skip to Main Content

Renzi tra fissazioni e ossessioni azzurrine

Perché Renzi continua a polemizzare con i vertici di Forza Italia? La nota di Paola Sacchi

Nel mirino Matteo Renzi ha ormai messo soprattutto Antonio Tajani, nuovo leader di Forza Italia, per cercare di “rosicchiare quel che resta di FI, dopo il Cavaliere”, gli ha attribuito giorni fa “Il Corriere della sera”, dove viene riportata anche l”intenzione dell’ex premier e leader di Iv di “rosicchiare pure la parte ex renziana del Pd”. Ieri però nel mirino degli attacchi ormai quasi quotidiani di Renzi è stata di turno il premier Giorgia Meloni, nonostante avesse già dato esaustive spiegazioni sul fatto di aver pagato di tasca sua gli 80 euro con cui è stato saldato il conto non pagato dagli italiani in Albania. Matteo Renzi ha avuto gioco facile a fare il paragone con i suoi 80 euro a 10 milioni di italiani. Ed ha liquidato il gesto di Meloni, a tutela dell’immagine dell’Italia, nonché dello stesso ristoratore, come “populista” da like.

Una polemica al giorno, ormai da parte di Renzi, condita da salaci battute, con l’obiettivo di far centro, ovvero un nuovo centro contro populismo grillino e “sovranismo di destra”. Segno tangibile delle difficoltà di Renzi alle prese con il quasi divorzio con Carlo Calenda e in vista delle Europee. A Tajani è stata riservata giorni fa, sul “Riformista”, giornale di cui Renzi è direttore editoriale, una foto a tutto campo in prima pagina, con un’espressione perplessa e corrucciata, corredata dal titolo “Forse Italia”, per criticare presunti tentennamenti del segretario azzurro, nonché vicepremier e anche ministro degli Esteri.

Ecco, forse, al di là delle beghe interne politiche, con un titolo, sembra ripescato da una vecchia battuta che circolava tanti anni fa in FI come “Sforza Italia” ripresa o coniata da Roberto D’Agostino, però occorre dargli atto con più brillante ironia, evidentemente non è stato messo forse nella dovuta considerazione, pur nella legittimissima polemica, che il segretario di FI è anche titolare della Farnesina. E magari con il capo della nostra Diplomazia servirebbe un po’ più di cautela, visto che siamo in ambito delicato e ne potrebbe andare di mezzo anche l’immagine del nostro Paese.

Però, Renzi evidentemente alla battuta, seppur in questo caso evidente scelta politica, non resiste, forse solo in questo c’è qualcosa che lo accomuna all’arcinemico Massimo D’Alema che fece persino autocritica. E però riusciva, per chi lo conosce abbastanza, almeno ad essere in questo un po’ più divertente.

Comunque sia, tutto ciò è la conferma più evidente di quanto Renzi già disse in Senato, nella commemorazione di Silvio Berlusconi. In sintesi il messaggio fu: nessuno ha la sua eredità politica a cominciare dal centrodestra. Sottinteso: tranne che io? Ma senza fare processi alle intenzioni, quelle parole suonarono un po’ surreali, dal momento che Berlusconi è stato proprio il fondatore di quel centrodestra oggi al governo. Quello stesso Berlusconi che Renzi, nei giorni dell’espulsione in forma retroattiva dal Senato, liquidò incautamente con l’infelice battuta “game over”. Per non parlare del trattamento usato a Matteo Salvini nei giorni del Papeete, con battute a gogò andate avanti per mesi. Salvo poi riallearsi per ragioni politiche, ovvero ritornare al governo con il Pd e quei Cinque Stelle, cui l’allora ministro dell’Interno, oggi vicepremier e ministro delle Infrastrutture-Trasporti, aveva staccato la spina con motivazioni sulla loro politica dei no che lo stesso Renzi aveva condiviso. Renzi poi che elogia giustamente il suo garantismo dimentica sempre di ricordare il suo sì per mandare Salvini a processo. Ma così vanno le cose del mondo, anche in politica.

Torniamo a Tajani che ora il leader di Iv ha particolarmente messo nel mirino. Il tentativo di Renzi di prendere voti a Fi è ovviamente legittimo, tanto più ora che si trova in forti difficoltà di consensi in vista delle Europee e l’ex premier si è mostrato finora molto più abile nelle manovre di Palazzo. Questo nulla toglie alle sue capacità che non vanno affatto sottovalutate. Ora però Renzi si scontra con quel vero muro di gomma che è Tajani, da sottovalutare affatto, a sua volta. Di poche parole, a differenza del politico fiorentino, il segretario di FI, vicepresidente del Ppe, ex numero due del Cav, ex presidente del Parlamento Europeo e ex di numerose altre prestigiose cariche nella Ue, con risultati concreti, si è limitato a laconiche repliche.

Ieri a Paola Di Caro per “Il Corriere della sera” ha ribadito che FI alle Europee si presenterà con il proprio simbolo, dove c’è il Ppe, seppur si possono fare alleanze con liste civiche o altri che “vorranno aggregarsi”, che FI, inoltre, non chiede l’abbassamento della soglia di sbarramento dal 4 al 3 per cento. Cosa che invece per Iv sarebbe vitale. Conclusione di Tajani: il centro eravamo e resteremo noi. Quindi, porte più che sbarrate: “Renzi? Abbiamo bisogno di soldati, non di chi si sente generale”.

Intanto, FI si sta riorganizzando per un maggiore radicamento territoriale. Ieri sera Francesco Battistoni, nuovo responsabile dell’organizzazione azzurra, ha postato su Twitter una foto a una sagra a Valentano (Viterbo), Maremma laziale, con il sindaco e numerosi amministratori locali. E a decine sono le iniziative da qui al 29 settembre a Paestum per il.giorno che sarebbe stato il compleanno del Cavaliere.

Sorge una domanda: ma perché, detto con tutto rispetto, Renzi non si rilancia facendo soprattutto perno su di sé, i suoi programmi, le sue capacità, invece di continuare a autodefinirsi soprattutto ormai in contrapposizione con gli avversari? Non rischia un po’ così di cadere nella stessa sindrome del tanto da lui contestato Pd?

Back To Top