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Giorgetti

Quel venticello di Salvini che lascia imperturbabile Draghi

Come procedono i rapporti fra Salvini e Draghi? I Graffi di Damato

Ben protetto dell’ombrello, Mario Draghi procede spedito e sorridente sotto la pioggia, come nella foto che lo ha ripreso in Slovenia e che il manifesto ha voluto usare sulla sua prima pagina col titolo “no problem” per rappresentare la situazione politica italiana.

Il presidente del Consiglio è insomma sicuro del fatto suo e non si lascia distrarre, condizionare e quant’altro dal “calendario elettorale” -come lo ha chiamato- che assorbe invece le energie dei partiti della sua vasta maggioranza di emergenza, protesi a combattersi fra di loro per contendersi voti, città e quant’altro in vista dei ballottaggi comunali del 17 ottobre, soprattutto a Roma: “la madre di tutte le battaglie”, come la definisce in una intervista al Corriere della Sera Goffredo Bettini, del Pd. Che è in ansia anche dopo il voto personale annunciato per il piddino Roberto Gualtieri da Carlo Calenda dopo avere avuto assicurazione che i grillini, sconfitti nelle urne con la ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco, non saranno coinvolti nella nuova giunta dall’ex ministro dell’Economia.

Bettini sa che neppure Calenda, battuto nella corsa al Campidoglio con la sua lista civica, per quanto la più votata fra tutte, potrebbe bastare a garantire la sconfitta del “destro” Enrico Michetti. Cui la Raggi, a prescindere dal caffè appena offertole dal fedelissimo di Giorgia Meloni, potrebbe essere tentata di ricambiare il favore un po’ umorale e un po’ politico ricevuto cinque anni fa dalla destra nel ballottaggio capitolino vinto alla grande sul piddino e radicale Roberto Giachetti, oggi dell’Italia Viva di Matteo Renzi. “Madre di tutte le battaglie” davvero, in ogni senso, questa Roma dove Bettini peraltro si è sempre mosso a suo agio, persino allevando o inventandosi qualche sindaco nei tempi più fortunati della sinistra.

Ma torniamo a Draghi e al suo ombrello, sul quale si è inutilmente rovesciata, senza bagnare il presidente del Consiglio, l’acqua del Matteo Salvini rivoltatosi contro la delega fiscale varata dal Consiglio dei Ministri nonostante il dissenso dei leghisti. Ma come la “crisetta” sparata ieri in prima pagina dal quotidiano Libero, anche l’acqua di Salvini si è rivelata acquetta per l’assicurazione data da lui stesso di non volere compromettere la sorte del governo, non foss’altro per non regalare una crisi al segretario del Pd Enrico Letta. Che saprebbe come utilizzarla, impossessandosi cioè del tutto di Draghi, sin forse a mandarlo al Quirinale e a strappargli uno scioglimento anticipato delle Camere utile, fra l’altro, ad evitare, col dovuto rinvio, i referendum sulla giustizia da lui contrastati in sintonia, guarda caso, con Giuseppe Conte. Al quale il segretario piddino vorrebbe “allargare” il centrosinistra, specie ora che i grillini, in caduta libera elettorale, sono più deboli.

Sarebbe obiettivamente il colmo se Salvini, promotore dei referendum sulla giustizia con i radicali, facesse al Pd questo regalo, di cui nella Lega peraltro sono ben consapevoli, come dimostra il silenzio non so se più imbarazzato o furente dell’ala cosiddetta governista. Che Emilio Giannelli nella vignetta di prima pagina del Corriere ha rappresentato felicemente nel governatore veneto Luca Zaia, accorso “a bordo campo” per “il modesto strappo” dichiarato da Salvini deciso a “restare in campo”. Ma “senza toccare palla”, gli intima Zaia, assistito nel soccorso dal non meno preoccupato o contrariato ministro Giancarlo Giorgetti.

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