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Clima

Perché nel Regno Unito si sciopera nei servizi pubblici?

Regno Unito: scuole chiuse e treni fermi. E si annunciano annuncia altri pesanti scioperi per contestare il governo Sunak, che sembra non voler cedere in questo lungo braccio di ferro. Fatti, numeri e commenti

 

Ieri è stato il giorno del grande sciopero nel Regno Unito: circa 500mila lavoratori del settore pubblico, dagli insegnanti ai vigili del fuoco, hanno incrociato le braccia contro la stagnazione dei salari e l’alta inflazione, che superando il 10% ha raggiunto il livello più elevato degli ultimi 40 anni.

Una simile partecipazione a uno sciopero non si registrava da più di 10 anni e il primo ministro, Rishi Sunak, rischia di non superare il test dei 100 giorni.

CHI SCIOPERA NEL REGNO UNITO…

Dei circa 500mila lavoratori del settore pubblico che hanno deciso di incrociare le braccia, secondo Reuters e Guardian, 300mila sono insegnanti, a cui si sarebbero aggiunti altri 100mila dipendenti pubblici, tra i quali docenti universitari, macchinisti, guardie di sicurezza e lavoratori delle forze di frontiera.

Ma la prossima settimana anche infermieri, personale delle ambulanze, paramedici, addetti alle chiamate d’emergenza e altri operatori sanitari hanno annunciato altri scioperi. E, intanto, si stima che ieri l’85% delle scuole in Inghilterra e Galles siano state chiuse e la circolazione dei treni sia stata garantita solo per il 30%.

… E PERCHÉ

Gli scioperi, afferma il Washington Post, non riguardano solo i salari, ma anche questioni più ampie di equità economica e legittimità politica. Un sondaggio di YouGov, infatti, ha rilevato una “relazione molto forte tra il sostegno agli scioperi e il fatto che una professione sia considerata un contributo al Paese”, come nel caso degli infermieri e del personale delle ambulanze, dove anni di sottofinanziamento hanno portato all’attuale crisi.

Ma anche i badanti si sentono oberati di lavoro, i macchinisti sottovalutati e gli insegnanti trascurati, mentre i negoziati continuano ad arenarsi.

Inoltre, il Trades Union Congress, che rappresenta 48 sindacati, sta organizzando oltre 75 manifestazioni in tutto il Regno Unito per protestare contro un disegno di legge del governo che, a suo dire, rappresenta un “attacco” al diritto di sciopero in quanto inasprirebbe le leggi rendendolo più difficile per i lavoratori dei settori chiave.

Il disegno di legge prevede, infatti, il mantenimento dei livelli di servizio di base tra i vigili del fuoco, il personale delle ambulanze e delle ferrovie anche in caso di sciopero.

COSA NON PIACE DEL GOVERNO SUNAK AI BRITANNICI

“Un tempo – si legge nell’articolo del Washington Post – in Gran Bretagna i capi sindacali erano condannati come burocrati avidi e non eletti. Ma il governo di Sunak soffre di problemi di credibilità democratica e di accuse di corruzione ben più gravi”.

Tra l’altro, il patrimonio stimato in 830 milioni di dollari del primo ministro (non eletto dai cittadini) non lo rende una figura empatica agli occhi di un dipendente sottopagato, soprattutto se esclude di aumentare gli stipendi.

I GIORNI LAVORATIVI PERSI

Ma il Guardian fornisce anche altri numeri circa lo sciopero nel Regno Unito. Secondo l’Office for National Statistics (ONS), 467.000 sarebbero i giorni lavorativi persi a causa di scioperi da parte di 197.000 lavoratori nel mese di novembre; i sindacati hanno stimato che a dicembre sarebbero stati addirittura più di 1 milione, diventando così il mese peggiore per i disagi dal luglio 1989.

Nel settembre 1979 furono 11,7 milioni, il totale più alto mai registrato in un singolo mese.

QUANTO COSTA ALL’ECONOMIA INGLESE IL GRANDE SCIOPERO

Per il Centre for Economics and Business Research, 8 mesi di sciopero sono costati all’economia britannica almeno 1,7 miliardi di sterline, che vanno ad aggiungersi alle già presenti pressioni recessive.

La cifra equivale a circa lo 0,1% del Pil del Regno Unito previsto per lo stesso periodo, con un valore dell’intera economia pari a circa 2,5 miliardi di sterline.

COME STANNO I SINDACATI

Anche ai sindacati non va tanto meglio. Secondo il dipartimento per le Imprese, l’energia e la strategia industriale, il tasso di adesione tra i dipendenti del Regno Unito nel 2021 è stato del 23,1%, il più basso mai registrato.

A gennaio, fa sapere un sondaggio YouGov, il 28% degli intervistati ha dichiarato che i sindacati svolgono un ruolo negativo (a novembre lo pensava il 34%), contro il 34% che invece ritiene che abbiano un impatto positivo (a novembre la percentuale era del 35%).

Inoltre, i dipendenti che guadagnano meno di 250 sterline a settimana o più di 1.000 sterline a settimana hanno molte meno probabilità di essere iscritti rispetto a quelli che si trovano nella fascia media.

I NUMERI DEI SALARI

Stando alla Resolution Foundation citata dal Guardian, l’aumento dei salari reali, ovvero il valore dei salari al netto dell’inflazione, per tutti i lavoratori tra il 1970 e il 2007 è stato pari al 33%.

Per quanto riguarda, invece, il calo in termini reali delle retribuzioni del settore pubblico tra il 2009 e il 2022, secondo l’analisi del quotidiano britannico sui dati ONS dello scorso luglio, è stato del 4,3%.

PUBBLICO VS PRIVATO

Nel 2022 il Trades Union Congress ha stimato che il calo dei salari reali è stato del 3%, il più grande dal 1977. Le retribuzioni del settore pubblico risultano le più colpite, con una media di 180 sterline al mese in meno rispetto all’anno precedente.

Nei tre mesi fino a novembre, la crescita dei salari del settore privato si è attestata al 7,2% prima di tenere conto dell’inflazione, contro il 3,3% del settore pubblico. A fronte di un tasso d’inflazione globale del 10,7% a gennaio, si è registrata una riduzione in termini reali per entrambi i gruppi.

L’IMPATTO SUL MONDO REALE

Una famiglia britannica a basso reddito, spiega il Guardian, è il 22% più povera rispetto alla controparte francese (circa 3.800 sterline all’anno) e il 21% rispetto all’equivalente tedesca.

Stando alla Resolution Foundation, l’ammanco annuale di reddito rispetto a quello che i lavoratori avrebbero potuto aspettarsi se la crescita dei salari fosse continuata ai livelli precedenti la crisi finanziaria è pari a 9.200 sterline.

STIME

Per i ministri britannici, il costo dell’aumento di stipendio di tutti i lavoratori del settore pubblico, equivalente a 1000 sterline per famiglia, sarebbe di 28 miliardi di sterline. Tuttavia, secondo l’organizzazione di fact-checking Full Fact, questa cifra non tiene conto dell’importo che verrebbe restituito alle casse pubbliche sotto forma di tasse.

Per l’Institute for Fiscal Studies, un aumento pari all’inflazione a partire dalle attuali offerte per il 2022/23 costerebbe molto meno, ovvero circa 13 miliardi di sterline. Ma il Tesoro afferma che la riapertura del processo retributivo di quest’anno è fuori discussione.

COSA DICE DOWNING STREET

Per Downing Street si dovrebbe proseguire con i negoziati invece che con gli scioperi ma i sindacati accusano il governo di non aver preso sul serio tali trattative.

L’esecutivo di Sunak, scrive Reuters, ha adottato una linea dura contro i sindacati e sostiene che cedere alle richieste di forti aumenti salariali aggraverebbe ulteriormente il problema dell’inflazione nel Regno Unito.

Sebbene, infatti, alcune controversie minori – per lo più nel settore privato – siano state risolte, il governo si è finora rifiutato di fare un passo avanti sulle retribuzioni del settore pubblico.

“Qualsiasi azione che rischi di incorporare i prezzi elevati nella nostra economia non farà altro che prolungare il dolore per tutti e bloccare qualsiasi prospettiva di crescita economica a lungo termine”, ha detto il ministro delle Finanze, Jeremy Hunt.

NON FINISCE QUI

Ma gli scioperi di ieri sono solo l’inizio. Come preannuncia il Guardian, altre azioni sindacali, anche nel servizio sanitario nazionale, sono previste per tutto febbraio e marzo, perché dal punto di vista dei sindacati le trattative stanno “andando al contrario” e sembra proprio che non ci sia alcun segnale che lasci pensare che l’attuale impasse finisca presto.

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