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Rivoluzione Maggioni al Tg1, Bernabé annoiato, Guerini urla su Belloni, Cerbone folgorato al Sole?

Tg1, Maggioni, Sole 24 Ore, Cerbone, Bernabé, Belloni, Guerini, Stellantis e non solo. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Startmag

 

NUOVI CAPI AL TG1 DIRETTO DA MAGGIONI

 

CONFINDUSTRIA FOLGORA CERBONE AL SOLE?

 

BERNABE’ SI ANNOIAVA

 

LE URLA DI GUERINI A LETTA SU BELLONI

 

CARTOLINA DAGLI STATI UNITI

 

CARTOLINA DAL REGNO UNITO

 

PILLOLA SUI VACCINI

 

CERCANSI AUTISTI DI TIR

 

SOLDINI PER LA GIGAFACTORY Di STELLANTIS A TERMOLI

 

GIORNALE A CONFRONTO DICEMBRE 2021-DICEMBRE 2020

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU BELLONI, GABRIELLI E NON SOLO:

A colloquio con il leader del Pd Enrico Letta, Lorenzo Guerini urlò come mai gli era capitato prima, perché «non si doveva arrivare dove si è arrivati», perché «non si doveva inserire il nome del capo del Dis nella rosa per il Quirinale», perché «va tenuto conto della delicatezza del suo ruolo», perché «non si possono tenere in fibrillazione gli apparati della sicurezza». E per quanto sorpreso dalla «coda bislacca» della trattativa sul capo dello Stato, il ministro dem pose soprattutto l’accento sulla «ragion di Stato».

Ed è proprio seguendo la logica della «ragion di Stato» che ieri il Copasir ha dato prova di un ritrovato senso delle istituzioni, se è vero che — durante l’audizione della responsabile dei Servizi segreti — i membri del Comitato per la sicurezza della Repubblica si sono concentrati sulla crisi ucraina e non hanno posto domande sulla questione quirinalizia che l’ha coinvolta. Lo avevano fatto anche il giorno prima con il ministro degli Esteri, che pure era stato parte dell’affaire opponendosi alle modalità con cui la Belloni era stata infilata nel tritacarne dei quirinabili.

È stato un segno di resipiscenza (quasi di riscatto) del Parlamento, dopo la sbornia di una settimana surreale che — per effetto di mediazioni senza soluzioni — avrebbe infine portato alla rielezione di Sergio Mattarella. In quei giorni, a detta di Matteo Salvini, il nome della Belloni «mi venne proposto da Enrico Letta e Giuseppe Conte», che a sua volta inserì tra i promotori della candidatura «anche Roberto Speranza». Nel Palazzo non sono ancora certi su chi sia stata la mente del progetto, diciamo, ma è agli atti la reazione immediata di quanti lo hanno combattuto: dalla maggioranza del Pd a Forza Italia, da un pezzo di M5S ai centristi di ogni latitudine, dalla senatrice di sinistra Loredana De Petris a Matteo Renzi che disse «l’Italia non è l’Egitto». (…)

E siccome in Transatlantico si erano sparse voci sul fatto che il capo del Dis avesse messo a disposizione il suo mandato, ha affermato che «non è mai stata in discussione la sua rimozione». Di più. Gabrielli ha offerto una ricostruzione dell’ultima notte della corsa al Colle.

Ha raccontato di essere stato «informato» dalla responsabile dei Servizi e di aver seguito «passo passo» la storia, rivelando che «l’ambasciatrice da grande servitrice dello Stato» ha vissuto gli eventi «con molto fastidio e con particolare partecipazione emotiva»: «Lei è stata vittima di questa vicenda. E ora bisogna imparare dagli errori».

Per decrittare l’ultimo passaggio, viene utile l’intervista che Gabrielli aveva concesso giorni fa a Zapping : per il futuro «credo sia opportuna una limitazione dell’elettorato passivo per tutte le cariche che hanno un ruolo così importante». Era una regola non scritta della politica, che un gioco irresponsabile costringerà a trasformare in norma di legge. Per «ragion di Stato».

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