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Cosa vuole davvero la Russia su Ucraina, Ue e Nato?

Perché Putin è contro l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, ma non ha espressamente vietato l’eventuale adesione all’Unione europea. L'intervento di Arcangelo Milito

 

Al momento in cui si scrivono queste righe i primi missili russi cadevano sul quartiere governativo della capitale dell’Ucraina Kiev, verso le 3.00. La notte è rischiarata a giorno dai lampi delle esplosioni (almeno sei) e secondo varie fonti, continuano i combattimenti violenti fra reparti scelti della Guardia Nazionale ucraina e i paracadutisti russi per il controllo dell’importante pista aerea di Gostomel (Aeroporto Antonov, a 24 km circa a ovest di Kiev), con la copertura di circa 30-34 elicotteri d’attacco Mi-24 e Ka-52.

Sempre stanotte si inseguono notizie riguardanti una colonna di blindati e carri armati russi in direzione di Ivankov, sempre a nord-ovest di Kiev e provenienti da Chernobyl, dopo che anche lì unità speciali russe avevano messo in sicurezza il perimetro della centrale nucleare. Qui i tecnici russi al seguito delle truppe hanno registrato un insolito e consistente aumento del tasso di radiazione, da 3200 nSv/h a 65.500 nSv/h.

A sud, verso il Mar Nero per intenderci, le Forze Armate russe sembrano avere conseguito vantaggi consistenti assicurandosi il controllo di Kherson, la distruzione della base navale di Očakov che nel 2019 era stata ammodernata dagli USA e concessa in uso alla US Navy e del suo Operation Center,  a opera di missili partiti dall’incrociatore “Moskva” al largo della Crimea. A ben vedere, i russi stanno ripercorrendo le orme degli Zar della guerra russo-turca del 1787-1788, riprendendo uno sbocco sul Mar Nero, come notavano studiosi della Marina USA anni fa. Sempre in queste ore i russi hanno lanciato un attacco consistente su Berdjiansk e quindi verso l’importante città portuale di Mariupol.

La cronaca ci obbliga a registrare il flusso di eventi tristi e indesiderati, fra morti e distruzioni. La domanda cruciale è: tutto questo era evitabile? Ancora: chi e perché ha portato a tutto ciò? Al di là delle notizie che si susseguono, è possibile prefigurare uno sviluppo del tutto inaspettato? In realtà la situazione potrebbe essere assai più complessa di quanto prospettato dai giornali e tv.

In primo luogo bisogna tenere presente quanto detto chiaramente da Vladimir Putin sull’intenzione russa di “de-nazificare l’Ucraina”, in modo che questa sia “neutrale”, cioè non entri nella NATO. Si badi bene: il presidente russo non ha espressamente vietato l’eventuale ingresso ucraino nell’Unione Europea. In secondo luogo, dobbiamo rilevare che finora la Russia non ha seguito lo schema comportamentale tipico USA e NATO visto per Belgrado, Baghdad o Tripoli, ossia il bombardamento e distruzione immediata dei vertici militari e delle comunicazioni. L’impressione concreta è che sinora la Russia abbia impegnato solo una frazione delle proprie risorse militari.

Questa diversità di comportamento strategico e tattico è sostanziale e conduce alla riflessione non banale, secondo cui Putin e la dirigenza russa hanno visti fallire i colloqui in “formato Normandia” portati avanti alternatamente dal Pres. francese Macron e dal Cancelliere tedesco Scholz, che hanno fatto la spola continua fra Mosca e Kiev con l’obiettivo di scongiurare l’esito bellico nell’immediato. Tuttavia, in una prospettiva di più ampio respiro potremmo ipotizzare che essi volessero prefigurare un quadro europeo del tutto nuovo e sorprendente: stabilire la neutralità dell’Ucraina E -contemporaneamente o nel giro di poco tempo da essa- l’associazione della Russia all’Unione Europea O direttamente il suo ingresso nella UE entro il 2030. Questa mossa avrebbe di colpo depotenziato la NATO e il ruolo preminente che vi esercitano gli USA, con il Regno Unito a complemento. In pratica, sarebbe stata una “Mandrakata” tale da ridisegnare interamente l’assetto geopolitico dell’intera Europa dal 1945 a oggi. Notasi bene: stabilire la neutralità dell’Ucraina era una proposta anche di Henry Kissinger, ex Segr. di Stato USA dal 1973 al 1977, quindi non certo filo-russo, auspicata chiaramente attraverso un articolo sul Washington Post del 5 marzo 2014: “l’Ucraina deve agire da ponte fra Est e Ovest”.

Far too often the Ukrainian issue is posed as a showdown: whether Ukraine joins the East or the West. But if Ukraine is to survive and thrive, it must not be either sides outpost against the other — it should function as a bridge between them.”

Inoltre, non è un caso che vari Stati UE, fra cui Italia e Germania, non hanno espresso il benché minimo consenso alla possibilità di escludere la Russia dal circuito di transazioni commerciali SWIFT basato sul dollaro, né che le sanzioni USA contro la Russia non prevedano affatto di colpire l’energia.

La Germania ha inoltre imposto una sospensione del controverso gasdotto Nord Stream 2 a malincuore e negli ultimi giorni.

Da parte loro, gli americani non riescono a far altro che a riesumare luoghi comuni, pur di non affrontare il problema, vedasi per esempio l’intervista del segretario di Stato Antony Blinken a CBS Evening News giovedì 24 febbraio, in cui si dice semplicisticamente che Putin vuole ricostituire l’impero sovietico: “You dont need intelligence to tell you that thats exactly what President Putin wants. Hes made clear that hed like to reconstitute the Soviet empire. Short of that, hed like to reassert a sphere of influence around neighboring countries that were once part of the Soviet bloc.” Non è un caso che giornalisti italiani (come il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari) da sempre ‘attenti’ agli umori d’oltre-Oceano rilancino la questione: “Putin ha scelto di usare la forza delle armi per poter ridefinire l’architettura della sicurezza europea, a scapito della Nato, della Ue e più in generale delle democrazie”, ha scritto nel suo editoriale del 25 febbraio.

Ogni volta che Macron e Scholz hanno provato a trarre le conclusioni politiche dei loro colloqui e proposte fra Russia e Ucraina nel cosiddetto ‘formato Normandia’, puntualmente si sono registrate le dure prese di posizioni britanniche e continui allarmi americani sugli sviluppi bellici, quasi a voler impedire volutamente una composizione della disputa fra Russia e Occidente.

Prima abbiamo parlato di prevedibile entrata dell’Ucraina nella UE e in prospettiva, di quella della Russia, magari per tappe ed entro il 2030. La contropartita immediata della neutralità ucraina (o sua “finlandizzazione”) garantita alla Russia sarebbe l’ingresso immediato dell’Ucraina nella UE con un processo di transizione per assicurare sostegno economico e infrastrutture adeguate guidato direttamente dalla Commissione Europea, mentre a sud, nel Mar Nero, specie fra Odessa e Crimea, potremmo assistere alla creazione di una sorta di area politico-economica sotto il controllo diretto e congiunto UE-Russia, in modo tale da assicurare pari stabilità e prosperità commerciale a tutte le parti.

Piccolo, cattivo pensiero: l’inusuale attacco verbale del ministero degli Esteri di Mosca a Luigi Di Maio sulla sua mancanza di capacità diplomatica potrebbe essere dovuto proprio al mancato appoggio italiano al progetto tedesco di associazione della Russia alla UE. Un po’ come il presidente ucraino Zeklenskyj che ha probabilmente rigettato il percorso di composizione proposto da Scholz e Macron contando maggiormente sul sostegno USA e di Regno Unito. Peccato: in un colpo solo l’Europa avrebbe acquisito dimensione di grande potenza, una forza militare autonoma rispetto all’essere solo la succursale NATO e una capacità di proiezione mondiale.

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