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Come e quanto Musk sguazzerà con Trump

Mire, relazioni e scenari sul ruolo di Musk nell'amministrazione Trump.

Elon Musk ce l’ha fatta. Quello che fino a pochi mesi fa sembrava solo uno scenario ipotetico, ora è realtà: il miliardario più discusso e influente del mondo è stato ufficialmente nominato a capo della nuova Commissione per l’Efficienza del Governo creata dall’amministrazione Trump. Il suo compito? Semplificare, tagliare, “snellire” la macchina burocratica federale. Ma dietro questa facciata di riforme e ottimizzazioni, è difficile non intravedere l’enorme conflitto d’interessi che ora lo vede al timone di un’agenzia incaricata di monitorare quelle stesse istituzioni che, fino a ieri, cercavano di arginare i suoi eccessi.

Musk, l’uomo che ha costruito un impero con SpaceX, Tesla e altre aziende, è da anni un partner imprescindibile del governo americano. Nel 2023, diciassette agenzie federali hanno riversato nelle sue casse ben tre miliardi di dollari sotto forma di contratti, appalti e sovvenzioni. Il Dipartimento della Difesa si affida ai suoi razzi per mandare in orbita satelliti strategici, la Nasa ormai dipende dalla sua SpaceX per il programma spaziale, e i servizi di connessione Starlink sono usati persino dalle ambasciate statunitensi in paesi sotto censura come il Turkmenistan. E ora, con questo nuovo incarico, Musk si ritrova a controllare chi, fino a ieri, lo controllava.

Non è un segreto che il miliardario abbia spinto con forza per ottenere questo ruolo. Durante la campagna elettorale di Trump, Musk non ha mai nascosto il suo sostegno al candidato repubblicano, usando la sua influenza economica e mediatica per spingere l’agenda del tycoon. Trump, in cambio, ha consegnato al magnate il timone di questa commissione, dando a Musk il potere di intervenire direttamente su bilanci, regolamentazioni e procedure federali. In altre parole, il miliardario avrà ora la possibilità di “tagliare le spese” e “snellire” le norme, proprio quelle norme che spesso ostacolano i suoi progetti.

E Musk non ha perso tempo nel mettere le mani avanti. Ha già chiarito che una delle sue priorità sarà rivedere le regolamentazioni che impongono a SpaceX di ottenere permessi per lo smaltimento di acqua contaminata dalle piattaforme di lancio in Texas, affermando che meno burocrazia permetterebbe alla sua azienda di raggiungere Marte più velocemente. Sempre pronto a scagliarsi contro le agenzie federali, Musk ha recentemente attaccato la Commissione per le Comunicazioni Federali, accusandola di aver negato illecitamente 886 milioni di dollari di fondi destinati a portare internet nelle aree rurali, insinuando che quei soldi avrebbero potuto salvare vite umane dopo l’uragano in North Carolina. Ma dietro queste battaglie mediatiche c’è una realtà ben più torbida: i fondi erano stati bloccati perché SpaceX voleva usarli per coprire aree non esattamente “rurali”, come l’aeroporto internazionale di Newark-Liberty.

Con la nuova carica in mano, Musk avrà ora la possibilità di influenzare direttamente le decisioni su come il governo spende i soldi dei contribuenti. E qui sta il nocciolo della questione: come potrà essere un osservatore neutrale, un “tagliatore di sprechi”, quando il suo impero dipende dai contratti governativi? La risposta è semplice: non potrà. È come mettere un lupo a sorvegliare il gregge.

I suoi sostenitori, come il portavoce di Trump, sono pronti a dipingerlo come un genio visionario, l’uomo che può risolvere tutti i problemi del governo con un colpo di bacchetta magica. Ma chi conosce bene la storia degli Stati Uniti sa che affidare un potere così grande a un imprenditore che ha interessi diretti in ogni settore strategico del governo è un gioco pericoloso. Maya MacGuineas, esperta di bilancio, ha provato a far passare l’idea che un’iniziativa del genere, se ben gestita, potrebbe portare benefici, ma è chiaro che l’incarico di Musk va ben oltre una semplice consulenza. Ora ha il potere di decidere chi deve essere tagliato fuori, chi deve essere “snellito” e, di conseguenza, chi può prosperare nel grande banchetto dei fondi pubblici.

Così, mentre i satelliti di Starlink continuano a orbitare sopra le nostre teste e i razzi di SpaceX si preparano a puntare verso Marte, Musk ha piazzato un altro piede nel cuore di Washington. E mentre i contribuenti americani guardano con speranza a un possibile taglio degli sprechi, la realtà è che la vera partita si gioca sul tavolo degli interessi privati. Perché alla fine, chi controlla le regole del gioco, controlla anche il futuro.

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