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Perché la Cia esclude la mano russa dalla sindrome dell’Avana

Secondo la Cia, è poco probabile che la "sindrome dell'Avana" sia causata da attacchi via onde elettromagnetiche ordinati da governi ostili agli Stati Uniti. Però la ricostruzione dell'agenzia non convince tutti. Ecco perché

 

La CIA, l’agenzia di intelligence degli Stati Uniti specializzata nelle operazioni all’estero, ha detto di considerare poco probabile che la “sindrome dell’Avana” – un misterioso malessere che negli ultimi cinque anni ha colpito centinaia di diplomatico americani nel mondo – possa essere stata causata da attacchi di un governo straniero.

CHE COS’È LA SINDROME DELL’AVANA

Della cosiddetta “sindrome dell’Avana”, come accennato, si sa molto poco. Se ne sono registrati casi a Cuba (è partito tutto dall’ambasciata statunitense a L’Avana), in America del sud, in Europa e in Asia tra il 2016 e il 2021. Nella lista dei disturbi provocati rientrano il mal di testa, la nausea, i problemi all’equilibrio e i vuoti di memoria. Le cause non sono chiare, ma gli Stati Uniti ipotizzano che alla base del malessere vi siano delle onde elettromagnetiche, direzionate verso i propri edifici consolari attraverso apparecchi non identificati. Prove concrete, tuttavia, non sono state trovate.

I servizi americani pensano comunque che la responsabilità del fenomeno sia da ricondurre alla Russia.

COSA DICE LA CIA

Stando ai risultati di uno studio realizzato dalla CIA e non ancora definitivo, la maggioranza dei mille casi di sindrome dell’Avana raccolti dal governo americano sono dovuti a motivi ambientali, a situazioni di stress estremo o a condizioni mediche non diagnosticate. L’ipotesi di una campagna di guerra neurologica portata avanti contro l’America da qualche nazione ostile viene giudicata poco probabile dall’agenzia. Che precisa però come stia continuando a indagare su una ventina di casi ancora non spiegabili.

A CHI NON CONVINCE IL RAPPORTO DELLA CIA

Le conclusioni provvisorie dello studio della CIA non piacciono innanzitutto alle vittime della sindrome. E non sono condivise dagli altri apparati americani. Il dipartimento della Difesa, che controlla le forze armate, e l’FBI, l’agenzia di intelligence interna, stanno infatti proseguendo le investigazioni sulle eventuali responsabilità straniere.

I funzionari del Pentagono, in particolare, sono quelli più convinti del coinvolgimento della Russia, mettendo l’accento sulle ricerche effettuate dal paese sulle armi a energia diretta.

LE MICROONDE

Le microonde potrebbero spiegare quei casi di sindrome dell’Avana ancora senza soluzione. Uno studio del 2020 delle Accademie nazionali delle scienze, ingegneria e medicina degli Stati Uniti indicava proprio le microonde come cause più probabili del malessere.

La CIA continua a seguire la pista, sebbene finora non abbia trovato prove di sistemi d’arma di questo tipo né abbia intercettato comunicazioni di governi stranieri dove si facesse menzione di apparecchi del genere.

LA LAMENTELA DELLA CIA

Un anonimo funzionario della CIA ha detto al New York Times che gli studi sulla sindrome dell’Avana sono stati complicati dalle tantissime segnalazioni – incentivate dal governo – di problemi di salute o di sintomi apparentemente inspiegabili. Di conseguenza, l’agenzia si è ritrovata a esaminare migliaia di casi estranei all’oggetto di indagine, rendendo più complicato per gli analisti concentrarsi sul malessere in questione.

LA GEOPOLITICA DIETRO ALLA SINDROME DELL’AVANA: PARLA FABBRI

Dario Fabbri, analista geopolitico ed esperto di Stati Uniti, aveva spiegato a Startmag che il dato geopoliticamente più rilevante dell’intera vicenda non era stabilire la causa del malessere, se cioè fosse provocato da un’arma oppure no. Quanto il fatto che gli apparati militari di Washington abbiano accusato proprio Mosca, nonostante le armi neurologiche – ammesso che di queste si tratti – siano diffuse tra le principali potenze mondiali.

Secondo Fabbri, “non è un caso” che il caso della sindrome dell’Avana sia tornato d’attualità proprio in questo momento, quando è in corso un complicato negoziato tra gli Stati Uniti e la Russia sull’Ucraina e sull’allargamento a est della NATO.

“Gli apparati americani”, sosteneva l’analista, “hanno interesse a rendere pubblica quella che ritengono una responsabilità russa, e a diffonderla sui quotidiani, perché temono che l’amministrazione politica possa trovare un accordo con il Cremlino”. E temono, di conseguenza, che un’intesa tra Washington e Mosca possa mettere a rischio il predominio americano sull’Europa.

“Gli apparati pensano che quello europeo sia il continente più importante al mondo, che conti anche più dell’Asia sul piano economico e culturale”, dice. “E dunque temono che, aprendo alla Russia, gli Stati Uniti vedrebbero minacciata la loro influenza ed egemonia sull’Europa, perché una Russia slegata dal contenimento americano potrebbe stringere patti con la Francia, l’Italia e forse anche la Germania”.

Gli ultimi aggiornamenti fanno emergere anche le divisioni interne agli apparati stessi, tra una CIA più “garantista” se si parla di Russia e un Pentagono su posizioni più rigide.

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