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Primo Maggio

Come liberare la scuola

Aspettative e auspici di suor Anna Monia Alfieri sulla scuola dopo la nomina di Patrizio Bianchi al Miur

 

Suor Anna Monia Alfieri non ha fatto mistero da più di un mese della necessità di un governo di unità nazionale (qui la sua intervista a Startmag.it), con persone di alto profilo e soprattutto con la più ampia trasversalità politica. Lo impone l’emergenza di una crisi istituzionale che acuisce una crisi economica senza precedenti. Si era rotto il rapporto fiduciario tra i cittadini e le istituzioni e andava ricostruito; questo avrebbe agevolato un impiego dei fondi Next generation EU per creare le premesse per un’Italia che ritorni ad essere protagonista in Europa e nel mondo. Start ha chiesto cosa ne pensa della nomina del ministro Patrizio Bianchi al Miur. (Redazione Start Magazine)

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La priorità dell’Italia sono i giovani: è necessario seriamente porre decisamente i giovani al centro delle nostre politiche; in questi mesi noi ipotecheremo il futuro dei nostri ragazzi… Scriveremo per loro i prossimi 20 anni ed evidentemente questi fondi devono servire per creare loro quelle premesse che potranno domani renderli liberi e capaci di produrre reddito per sé e per gli altri, come ben diceva il prof. Draghi nell’agosto 2020.

Lungo questi anni abbiamo abbassato pesantemente il livello culturale, con un reale pericolo: «la distruzione del capitale umano».  Il prof. Draghi evidenziava come «l’aumento drammatico delle persone private del lavoro che, secondo le prime stime, sarà difficile riassorbire velocemente, la chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento, hanno interrotto percorsi professionali ed educativi, hanno approfondito le diseguaglianze. Alla distruzione del capitale fisico che caratterizzò l’evento bellico molti accostano oggi il timore di una distruzione del capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale».

Evidentemente la politica dei sussidi non aiuta. I sussidi non bastano, «servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri. La società nel suo complesso non può accettare un mondo senza speranza; ma deve, raccolte tutte le proprie energie, e ritrovato un comune sentire, cercare la strada della ricostruzione».

Quindi è chiaro che per far ripartire il Paese occorre far ripartire la Scuola e il premier incaricato è di questo avviso. E’ evidente che la nomina del prof. Patrizio Bianchi è stata voluta per far fronte ai limiti del sistema scolastico, come i poteri forti che hanno impedito alla politica di compiere la riforma sistemica che da 20 anni risulta necessaria. Nel 2007, quando era presidente della Banca d’Italia, il prof. Draghi chiarì, con la pragmaticità che si confà a chi desidera risolvere i problemi:

  1. la bassa collocazione del nostro sistema scolastico nelle graduatorie internazionali, con la nota evidenza del problema del divario fra il Nord e il Sud, fortemente acuito in questi ultimi anni. L’Italia conta il 13,5% del tasso di abbandono scolastico, ben lontani dalla media del 10% dell’Europa. Divario che il dott. Draghi individuava non nelle regole ma nella loro applicazione concreta.
  2. L’anomalo reclutamento dei docenti, la loro distribuzione geografica fra le varie scuole, i percorsi di carriera sono governati da meccanismi che mescolano stadi diversi, di precarietà e inamovibilità.

La mobilità, evidenziava Draghi, ha scarso legame con le esigenze educative, con meriti e capacità; ogni anno più di 150 mila su 800 mila docenti cambiano cattedra in un travagliato percorso di avvicinamento a casa. D’altronde è stato più volte evidenziato che i poteri forti, quali la politica e il sindacato, hanno visto in questi disperati un ricco bacino elettorale e di tesseramento.

Era facile far credere, con 150 mila precari collocati nel nord est perché gli allievi sono li, che gli esiliati sarebbe tornati a casa e che il posto fisso per tutti era assicurato. L’unica cosa sensata che un ministro non bloccato dalla politica avrebbe potuto fare: un censimento dei docenti, della loro collocazione geografica e delle cattedre, per incrociare domanda e offerta. Si stabilizzavano i precari, si diceva chiaramente ai docenti meridionali che per loro il posto per la cattedra vicino a casa non c’era e quindi occorreva trasferirsi nel nord per un ventennio almeno, perché il dirigente della scuola statale ha bisogno di un organico definito e stabile per vincere la sfida educativa.

Il prof. Draghi, negli anni, ha anche evidenziato il ritardo nella valutazione delle scuole, accanto alla questione che nella scuola occorre introdurre le parole valutazione e meritocrazia. I problemi non nascono, evidentemente, da una carenza di risorse per studente che sono invece più elevate in Italia che nella media Europea. Insomma, si spende male.

La scuola italiana va liberata dai poteri forti: politica, sindacati e burocrazia. A fronte di 8.500 euro annui – tanto costa un allievo della scuola statale – non è possibile tollerare le performance negative che vanno dalla mancanza della carta igienica, alle strutture vetuste, alla carenza di organico, alla dispersione scolastica, al divario fra il Nord e il Sud. Tutto ciò avviene non per incapacità dei dirigenti della scuola statale o dei docenti, che sono eroici, ma semplicemente perché l’eterna legge incompiuta, la L.59/97 sulla autonomia scolastica, impedisce alla scuola statale di avere quella necessaria autonomia organizzativa, per una reale sfida didattica ed educativa. È un po’ come essere un general manager di una azienda, ma senza poter contare su un organico sicuro, serve l’operaio specializzato per produrre bulloni ma la Proprietà manda l’idraulico. Impossibile gestire una realtà scolastica senza poter valutare i docenti, perché il posto è fisso a prescindere…. Come pure risulta difficile governare un’azienda senza risorse.

I dirigenti della scuola statale si vedono arrivare i docenti dalla macchina burocratica romana per discipline differenti da quelle richieste, e a singhiozzo. Nessuna scuola a settembre può aprire senza un organico non solo continuativo ma anche completo. 285 mila allievi disabili sono senza docenti di sostegno, ma… la scuola italiana sarebbe inclusiva! È evidente che, come più volte ha dichiarato il prof. Bianchi, occorre completare il percorso dell’autonomia scolastica.

La competenza indiscussa e la coerenza di un uomo di scuola, pragmatico, fanno ben sperare. I settori scuola e sanità, che domandano riforme epocali da troppo tempo impedite da interessi terzi, possono oggi essere compiute con l’aiuto di un governo trasversale, perché quando si è in emergenza si arriva subito al sodo, al cuore dei problemi. È necessario completare il percorso dell’autonomia scolastica, ma anche della libertà della scuola paritaria, come ben evidenziava il prof. Bianchi nel rapporto finale del 13 luglio 2020, “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro”, elaborato come comitato dei 18 esperti di cui lui era il presidente.

Autonomia, inclusione, solidarietà per la ripartenza del sistema nazionale d’istruzione erano i temi chiave del documento, come di tutta la riflessione sulla scuola del neo ministro, sin da quando era rettore e assessore, con una chiara attenzione ai giovani. E ne indica gli strumenti: “si torna a scuola in presenza con distanziamento”, quasi a dire che il diritto alla salute e all’istruzione vanno tenuti insieme, non fatti confliggere.

Si legge a pagina 138 che un attore del sistema nazionale di istruzione è la scuola paritaria. Si legge nel documento del ruolo pubblico della scuola paritaria, e di come le famiglie siano discriminate dovendo pagare due volte, le tasse prima e la retta poi. Ma era proprio il covid che avrebbe imposto una maggiore attenzione a questo comparto e alla necessità di completare il percorso della libertà della scuola paritaria. Insomma le famiglie hanno già pagato le tasse. Ma il prof. Bianchi aggiunge una nota che chiaramente fa capire come la scuola statale e la scuola paritaria servono entrambe alla Nazione. Musica per le nostre orecchie.

Il Comitato suggerisce sia prestata particolare attenzione alla circostanza che ove, per ipotesi, si determinasse la chiusura del 15% delle scuole paritarie no profit (circa l’85% del totale di scuole paritarie), occorrerebbe accogliere nelle scuole statali o paritarie degli enti locali circa 100.000 nuovi studenti. Questo proprio in coincidenza con l’esigenza di distanziamento anche in queste ultime e dunque di reperimento di maggiori spazi.

Il documento è corposo e merita studio e attenzione in quanto ci sono tutte le premesse per compiere una riforma epocale.

In particolare occorre dare una reale autonomia organizzativa alla scuola statale, affinché possa scegliere i docenti assunti da un albo alimentato, ma anche monitorato, per evitare un sovraffollmaneto di posti vacanti o inesistenti.

Occorre dare una reale libertà alla scuola paritaria, pubblica ai sensi di legge. Solo in Italia la famiglia deve pagare due volte; nella laicissima Francia la famiglia, avendo già pagato le tasse, a costo zero frequenta la statale o la paritaria cattolica. Il nostro non è un problema di stato laico o confessionale, ma di temere che una sana concorrenza, a parità di regole fra i due sistemi, innalzi il livello di qualità sotto lo sguardo garante dello Stato. E se la scuola statale funziona, e funziona bene, certi diplomifici che si spacciano per paritarie periranno.

È necessario inoltre rivedere definitivamente le linee di finanziamento del sistema scolastico italiano. Noi spendiamo troppo e male: liberiamo le risorse dalla morsa dello spreco. Un allievo non costa 8.500 bensì 5.500 euro; con i costi standard di sostenibilità per allievo, si introduca definitivamente la quota capitaria che si declinerà nelle leve fiscali desiderate: la convenzione che tanto piace alla sinistra, la detrazione che piace al centro, il voucher che piace alla destra…

Auguri, prof. Bianchi!

Fonti:

  • Considerazioni finali del Governatore sul 2006 , Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia – Roma – Assemblea Ordinaria dei Partecipanti Data pubblicazione:31 maggio 2007
  • Intervento del dott. Draghi al Meeting di Rimini 18.08.2020
  • Rapporto finale del 13 luglio 2020, “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro”, elaborato come comitato dei 18 esperti, Presidente il prof. Patrizio Bianchi (testo pdf)

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