati ​​a imparare il più possibile. Ma gli studenti socio-economicamente svantaggiati mostrano meno  queste certezze  e disposizioni. Non ci sono ancora dati sulla relazione tra queste convinzioni e disposizioni e le prestazioni degli studenti dopo la pandemia.

L’implicazione, tuttavia, è che il divario socio-economico nel rendimento degli studenti potrebbe essersi ampliato durante la pandemia quando gli studenti – più che mai – devono imparare, fissare obiettivi e motivarsi in complesse e  ambigue circostanze.

Affinché gli studenti siano preparati alle incertezze e abbiano la capacità di recupero di navigare attraverso sfide impreviste, insegnanti, comunità,  genitori e tutori dovrebbero aiutarli a sviluppare fiducia, autoefficacia e padronanza degli obiettivi di approccio che li vedranno impegnati. La ricerca delle tre organizzazioni internazionali compiuta insieme alla Banca Mondiale evidenzia il nesso economico e sociale tra povertà e sviluppo e deve indicare dunque al Governo italiano quali sono le priorità in ambito educativo e formativo da perseguire per raggiungere una equilibrata coesione sociale e recuperare quel gap economico e formativo che peraltro coinvolge le famiglie e dunque i nostri giovani e il loro futuro.

 

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