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Kazakistan

Le “navi ombra” che trasportano il petrolio russo a India e Cina

Nonostante le sanzioni occidentali, il petrolio russo continua a trovare acquirenti in Cina e India: il trasporto dei barili è affidato a una "flotta ombra" di petroliere. Che cosa emerge da un'inchiesta della Cnn

In barba alle sanzioni e al price cap imposto dal G7, il petrolio di Mosca continua tranquillamente ad essere esportato anche grazie ad acquirenti compiacenti come Cina e India che stanno facendo incetta del suo greggio. Ma se l’export russo regge lo si deve soprattutto a una “flotta ombra” di petroliere che operano nella più piena opacità assicurando che il petrolio russo giunga a destinazione.

La flotta ombra che trasporta il petrolio di Mosca

È un approfondito articolo della Cnn a svelarci come il petrolio di Mosca stia ancora fluendo tranquillamente dai pozzi russi ai destinatari finali.

Se le sanzioni occidentali e il meccanismo del price cap non sono riusciti a incidere più di tanto sulle consegne di greggio da parte della Russia lo si deve, secondo la Cnn, a una crescente flotta di misteriose petroliere che si prestano volentieri a facilitare le esportazioni di Mosca.

La Cnn stima, rifacendosi alla valutazione di alcuni esperti del settore, che questa flotta ombra possa contare su circa seicento imbarcazioni, pari al 10% del totale mondiale delle petroliere di larga stazza.

Chi c’è dietro le petroliere ombra?

Scoprire chi opera queste petroliere è un vero puzzle, sottolinea Cnn. A causa delle limitazioni poste dall’Occidente, e nel timore di far scattare le sanzioni, gran parte delle compagnie occidentali di shipping hanno interrotto tutte le operazioni con la Russia.

Questo vuoto è stato colmato da player misteriosi che si celano dietro società di comodo con sede in luoghi distanti come Dubai e Hong Kong. Alcuni di questi soggetti hanno acquistato petroliere dagli europei, in altri casi si sono limitati ad acquistarne esemplari vecchi che diversamente sarebbero stati destinati alla rottamazione.

Questa flotta ombra ha acquisito crescente importanza man mano che la Russia ha smesso di richiedere i servizi delle compagnie occidentali di shipping e mentre i flussi di greggio si stanno sempre più reindirizzando verso clienti senza scrupoli come India e Cina.

Le stesse distanze da coprire per portare il greggio a destinazione richiedono un maggior numero di petroliere che l’Occidente non fornisce più ma che questi operatori oscuri mettono volentieri a disposizione.

Come ha spiegato alla Cnn Richard Matthews, direttore delle ricerche presso EA Gibson, “c’è la flotta che non sta conducendo alcun business con la Russia, e poi c’è la flotta che conduce business esclusivamente con la Russia”.

Destinazione India e Cina

L’imposizione delle sanzioni e del price cap da parte dell’Occidente ha avuto l’effetto di ristrutturare profondamente il mercato russo dell’energia, sempre più legato ad acquirenti che si trovano in Asia.

La sola Cina ha aumentato le importazioni del 19% rispetto all’anno scorso secondo i dati dell’International Energy Agency portandole alla cifra record di 1,9 milioni di barili al giorno.

Ancora più dirompente l’incremento dell’import per l’India, che ha registrato un +800%, arrivando a 900mila barili al giorno.

Non ci sarebbero teoricamente restrizioni per la consegna di questo greggio, a patto che sia rispettato il price cap imposto dal G7. È per questo motivo che circa il 36% del commercio di petrolio russo avvenuto lo scorso gennaio si è avvalso dei servizi di compagnie europee.

Questo non toglie che la gran parte degli operatori europei eviti questo commercio per paura di ritorsioni finanziarie e che a Mosca si cerchi di affidare il petrolio ad altri operatori.

Tra questi ci sono i proprietari di quella che Janiv Shah, analista senior di Rystad Energy, chiama la “flotta oscura” che fino a poco tempo fa aiutava le sanzionatissime industrie del petrolio venezuelana e iraniana a trovare sbocchi commerciali, in un fenomeno che, secondo Shah, sta aumentando di proporzioni giorno dopo giorno.

Lo dimostra l’ingresso mensile in questa flotta oscura di un numero compreso tra 25 e 35 petroliere, gran parte delle quali, secondo Global Witness, coinvolge anonimi compratori.

Chi gestisce la flotta ombra?

Questo commercio opaco è tale proprio perché non se ne conosce l’identità dei protagonisti.

Tuttavia, a detta di Sergey Vakulenko, ex manager di una compagnia petrolifera russa che oggi fa il ricercatore presso il Carnegie Endowment for International Peace, una porzione di queste petroliere “ha legami con lo Stato russo o con certi attori politicamente ben connessi”.

Le autorità europee stanno facendo il possibile per mettere una toppa: la scorsa settimana l’Ue ha sanzionato la Sun Ship Management, sussidiaria della più grande compagnia di shipping russa, la Sovcomflot, alla luce dei suoi scambi opachi il cui ultimo beneficiario è la Federazione russa.

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