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Cyberealm Atlantica

Report, che cosa non capisco del caso Gasparri-Cyberealm

Il caso Gasparri-Cyberealm secondo Report (Rai3) e le domande di Teo Dalavecuras

Caro direttore,

premetto che quando leggo o sento parlare di servizi, intelligence et similia ho la sensazione che mi si pari davanti un banco di nebbia: è una materia di cui davvero non ho mai saputo né capito nulla a parte quel che si impara dai film di James Bond.

Con la tipica curiosità dell’ignorante, seguo gli articoli di StartMag sull’argomento e domenica sera mi sono sorbito anche l’intera trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci, ma continua a non essermi chiaro se la Cyberealm in quanto tale possa costituire una minaccia per la sicurezza del nostro Paese e/o se la minaccia dipenda dal fatto che presidente del consiglio d’amministrazione di Cyberealm sia il buon Maurizio Gasparri, politico di lungo corso e quindi, per definizione, addentro agli arcana imperii del nostro amato paese.

Dalla full immersion del weekend nell’affascinante mondo del cyberspionaggio ho ricavato però un paio di riflessioni che ti affido.

La prima è che in un Paese dove per anni e anni operava orgogliosamente un’università dell’intelligence che però manteneva la propria sede legale a Malta (sempre nella Ue, ci mancherebbe altro), tutto è possibile.

La secondo riguarda specificamente il caso Gasparri-Cyberealm. Se non ho frainteso, Gasparri, da presidente di una società interamente posseduta da un cittadino israeliano che si occupa di cybersicurezza e forse vicino ai servizi israeliani, e contemporaneamente vice-presidente del Senato, non era un gran bello spettacolo. In realtà lo spettacolo non c’era proprio perché il protagonista aveva omesso di dichiarare la carica di presidente di una società di capitali, che come membro del Parlamento era tenuto a rendere nota.

Se le cose stanno così, faccio ancora più fatica a capire. L’ufficio di amministratore delle società iscritte nel registro delle imprese è di pubblico dominio, chiunque può conoscere i nomi di tutti gli amministratori, dei soci e dei sindaci di qualsiasi società in pochi secondi; nessuna persona dotata di senno che, tenuta a dichiarare la propria qualità di amministratore della società X, tralasci questa formalità, può immaginare di farla franca, nemmeno Harry Potter. Gasparri ha “giustificato” la mancata disclosure col fatto che lui era sì presidente, ma “non operativo” aggiungendo “per buon peso” che l’obbligo di dichiarazione riguarda gli amministratori ma lui era appunto presidente.

Spero  che tra gli elettori di Gasparri non ci sia né un notaio o un avvocato, né un ragioniere o un commercialista, perché con alzate di ingegno di questo livello sarebbero tutti voti perduti per sempre.

In ogni caso il dubbio è lacerante: abbiamo avuto per un anno buono, a Palazzo Madama, un vice-presidente privo di senno, oppure tra i compiti dei servizi di Palazzo Madama non è contemplato un riscontro di quanto dichiarato dai neoeletti senatori con le risultanze dei pubblici registri, quanto meno di quelli online?

Di certo, essendo per un anno intero riuscito a tenere segreta la sua carica societaria, almeno una cosa positiva sul proprio conto Gasparri l’ha dimostrata: è uno dei pochi – forse l’unico, che si sappia – politico a non avere nessun nemico.

Rimane però una domanda che mi tormenta: ammesso e non concesso che Gasparri elargisse i suoi preziosi consigli strategici alla Cyberealm, e magari anche qualche contatto, per svolgere questa attività era proprio indispensabile “spendere”, col colto e con l’inclita, il titolo di presidente della stessa Cyberealm?

Lo so direttore, con simili domande da sprovveduto metto in piazza la mia ignoranza. Ma confido nella tua indulgenza.

Buona serata,

Teo Dalavecuras

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