skip to Main Content

Israele

Chi sono e cosa dicono i prof italiani anti-Israele

Circa quattromila membri della comunità accademica italiana hanno firmato una "Richiesta" per chiedere la sospensione dei rapporti con le università israeliane. Ecco chi sono i firmatari (professori emeriti inclusi) e la replica di una petizione su Change.org.

Sono circa quattromila i firmatari, tra docenti universitari e ricercatori, della Richiesta di un’urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale. L’appello – rivolto al ministro degli Esteri Antonio Tajani, alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini e alla Conferenza dei rettori delle università italiane – intende promuovere “un’immediata fine alla guerra in corso contro Gaza”, ma chiede anche la sospensione dei rapporti tra le università italiane e quelle di Israele.

L'”APARTHEID” IN ISRAELE E IL “GENOCIDIO” DEI PALESTINESI

Gli autori dell’appello definiscono Israele come un “illegale regime di oppressione militare e Apartheid” e parlano della guerra nella Striscia di Gaza come di un “genocidio”, ossia di un “chiaro intento di pulizia etnica da parte del governo israeliano” nei confronti della popolazione palestinese. Dell’offensiva del 7 ottobre scorso di Hamas (un’organizzazione terroristica) si parla come di “brutali azioni”, di cui però bisognerebbe “considerare e comprendere” i precedenti “determinanti”: vale a dire, stando ai firmatari, della “illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione raziale [sic] ed etnica”.

La situazione politica interna di Israele, però, è molto diversa dall’apartheid praticato in passato dal Sudafrica: in Israele agli arabi (circa il 20 per cento della popolazione totale)vengono formalmente garantiti tutti i diritti fondamentali, inclusa la libertà di voto, di elezione e di impresa, e non sono obbligati a frequentare scuole diverse da quelle riservate per gli ebrei, ad esempio. Allo stesso tempo, però, esistono delle importanti disparità sociali ed economiche tra i cittadini israeliani di etnia ebraica e quelli di etnia araba: tra gli arabi il tasso di povertà è circa tre volte superiore, e molti di loro vivono in quartieri o città sovraffollati, con infrastrutture carenti e scuole di qualità inferiore.

Israele, inoltre, controlla militarmente dei territori spettanti ai palestinesi, come la Cisgiordania.

LE RICHIESTE DELLA RICHIESTA PER IL CESSATE IL FUCO A GAZA

Le richieste del documento sono due: un cessate-il-fuoco immediato nella Striscia di Gaza e la fornitura di aiuti umanitari ai civili; e “l’interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario”.

CHI SONO I PRIMI FIRMATARI

Il documento integrale, aggiornato al 5 novembre scorso, si trova qui e contava già 2677 firme. Il modulo per le firme si trova qui, ma mentre scriviamo non accetta più risposte.

I primi dieci firmatari della Richiesta di un’urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale sono:

  1. Roberto Beneduce, dipartimento Culture politica e società, Università degli Studi di Torino
  2. Francesca Biancani, dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università di Bologna
  3. Simona Taliani, dipartimento Culture politica e società, Università degli Studi di Torino
  4. Pierluigi Musarò, dipartimento di Sociologia e eiritto dell’economia, Università di Bologna
  5. Guido Veronese, dipartimento di Scienze umane per la formazione, Università di MilanoBicocca
  6. Vittorio Morfino, dipartimento di Scienze umane per la formazione, Università di MilanoBicocca
  7. Chiara Fiscone, dipartimento di Scienze della formazione, Università di Genova
  8. Federica Cavazzoni, dipartimento di Scienze umane per la formazione, Università di
    Milano-Bicocca
  9. Cristiana Fiscone, dipartimento di Scienze biomediche e neuromotorie, Università di
    Bologna
  10. Didier Alessio Contadini, dipartimento di Scienze umane per la formazione, Università di
    Milano-Bicocca

LE ALTRE FIRME DI RILIEVO

Il Corriere della Sera nota che, tra i firmatari della Richiesta, ci sono anche Isabella Camera D’Afflitto della Sapienza (importante studiosa di lingua araba, medaglia del presidente della Repubblica nel 2017), l’africanista Itala Vivan (professoressa emerita dell’Università degli Studi di Milano), Chantal Meloni (docente di Diritto penale internazionale all’Università degli Studi di Milano, che ha lavorato presso la Corte penale internazionali e il Centro palestinese dei diritti umani di Gaza) e Paolo Matthiae (docente emerito di Archeologia alla Sapienza, che ha ricevuto la medaglia d’oro dal presidente siriano Bashar al-Assad per la scoperta del sito di Ebla).

L’APPELLO CONTRO IL BOICOTTAGGIO DELLE UNIVERSITÀ ISRAELIANE

Il 12 novembre è stata lanciata sulla piattaforma Change.org una petizione intitolata Appello contro il boicottaggio delle università israeliane, espressamente rivolta “alle colleghe e ai colleghi firmatari della Richiesta” per criticarne le posizioni più anti-israeliane e proporre, al contrario, un rafforzamento dei rapporti tra l’accademia italiana e quella di Israele.

Nel testo dell’appello si legge che la Richiesta “non rappresenta il punto di vista della totalità della comunità universitaria. Al contrario, esprime opinioni che molte colleghe e colleghi delle istituzioni di alta formazione respingono con decisione. Travestita da dichiarazione a favore delle vittime palestinesi di questo conflitto, la Richiesta Urgente è un coacervo ideologico che nega la realtà storica e fattuale, oltre a contenere elementi di pregiudizio antisemita”.

Innanzitutto, la descrizione di Israele come di un regime nel quale vige l’apartheid è “il frutto di una lettura distorta ed univoca e di una frettolosa semplificazione: la società israeliana è secolare e rigorosamente multietnica”. Viene poi criticata la ricostruzione dell’attacco di Hamas come di una reazione alle politiche israeliane verso i palestinesi: “l’operazione di Hamas”, si legge nell’Appello, “non è il gesto improvvisato di una vittima che ha subito vessazioni, ma il risultato di anni di pianificazione e di investimenti milionari. Hamas le ha dato un nome, come se fosse un’operazione militare legittima: Al-Aqsa Flood”.

Quanto alla richiesta di interruzione dei rapporti con le università israeliane, la petizione spiega che “una richiesta simile non è mai stata formulata nei confronti di altre comunità accademiche in seguito a conflitti che coinvolgevano i loro paesi, come ad esempio quelle statunitensi quando gli Stati Uniti furono coinvolti nella guerra del Golfo. Né del resto esiste un simile boicottaggio nei confronti di università di paesi con politiche brutali e ciniche, come l’Iran e Siria. Criticare Israele e le azioni di un suo governo è legittimo, dipingerlo ideologicamente come stato canaglia no”.

Tra i primi firmatari dell’Appello contro il boicottaggio delle università israeliane ci sono:

  1. Lucia Corso, Università Kore di Enna
  2. Mathew Diamond, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, SISSA, Trieste
  3. Alessandro Silva, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, SISSA, Trieste
  4. Raffaella Rumiati, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, SISSA, Trieste
  5. Cosimo Nicolini Coen, Università Bar Ilan University, Ramat Gan, Israele

Back To Top