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Russia

Ecco come la Russia sta tentando di sfruttare (contro l’Ucraina) l’attacco terroristico

Accusando l’Ucraina di essere il mandante dell'attentato terroristico a Mosca, la Russia vuole aumentare la sua guerra psicologica di influenza sulle opinioni pubbliche ed i governi europei. L'analisi di Francesco D’Arrigo, direttore dell'Istituto Italiano di Studi Strategici "Niccolò Machiavelli".

Il 22 marzo la sala concerti Crocus City Hall a Mosca è stata assaltata da un gruppo di terroristi che hanno aperto il fuoco contro i cittadini russi presenti, mietendo centinaia di vittime e feriti e facendo esplodere una serie di ordigni che hanno fatto divampare incedi così vasti da far crollare la struttura. Un attacco dalle caratteristiche simili a quello del Bataclan di Parigi nel 2015.

All’inizio di marzo, in prossimità delle elezioni presidenziali russe, i Servizi di intelligence statunitensi ed altre agenzie alleate hanno diffuso delle informative sulla probabilità di imminenti attacchi terroristici in Russia. Secondo gli Stati Uniti, lo Stato Islamico – Provincia di Khorasan (noto come Wilayat Khorasan o ID-K), con basi in Afghanistan e Pakistan, stava progettando un attacco a Mosca. Anche altri governi europei, tra cui quelli di Gran Bretagna e Germania, si sono uniti all’allerta statunitense ed hanno avvertito i loro cittadini di non recarsi in Russia e di evitare luoghi affollati a causa dell’aggravarsi della minaccia terroristica.

La Russia sfrutta l’attacco terroristico al Crocus City Hall per l’escalation della guerra contro l’Ucraina

Il 19 marzo, in una delle sue apparizioni pubbliche, il presidente Putin ha definito gli avvertimenti americani come “provocazioni”, liquidando “queste azioni come un vero e proprio ricatto con l’intenzione di intimidire e destabilizzare la società russa“.

Dopo l’attentato però, seguendo il classico copione della disinformazione, la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, ha affermato che Washington non ha mai informato Mosca attraverso canali riservati. Dichiarazioni smentite dalle autorità Usa, e dal fatto che il Cremlino non ha considerato come attendibili i warning che l’intelligence statunitense ha pubblicamente emanato sull’imminente minaccia. Quindi, nonostante i problemi di dialogo con Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina, non c’è dubbio che gli Stati Uniti abbiano rispettato i protocolli di comunicazione esistenti tra i rispettivi apparati di intelligence sullo scambio di informazioni di allarme sugli attacchi terroristici. Inoltre, rendendo pubblico l’avviso del potenziale attacco, le agenzie di intelligence occidentali hanno in qualche modo anticipato le intenzioni del Cremlino e depotenziato eventuali strumentalizzazioni contro l’Ucraina, nel caso in cui avesse utilizzato tali eventi per i propri scopi politici.

L’intelligence Usa ha informato la Russia del pericolo di attacchi terroristici ma la stessa, dopo averli sottovalutati, ora tenta di coprire l’ennesimo enorme fallimento (o coinvolgimento) da parte dell’FSB.

La disinformazione e le Psyop del Cremlino

L’azione dei terroristi apre diversi interrogativi nell’operato degli apparati di sicurezza russi, anche per l’inefficace risposta ai sempre più numerosi attacchi di droni ucraini su obiettivi russi ed alle penetrazioni dei confini da parte di unità filo-ucraine e anti-Putin del Corpo Volontario Russo (RDK), che rappresentano un enorme fallimento per il presidente, che si è fatto rieleggere promettendo più sicurezza.

A seguito del tentativo di ammutinamento di Yevgeny Prigozhin nell’agosto 2023, il gruppo di potere che risponde al segretario del Consiglio di sicurezza  Nikolai Platonovich Patrushev, (dirige tutti i Servizi di sicurezza russi), ha assunto alcune delle funzioni presidenziali ed elaborato la nuova dottrina militare, e poche ore dopo il terribile attacco, nonostante la rivendicazione dell’ISIS, ha fornito le versione utilizzata dal presidente Putin per il suo discorso alla nazione.

Poche ore dopo l’attacco jihadista, il presidente Putin comunica che le autorità russe hanno catturato ed ottenuto le confessioni dei terroristi autori del massacro e di avere le prove che l’Ucraina è responsabile di quanto accaduto. Paragonando i terroristi ai nazisti, annuncia che la Russia otterrà la sua vendetta contro l’Ucraina. Un’operazione di disinformazione che trasforma il Cremlino da imputato, per l’inefficienza nel contrastare e neutralizzare i terroristi, in principale beneficiario politico dell’attacco.

Una plausibile giustificazione per la promulgazione di una nuova legge di mobilitazione per continuare a sostenere la guerra contro l’Ucraina? Certamente una drammatizzazione dello scenario, che arriva subito dopo il successo elettorale del presidente Putin, che permette ai Servizi russi di reiterare i metodi di guerra psicologica del vecchio del Kgb ed imporre nuovi sacrifici al popolo russo, allo scopo di:

  • arruolare truppe per i due 2 nuovi Corpi d’armata dell’esercito, composti da 16 brigate e 14 divisioni che il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha costituito subito dopo le “elezioni”;
  • motivare la dichiarazione dello “stato di guerra”, annunciato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha affermato “il conflitto in Ucraina non è più un’operazione militare speciale ma è diventato una guerra per noi”;
  • ottenere il sostegno del popolo russo nella guerra contro l’Ucraina, accusata di aver pianificato il massacro di cittadini inermi.

Il presidente Putin ha vinto le “elezioni” ma il suo futuro dipende dalla guerra in Ucraina

Da stragi come quella della Crocus City Hall di Mosca – immediatamente rivendicata dall’Isis anche attraverso la pubblicazione di video rilanciati dai canali di propaganda dello Stato Islamico e diffusi attraverso i canali Telegram e WhatsApp, oltre che su X – il presidente Putin è sempre riuscito a trarne vantaggi per consolidare il suo potere. Come nel 1999, quando a seguito di un attentato attribuito a terroristi ceceni che fece crollare delle palazzine che ospitavano le famiglie di poliziotti russi, il neo nominato primo ministro Putin scatena una sanguinosissima guerra contro la Cecenia. Una guerra di inaudita violenza che oltre ad annientare gli indipendentisti ceceni ha mietuto migliaia di vittime civili, ma che gli ha fatto guadagnare la reputazione di uomo forte delle istituzioni. Fama che da sconosciuto funzionario del KGB lo ha proiettato verso la presidenza della Federazione russa, succedendo proprio al presidente Boris Eltsin dimissionato anzitempo, che lo aveva nominato Capo dell’FSB e subito dopo primo ministro. E nel 2002, dopo l’attacco terroristico nel teatro di Mosca, che ha garantito la sua rielezione consacrandolo come nuovo “zar”.

Per questo la sua strategia è chiara: accusare l’Ucraina di aver pianificato l’attentato a Mosca per innalzare il livello di tensione e per giustificare un’escalation.

Una ulteriore intensificazione della guerra, pianificata e da lanciare subito dopo la sua rielezione, con attacchi missilistici come quelli lanciati su Kyiv e Leopoli e con il provocatorio sconfinamento di un missile russo nello spazio aereo della Polonia, Stato membro della Nato. Escalation della disinformazione e della propaganda, utilizzando l’effetto moltiplicatore dei media occidentali per rilanciare e amplificare false narrazioni, con effetti pericolosi e destabilizzanti per coloro che la Federazione Russa percepisce come avversari a livello internazionale, nazionale e locale.

Accusando l’Ucraina di essere il mandante della strage alla Crocus City Hall di Mosca, oltre a giustificare probabili restrizioni dei diritti civili, mediante il probabile inasprimento delle leggi antiterrorismo e anti-estremismo per colpire gli oppositori interni, il Cremlino vuole aumentare la sua guerra psicologica ed influenza verso le opinioni pubbliche ed i governi europei, con l’obiettivo di far sospendere gli aiuti e di indurre il presidente Zelensky ad “alzare bandiera bianca”.

Il Presidente Putin si sta giocando il tutto per tutto, perché sa di aver iniziato una guerra che non può vincere trascinando nel baratro una Russia povera che conta tra i suoi cittadini anche molti musulmani provenienti dal Caucaso e dall’Asia centrale. Cittadini con passaporto russo provenienti dalla Siberia e dalle regioni più periferiche della Federazione che in passato facevano parte dell’Unione sovietica che alimentano il jihadismo antirusso e covano rabbia contro il sistema, perché vengono obbligati ad andare a combattere in Ucraina un inutile e insensato conflitto che ha già causato la morte centinaia di migliaia di giovani.

Dall’esito di questa assurda ed immotivata guerra all’Ucraina dipende il futuro politico, e non solo politico, del presidente Putin.

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