In prima fila ad ascoltare, con il loro leader Matteo Salvini, gli alleati di destra cosiddetti “sovranisti” in Europa di “Identità e Democrazia” ci sono anche gli uomini simbolo della Lega nelle istituzioni regionali e nazionali. Dal governatore del Veneto, Luca Zaia, ai presidenti della Lombardia e del Friuli, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga, al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nella veste di vicesegretario leghista, la stessa del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che in passato non aveva escluso un possibile avvicinamento al Ppe. Si dirà: liturgie dello schema organizzativo “leninista” della Lega. Ma anche le presenze di questo calibro istituzionale e di partito, al tempo stesso, fanno oggettivamente risultare un po’ sproporzionati certi commenti delle opposizioni, dalla sinistra radicale, dal Pd all’area centrista cosiddetta moderata. Commenti così: “A Firenze la feccia d’Europa” (Nicola Fratoianni, Alleanza Verdi-Sinistra); “A Firenze peggiore destra razzista, xenofoba” (Chiara Gribaudo, capogruppo Pd); “Salvini si dimetta e Giorgia Meloni lo dovrebbe prendere a pedate” (Mara Carfagna, presidente di Azione).
Carfagna si riferisce ad alcune prese di posizione non favorevoli al sostegno all’Ucraina o alla reazione di Israele dopo l’attacco di Hamas, definita “guerra a Gaza”, venute dai rappresentanti di alcune delegazioni. Alcune voci ieri dal numeroso parterre di Firenze (alla Fortezza da Basso) dissonanti con votazioni in parlamento e prese di posizioni della Lega di Salvini. Lo stesso leader, vicepremier, ministro delle Infrastrutture e Trasporti nel suo intervento conclusivo dell’evento presentato dall’europarlamentare leghista, Marco Zanni, presidente di Id, non nasconde che ci sono anche diversità (“Sfumature diverse”) nel gruppo europeo, che altrimenti non avrebbe il termine identità nel nome.
Salvini premette che l’esecutivo di Giorgia Meloni “non è in discussione. Con Giorgia e Antonio Tajani lavoro benissimo, il governo durerà fino al 2027”. Ma per Salvini Fratelli d’Italia e Forza Italia commetterebbero un “errore fatale” se decidessero di allearsi con forze non di centrodestra in Europa, “sarebbe una grande occasione mancata: tra Marine Le Pen e Macron scelgo tutta la vita Le Pen”. Salvini si dichiara ancora una volta contro “l’inciucio” con i socialisti, che, a suo avviso, sembra “preparare” il commissario Ue Paolo Gentiloni con le sue dichiarazioni. Ma il leader leghista dice anche che il segretario azzurro Tajani “sbaglia” quando non esclude un’alleanza bis tra socialisti e Popolari (quest’ultimo il gruppo di cui storicamente FI è rappresentante in Italia).
“Solo il centrodestra unito anche in Europa – torna Salvini ad incalzare gli alleati – può vincere e liberare Bruxelles da chi la sta occupando abusivamente per proprio interesse personale”. Nessuno del numeroso parterre dice di uscire dall’Europa, si parla di “Europa futura”. Più che anti-europeisti sarebbe più esatto definirli “anti-“UEisti”. L’attacco alla burocrazia e all’attuale esecutivo Ue, alle politiche “ideologiche” green, pur ribadendo il leader leghista di non essere affatto contrario alla transizione ecologica, percorre tutti gli interventi dell’evento ‘Free Europe’. Alla “Fortezza” parole forti. Il leader del partito romeno Aur George Simion – che però è stato invitato come ospite e spiega di aver fatto richiesta fin dal 2020 di adesione ai Conservatori europei – paragona l’Unione europea all’inferno dantesco. Marine Le Pen, nel videomessaggio inviato “all’amico Matteo”, attacca: l’immigrazione irregolare “è un progetto, non un problema”, la Commissione porta avanti un “modello di annientamento dell’identità dei popoli europei”. La nostra vittoria in Olanda, scandisce, dal canto suo, Geert Wilders, nel video inviato al convegno, sarà un “terremoto politico per i pesi massimi in Europa” e “l’inizio di vittorie elettorali” in altri Paesi. Wilders che è alle prese con la complicata formazione del governo sottolinea però che “il nostro non è voltare le spalle al mondo sull’immigrazione o mancanza di empatia”. Tra i più duri contro von der Leyen il co-leader di Afd, Tino Chrupalla, che parla di Ucraina “da fermare” perché “non può vincere la guerra”. Jordan Bardella, giovane presidente del partito di Le Pen, ritiene che “l’Unione europea” sia diventata “un pericolo che cerca di imporre ai popoli la decrescita con la ripartizione dei migranti”.
Nella replica Salvini evoca la metafora di Davide, a difesa degli israeliti, contro Golia nella veste di banchieri, burocrati, George Soros, Golia “nemico dell’Europa”. Suona anche come una indiretta replica a chi aveva criticato “la guerra di Israele a Gaza”.
Di fatto, il succo politico è che Salvini ieri ha inaugurato la campagna elettorale della Lega alle Europee dove i partiti della coalizione a tre punte, con un ruolo maggioritario di FdI che esprime premier, correranno con il proporzionale. Ed è fisiologico, nonostante le demonizzazioni della sinistra e i suoi media, che ogni partito esalti la propria specificità. La Lega come dall’altro lato FI non possono assegnare, pena la loro stessa esistenza, a FdI un ruolo di partito pigliatutto, che copre sia la destra che il centro. Ed è evidente che Salvini tende ad occupare gli spazi lasciati scoperti a destra da FdI che è la vera rappresentante della destra, ma che per il ruolo istituzionale di Meloni occupa anche uno spazio di centro. Mentre, come in un gioco di specchi, la Lega sarebbe un partito più di “centro” nel senso del pragmatismo espresso sul territorio a cominciare dai suoi amministratori fiore all’occhiello.
Due contromanifestazioni in città: quella della “rete democratica” cui ha partecipato lo stesso sindaco Dario Nardella (Pd) con le bandiere della Ue, e nel pomeriggio quella dei centri sociali. Nardella ha detto “ognuno è benvenuto a Firenze, che però non ha niente a che fare con le ultradestre” e ha anche ingaggiato con Salvini una sorta di duello per la visita agli Uffizi degli alleati di Id. Reazioni però quelle del sindaco di Firenze che sembrano uscite dai binari del suo ruolo istituzionale di sindaco, che, in quanto tale, dovrebbe essere di tutti, anche di chi non lo ha votato. Posizioni che rischiano di rivelarsi un boomerang. Mentre in tutto questo il principale destinatario di Salvini è parso invece FdI che proprio non molto distante a Pistoia ha riunito i Conservatori, di cui in Europa è presidente la stessa Meloni che finora non ha preso ufficialmente posizione, a differenza di Salvini e Tajani, sulle alleanze nella Ue. Forse mai come questa volta le Europee sono anche le più politiche interne di sempre. Salvini ha lanciato l’obiettivo di far diventare Id, di cui è il partito principale, dopo le elezioni del 2019 con la Le Pen, il terzo gruppo. Una doppia sfida in Italia e in Europa.