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Come e perché la Russia punta sull’Africa

Il ministro degli Esteri della Russia, Lavrov, sta cercando di convincere l'Africa a schierarsi contro l'Occidente nella guerra in Ucraina. I paesi del continente, però, sono preoccupati per la crisi alimentare e preferiscono non prendere parti nette. Tutti i dettagli

In visita a Il Cairo, in Egitto, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha respinto le accuse mosse alla Russia di aver causato una crisi alimentare globale con l’invasione dell’Ucraina.

LA VERSIONE DI LAVROV

Nel suo discorso agli ambasciatori dei paesi della Lega araba (un’organizzazione che riunisce diverse nazioni del Nordafrica e della penisola araba come l’Algeria, l’Arabia Saudita, il Qatar e l’Egitto), Lavrov ha piuttosto incolpato l’Occidente, che a suo dire starebbe distorcendo la verità sull’impatto provocato dalle sanzioni contro Mosca sull’industria alimentare.

Ha detto anche che l’Occidente sta cercando di imporre il proprio dominio sulle altre parti del mondo. L'”aggressività” – così l’ha definita – degli Stati Uniti, dell’Europa e dei loro alleati nell’applicare ritorsioni commerciali contro la Russia costituirebbe la prova che il blocco occidentale vuole orientare “il futuro dell’ordine mondiale” in una direzione favorevole.

IL RUOLO DELLA RUSSIA NELLA CRISI ALIMENTARE

In realtà è proprio l’aggressione della Russia all’Ucraina ad aver aggravato la crisi alimentare, avendo di fatto rimosso dal mercato due dei maggiori esportatori di grano, facendone crescere molto il prezzo per via della minore disponibilità. Messe insieme, infatti, l’Ucraina e la Russia valgono più del 25 per cento delle esportazioni mondiali di questo cereale: la prima però non può venderlo a causa del blocco russo ai suoi porti sul mar Nero; la seconda, invece, è limitata dalle sanzioni internazionali imposte dopo l’invasione.

L’Ucraina, poi, non è soltanto la quinta maggiore esportatrice di grano al mondo, ma anche una fornitrice rilevantissima di mais e di olio di girasole: nel 2020 ha rappresentato da sola il 9 per cento delle esportazioni globali di grano, il 15 per cento di quelle di mais e il 44 per cento di quelle di olio di girasole.

L’ACCORDO SUL GRANO UCRAINO

Venerdì scorso la Russia e l’Ucraina hanno raggiunto un accordo per sbloccare il grano fermo nei porti ucraini da mesi (si parla di una ventina di tonnellate). Ma la sua applicazione rimane incerta dopo che sabato Mosca ha colpito degli obiettivi nel porto di Odessa, riporta la BBC.

L’IMPORTANZA DEL GRANO UCRAINO PER L’EGITTO (E NON SOLO)

Buona parte dei paesi africani e di quelli arabi sono dipendenti dalle forniture di grano ucraino – ad esempio il Libano, il Qatar, la Tunisia, la Libia, l’Egitto -, e quindi stanno risentendo della carenza del cereale causata dall’invasione russa.

In Egitto, Lavrov si è riunito con il suo omologo Sameh Shoukry. I rapporti tra Mosca e Il Cairo sono importanti: i russi forniscono agli egiziani non soltanto grano e armamenti, ma anche – prima che iniziasse la guerra – turisti.

In Egitto il governo è preoccupato per l’aumento del prezzo del pane, un bene di prima necessità pesantemente sussidiato dalle autorità per renderlo accessibile alla maggioranza della popolazione: proprio il costo elevato del pane era stato uno dei fattori che aveva innescato la rivoluzione del 2011 che portò alla caduta del governo di Hosni Mubarak. L’Egitto è un grande consumatore di grano ucraino: nel 2019 ne ha importate 3,6 milioni di tonnellate.

Stando alla Banca africana di sviluppo, l’Ucraina e la Russia rappresentano insieme il 40 per cento delle forniture di grano all’Africa.

LA RETORICA DELLA RUSSIA SULL’AFRICA

Dopo l’Egitto, Lavrov visiterà l’Etiopia, l’Uganda e il Congo. Ha detto che la Russia ha sempre “sostenuto con sincerità gli africani nella loro lotta per la libertà dal giogo coloniale”, recuperando la retorica dell’Unione sovietica sulla decolonizzazione e cercando di mettere in cattiva luce i paesi occidentali.

Il ministro ha aggiunto che Mosca apprezza la “posizione bilanciata” delle nazioni africane in merito alla guerra in Ucraina.

Will Ross, esperto di affari africani per la BBC, ha spiegato che la retorica di Lavrov ha lo scopo di convincere l’Africa a schierarsi con la Russia e non con l’Occidente. I paesi del continente, tuttavia, preferiscono non prendere una posizione netta nel conflitto per evitare di aggravare i loro problemi economici. Una crisi alimentare, inoltre, alimenterebbe la rabbia della popolazione e potrebbe finire col mettere in pericolo le posizioni di potere dei vari leader.

LA MOSSA DEGLI STATI UNITI

Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato un vertice con i leader africani che si terrà a Washington dal 13 al 15 dicembre prossimo. La riunione servirà a discutere dei problemi del continente, come la sicurezza alimentare e la resilienza climatica, ma non solo: Biden ha detto infatti che l’evento permetterà di dimostrare “l’impegno duraturo degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa”.

Significa, cioè, che il summit rappresenta per l’America un tentativo di risposta alla presenza della Russia e – soprattutto – alla crescita dell’influenza economica della Cina: Pechino è diventato il primo socio commerciale dell’Africa nel 2009, superando Washington.

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