La ribellione della PMC Wagner ha messo in luce alcune delle debolezze sistemiche della strategia di gestione delle crisi del Cremlino. Anche se le conseguenze non sono ancora chiare, le azioni di Yevgeny Prigozhin potrebbero aver messo in moto una catena di eventi incontrollabili dal presidente Putin.
La Russia è in subbuglio, nonostante la durissima censura e le leggi che prevedono l’arresto di chiunque manifesti il minimo dissenso sull’”operazione militare speciale”, sebbene i critici del presidente Putin che nel tempo non sono espatriati, sono stati arrestati, scomparsi o, peggio, sono stati “suicidati” per essere caduti dalla finestra o per avvelenamento, la presa del presidente russo sul potere vacilla. In una sconvolgente sequenza di eventi, la parvenza di controllo assoluto che il leader russo ha mantenuto per tutto il suo lunghissimo predominio si sta rapidamente sgretolando in diretta TV. La crisi innescata dall’ammutinamento della milizia Wagner in queste ultime ore ha raggiunto nuove vette: quello che era considerato il terzo esercito più potente del mondo è sembrato sull’orlo del collasso, mentre si profila un fratricidio e si accentua la guerra tra fazioni.
La capacità che era ritenuta il punto di forza assoluto del presidente che voleva ricostituire l’Unione Sovietica – il controllo totale del potere – sembra non essere più nelle sue prerogative. L’ammutinamento di una milizia mercenaria, capitanata da un ex galeotto e suo amico e servitore, ha rivelato al mondo intero che il suo esercito, tra i più temuti al mondo prima dell’invasione dell’Ucraina, non ha ostacolato una sommossa che ha addirittura ricevuto il supporto di cittadini russi. Tra un Putin indebolito e le Forze armate frustrate, si profila una tempesta perfetta per la destabilizzazione della catena di comando politica e militare.
L’ammutinamento di Prigozhin: cosa abbiamo scoperto, cosa dobbiamo ancora capire e cosa non sapremo mai
Molte cose sono oscure e probabilmente non saranno mai chiarite sui motivi dell’”ammutinamento” del Gruppo Wagner del 23 giugno contro lo Stato Maggiore militare russo. Ma se i canali mediatici che rilanciano la propaganda del Cremlino, tentano di rappresentare la “marcia della giustizia” di Prigozhin come un incidente subito rientrato, non bisogna dimenticare che la “dezinformacija e le misure attive” sono asset strategici di influenza e di guerra cognitiva massicciamente utilizzate dal Cremlino nell’era Putin, sia contro i cittadini russi che le democrazie occidentali.
Le Forze armate russe sono un esercito di “comando e controllo” e la guerra contro l’Ucraina viene gestita dalla base Russa di Rostov. Il Gruppo Wagner con alla testa il suo comandante Yevgeny Prigozhin, annunciando ed attuando quella che sembrava essere una vera e propria “Operazione Valchiria”, ha conquistato senza ricevere alcuna resistenza, il Centro di comando delle operazioni russe in Ucraina di Rostov-on Don. Assumendo il controllo del quartier generale dell’esercito russo, oltre a causare enormi difficoltà alle truppe regolari dell’esercito nel fronte russo, ha di fatto esautorato il Ministro della Difesa della Federazione Russa Sergej Shoigu e il Capo di Stato Maggiore delle Forze armate russe Valerij Vasil’evič Gerasimov. In pratica si è autoproclamato comandante dell’esercito russo.
Quello che sta venendo alla luce, anche grazie all’Intelligence Usa, è che tutte le manovre di Prigozhin sarebbero state note ai Servizi di sicurezza russi, ma una cultura sistemica prevalente e la paura di ritorsioni che evita di portare al presidente notizie cattive o difficili da gestire, potrebbe significare che il presidente Putin non era a conoscenza di tutte le macchinazioni in corso tra Stato Maggiore e Wagner. Esattamente come è avvenuto per le decisioni intraprese nel periodo precedente la guerra d’Ucraina e successivamente. Questo potrebbe significare che il grado di informazioni che gli fornisce la sua Intelligence e parte di coloro che lo circondano sono incomplete o errate, oppure che non si fida e a volte prende decisioni senza considerarle.
Secondo l’Intelligence Usa ci sono segnali che indicano che anche altri generali russi potrebbero aver sostenuto il tentativo di Prigozhin di cambiare con la forza la leadership del Ministero della Difesa russo. Prigozhin non avrebbe mai lanciato la sua rivolta se non avesse ricevuto rassicurazioni che altri in posizioni di potere sarebbero venuti in suo aiuto.
Il Generale Surovikin, ex comandante di tutte le truppe e le forze militari russe impegnate nel conflitto in Ucraina (silurato da Putin e Shoigu), sapeva dei piani di ribellione del capo dei mercenari? La Wagner di Yevgeny Prigozhin, ha avuto il sostegno dell’esercito russo nella sua conquista del Centro di comando delle operazioni russe in Ucraina di Rostov?
Il presidente Putin, direttamente minacciato nella sua leadership, mentre apre le porte dell’esercito russo ai miliziani della Wagner, che possono che sottoscrivere un contratto per mettersi agli ordini del ministero della Difesa, tornare alle loro famiglie o riparare in Bielorussia, sta cercando di capire se il Gen. Sergei Surovikin ed altri esponenti delle Forze armate, abbiano contribuito a pianificare le azioni di Prigozhin dello scorso fine settimana. Sarebbe il segnale che la frattura che ha caratterizzato la lotta intestina tra i vertici militari russi dall’inizio della guerra di Putin in Ucraina è insanabile.
In definitiva, il colpo di Stato abortito avrà enormi ripercussioni nella lotta tra le fazioni interne alla Russia, che tutt’oggi gestiscono il potere in tutte le 15 ex repubbliche sovietiche e in tutta l’Europa dell’Est, portatrici di interessi diversi ed a volte ostili tra loro. L’ipotesi generale è che nonostante le Forze governative siano senza dubbio più forti di Prigozhin e delle sue (presunte) 25.000 truppe, la ribellione della Wagner sia stata fermata dal presidente Putin prima di essere soffocata nel sangue. Ma l’accordo raggiunto da Prigozhin con la mediazione del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, ha un costo elevatissimo proprio per la leadership di Putin e lascia aperte diverse le incognite sul futuro di tutti gli interpreti di questa crisi, sulla traiettoria che assumerà la guerra in Ucraina e sul futuro della Russia.
Cos’è la Wagner?
Ufficialmente le Private Military Company (PMC compagnie militari private) sono illegali in Russia, il che dà al Cremlino la possibilità di reprimerle, come ha stabilito oggi il presidente Putin, imponendo alla Wagner l’inquadramento nei reparti della Difesa dopo il golpe mancato del 23 giugno. Il gruppo, così com’è, è apparso per la prima volta in Ucraina nel 2014, dove ha assistito l’esercito russo nell’annessione della Crimea. L’Ucraina è stata sostanzialmente l’operazione di lancio ufficiale del Gruppo Wagner. Da allora, una ragnatela di paramilitari e imprese si è ramificata in Siria – dove hanno combattuto a sostegno del presidente in carica Bashar al-Assad assicurandosi un punto d’appoggio nel settore energetico del Paese – così come in Libia, Sudan, Madagascar, Mozambico e Repubblica Centrafricana. Attività africane che, come stiamo constatando con i traffici di esseri umani nel mediterraneo, rappresentano anche una minaccia alla sicurezza nazionale italiana.
Il nome Wagner racchiude una rete di imprese e gruppi di mercenari collegati da una serie di sovrapposizioni di proprietà e reti logistiche. Le entità che compongono questo network sono state descritte nelle designazioni delle sanzioni da parte del Tesoro statunitense come organizzazioni transazionali criminali coinvolte in un’ampia gamma di attività, tra cui il lavoro per reprimere le proteste pro-democrazia, la diffusione di disinformazione, l’estrazione di oro e diamanti e l’impegno in attività paramilitari.
Le PMC russe hanno attirato l’attenzione globale quando hanno partecipato ai conflitti in Siria e Ucraina e la più importante di tutte le PMC russe è il Gruppo Wagner, guidata (fino al 23 giugno) dall’uomo d’affari legato al Cremlino Yevgeny Prigozhin, assurto alla ribalta dei media occidentali quando ha dichiarato che il suo gruppo avrebbe cercato di assassinare il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Il Gruppo Wagner è quindi un’organizzazione ombrello per più entità, mandanti e missioni. Nel corso dell’invasione Russa del territorio ucraino iniziata a marzo del 2022, in particolari aree del Donbass il ruolo operativo del Gruppo Wagner è aumentato fino a superare quello dell’esercito russo.
L’esatta composizione del Wagner non è del tutto chiara, poiché la società opera in segreto e non rivela i suoi membri o la sua gerarchia. Tuttavia, si ritiene che sia composta per lo più da ex militari e personale dell’intelligence russa. Questo non è un caso unico o preoccupante, poiché anche i Navy Seals, il Corpo dei Marines e l’Esercito degli Stati Uniti in generale alimentano l’industria militare privata. La maggior parte delle PMC britanniche sono dirette da ex comandanti militari delle forze britanniche, del resto solo tra gli ex militari si può trovare l’esperienza necessaria ad organizzazioni di questo tipo.
È stato accertato che membri attivi delle forze armate russe (comprese le forze speciali) ultimamente abbiano rafforzato le linee del fronte di Wagner. Ciò contribuisce alla complessità del nesso riconosciuto/non ufficiale/zona grigia. È stato anche riferito che Wagner stia reclutando mercenari dalle comunità filorusse di Bielorussia, Moldavia e Serbia.
L’ascesa della Wagner ha comportato una maggiore concorrenza da parte di altre agenzie ed élite politiche russe. Che si tratti di capi di Agenzie di intelligence, personalità politiche, leader d’azienda, comandanti militari, ceceni, russi o ucraini, la competizione in seno al Cremlino, anche in previsione del dopo Putin, sarà sempre più accentuata sia per ottenere contratti, finanziamenti e potere, sia in previsione delle elezioni presidenziali del 2024.
Perché la Russia Utilizza le PMC, nonostante siano illegali?
I motivi che fanno ricorrere la Russia all’utilizzo di organizzazioni militari private rispetto a quelle governative non sono noti ma comprendono sempre alcuni obiettivi strategici e molti vantaggi:
- Denaro: qualcuno ci guadagna milioni.
- Flessibilità della politica estera – le attività illegali nelle zone grigie non attribuite possono portare a termine rapidamente operazioni di qualsiasi tipo, in particolare in quelle regioni del mondo in cui i risultati e la rapidità di intervento sono una priorità, non l’etica.
- Nessuna perdita di militari regolari – evitare gli errori precedenti come quelli commessi in Afghanistan, con migliaia di ragazzi uccisi e mutilati, che hanno messo l’opinione pubblica contro i Governi, richiedendone il ritiro incondizionato.
- Mancata attribuzione – l’identificazione che consente di “analizzare il DNA” del mandante di una determinata operazione, di elaborare una adeguata azione di deterrenza o ritorsione contro il nemico reale, garantendo una congrua azione di contrasto. Se l’attribuzione è discutibile o sbagliata, la rappresaglia può causare ulteriori attriti e conflitti.
- Scopo – l’utilizzo dei militari per lavori che non rientrano nello scopo per cui sono stati designati provoca dissenso e ostilità da parte delle opinioni pubbliche. In questo modo, inoltre, i militari sono liberi di svolgere compiti più istituzionali, aumentandone il prestigio.
- Innovazione ed emulazione militare – questo è un fenomeno internazionale ben noto e gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno dimostrato in Iraq quanto siano state utili le PMC per le loro operazioni. Nel 2008, il Ministro della Difesa Anatolii Serdiukov avviò una riforma radicale delle Forze armate russe. In parte, si trattava di uno progetto di innovazione tecnologica che prendeva spunto dalle riforme avvenute in molti Paesi occidentali dopo la fine della Guerra Fredda, ma anche del ritorno della Russia sulla scena delle superpotenze. Tuttavia, con il presidente Putin al potere, la ricostituzione dell’esercito segnò anche il riemergere del revanscismo russo e l’inizio della teoria della guerra ibrida: Georgia 2008, Crimea e Donbas 2014, Siria 2015 e oggi di nuovo Ucraina.
Chi è Yevgeny Prigozhin?
L’hub che collega la rete mondiale delle PMC russe è Yevgeny Prigozhin, fino al 23 giugno scorso uno stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin, che inizialmente ha negato qualsiasi legame con il Gruppo Wagner o con il ministero della Difesa russo, dal quale è palesemente sostenuto finanziariamente e militarmente. Il Gruppo Wagner è stato sanzionato dagli Stati Uniti per le operazioni in Africa e per aver finanziato la Internet Research Agency, meglio nota come la fabbrica dei troll, che ha interferito nelle elezioni statunitensi del 2016 e del 2018.
A differenza di altri oligarchi russi che hanno fatto soldi con l’energia e la finanza, l’impero di Prigozhin è iniziato con un’attività di vendita all’ingrosso di salsicce nella San Pietroburgo degli anni ’90, dove Wladimir Putin era allora un consigliere del sindaco della città. Alla fine degli anni Novanta, Prigozhin ha aperto un ristorante frequentato da Putin all’inizio del suo mandato presidenziale, spesso in compagnia di personalità straniere in visita, tra cui il presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Si è poi esteso al settore del catering, aggiudicandosi lucrosi contratti per rifornire il Cremlino, le scuole e le Forze armate russe, guadagnandosi il soprannome di “chef di Putin”.
Prigozhin, non ha alcun background militare, è un soggetto senza alcuna competenza per gestire una rete internazionale di paramilitari o operazioni di influenza politica. Ma il suo passato di contrattista con il Ministero della Difesa russo e il suo rapporto di amicizia con il presidente Putin gli hanno fatto ottenere il ruolo di intermediario per mascherare questo tipo di attività dello Stato russo.
I primi segni di insofferenza e disobbedienza del capo del Wagner Yevgeny Prigozhin sono stati inizialmente considerati come una messa in scena per tenere sotto pressione i generali che gli dovevano dare risorse per portare avanti la guerra in Ucraina. Ma con l’ammutinamento della Wagner, il capo del Cremlino è stato costretto a prendere atto che il principale Centro di comando delle operazioni russe in Ucraina non è più controllato dall’esercito russo, ma dalla milizia di spietati mercenari che hanno rifiutato di sottomettersi al controllo di quei generali che Prigozhin ritiene responsabili della mancata conquista di Kiev. È probabile che la Wagner abbia pianificato questa ribellione da tempo ed in combutta con altre organizzazioni militari. E così si spiegherebbe anche il recente attacco aereo su un accampamento di soldati Wagner nella foresta, che sarebbe stato il motivo scatenante della “marcia della giustizia” su Rostov e poi Mosca. Un attacco “false flag”, visto che il Ministero della Difesa russo nega di esserne l’autore?
La storia ci insegna che le ribellioni non finiscono mai bene e questa non fa eccezione. È molto probabile che il sistema di potere politico Russo, così come l’abbiamo conosciuto nell’era putiniana, subirà enormi scossoni nel tentativo di riconquistare il sostegno delle proprie Forze armate. L’unica cosa certa in questo momento è rappresentata dal fatto che Evgenij Prigozhin sembra essere concentrato a salvaguardare la propria vita, il proprio interesse personale ed alla ricerca di una via di uscita, e così potrebbe essere anche per il presidente Putin e molti altri esponenti del suo Governo.
(1-continua; la seconda parte sarà pubblicata domani)