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La rielezione di Mattarella vista dalla stampa tedesca

Ecco le prime reazioni della stampa in Germania alla notizia della rielezione di Mattarella al Quirinale. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

La rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica fa tirare un respiro di sollievo alla stampa tedesca. Un’ancora di stabilità, che porta con sé almeno un altro anno di governo Draghi. Per i tedeschi, che in maggioranza non lo amarono ai tempi della Bce, la garanzia che gli impegni presi dall’Italia per i finanziamenti del Next Generation Ue potranno essere rispettati. Ma il modo in cui si è giunti al secondo mandato ha reso ancora una volta evidenti le difficoltà dei partiti e la carenza di leadership politiche: questioni aperte che si riproporranno fin da domani e non rasserenano sul futuro di uno dei pilastri dell’Unione Europea.

“Non tutto è bene quel che finisce bene” è infatti il titolo del commento pubblicato sul sito di Redaktionsnetwerk Deutschland, una rete di quotidiani locali di area socialdemocratica il cui peso è molto cresciuto nel panorama mediatico tedesco degli ultimi anni. “A una prima occhiata si potrebbe dire che ancora una volta è andato tutto bene”, scrive il corrispondente degl gruppo da Roma, Dominik Straub: con Mattarella si è nominato per un secondo mandato “il miglior presidente della Repubblica degli ultimi decenni”, e anche “il miglior presidente del Consiglio degli ultimi decenni”, Mario Draghi, resta al suo posto, “ma questa votazione lascia un retrogusto amaro”. E pone interrogativi per il futuro: la politica è debole e “il fatto che il parlamento non sia stato capace di accordarsi su un successore, nonostante siano stati proposti nomi di alto profilo, è un certificato di inadeguatezza”.

Inadeguatezza con cui la politica italiana (e i due presidenti rinnovati, uno con il voto, l’altro di fatto) dovranno fare i conti fin dalle prossime settimane. Di un “dramma in otto atti” parla la Welt, che riepiloga i lunghi giorni di votazioni in fumo giudicandoli “indegni”. Mattarella non voleva essere rieletto, ricorda il quotidiano conservatore, ma “i leader dei partiti della maggioranza hanno dovuto ammettere di non essere in grado di accordarsi sul nome di un nuovo presidente”. Il vecchio e nuovo presidente non ha cambiato in principio idea sull’inopportunità di un secondo mandato, ma, osserva la Welt, “deve essersi via via convinto che un rifiuto avrebbe messo in crisi i partiti e lo stesso governo, proiettando all’estero dubbi persistenti sulla stabilità della politica italiana”.

E dopo aver eletto Matteo Salvini come il grande sconfitto di questa partita, la Welt getta molte ombre sul futuro dell’Italia: “Con lo status quo i politici si sono ritagliati una tregua che non durerà a lungo. Le prossime elezioni sono previste nel 2023, la campagna elettorale comincerà al massimo entro la fine di quest’anno e allontanerà ulteriormente i partiti di governo già divisi. È dubbio che questi partiti, con i loro leader deboli, saranno poi in grado di forgiare una coalizione stabile senza Draghi, tanto più dopo questo dramma elettorale poco dignitoso”.

Di “assurdo teatro” parla anche lo Spiegel, che si dilunga a spiegare ai suoi lettori “perché grandi elettori e leader politici non volevano che Draghi salisse al Colle” e intravvede difficoltà prossime per la stabilità dell’Italia, mentre i due principali quotidiani nazionali, la Süddeutsche Zeitung e la Frankfurter Allgemeine Zeitung, preferiscono per ora evidenziare il bicchiere mezzo pieno della stabilità riacciuffata all’ultimo giro.

Il quotidiano di Francoforte sottolinea come “l’Italia minacciasse di sprofondare nel caos politico con queste elezioni presidenziali” e ripercorre le diverse candidature proposte dalla Lega di Salvini che non hanno trovato consenso nel campo del centrosinistra. Quello di Monaco si sofferma principalmente sulla prima conseguenza di questa elezione: la sopravvivenza del governo di Mario Draghi, che per la Süddeutsche – a differenza dei giornali conservatori tedeschi – è stato un punto di riferimento anche ai tempi della direzione della Bce. Le note ai protagonisti di questa competizione fatta di “capriole” vedono, su questo concordano tutti i quotidiani, una bocciatura sonora per Matteo Salvini.

Un doppio mandato per il presidente della Repubblica non suscita particolare sorpresa in Germania, dove i grandi elettori si preparano per il 13 febbraio alla riconferma di Frank-Walter Steinmeier. Il mandato tedesco dura però solo 5 anni e i poteri del presidente della Repubblica federale, per quanto simili, sono leggermente più formali rispetto a quelli del presidente italiano. Soprattutto la tenuta del sistema politico e la relativa forza dei partiti limita la sua azione alle funzioni di pura rappresentanza. Il presidente tedesco è più noto per discorsi e moniti alla società che per moral suasion sulla composizione dei governi.

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