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Arpino Vannacci

Putin sospende il trattato New Start sulle armi nucleari, ecco cosa (non) cambia. Parla il generale Arpino

Putin ha dichiarato che Mosca sospende la sua partecipazione al trattato New Start, l'ultimo patto sul controllo delle armi nucleari rimasto con gli Stati Uniti. Conversazione di Start Magazine con il generale Mario Arpino, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa

 

La Russia ha sospeso la partecipazione al trattato New Start.

Lo ha annunciato il presidente russo Vladimir Putin nel suo messaggio alla nazione in merito alla situazione relativa al New Strategic Arms Reduction Treaty (New Start), trattato sulla limitazione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia a Praga l’8 aprile 2010.

Il trattato New Start, firmato nel 2010 dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dal presidente russo Dmitry Medvedev, limita ogni paese a non più di 1.550 testate nucleari e 700 missili schierati. L’accordo prevede ampie ispezioni in loco per verificarne la conformità. Rinnovato nel 2016, fatto scadere da Trump, fu poi rinnovato nel 2021 proprio da Putin e Biden per cinque anni.

“La Russia sospende la sua partecipazione, non esce dal Trattato”, ha specificato Putin.

“Putin ci ha tenuto a sottolineare che si tratta soltanto di una sospensione”, commenta con Startmag il generale Mario Arpino, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa: “Questa sospensione non cambia nulla. Nessuno aveva intenzione di usare queste armi, nemmeno Putin” aggiunge Arpino.

Ecco la conversazione con Arpino.

Perché Putin ha deciso di sospendere il trattato New Start?

Putin è molto assertivo, Biden non è da meno, c’era quindi da aspettarselo in questo momento. Ci troviamo infatti in una fase di stallo. C’è molta attesa nel mondo. Questa può essere sicuramente una necessità da parte di Putin, ma probabilmente anche da parte degli americani. Si tratta di una sospensione, va ricordato bene non è una cessazione.

Il primo Start del 1991 imponeva la limitazione delle armi nucleari in quantità e qualità, ed erano incluse anche la Bielorussia e l’Ucraina. Poi ci sono stati gli Start I (scaduto nel dicembre 2009), Start II e Sort. Il nuovo trattato Start che sostituì i precedenti. C’era già stato un ritiro parziale da parte di Trump. Ora Putin è stato ben attento a non andare a fondo, precisando che non è un ritiro. Bensì un’esigenza di essere pronti dopo le ultime assertività da parte dell’Occidente. Putin insiste su questa storia: il pareggio nucleare tra Occidente e il suo mondo non può assolutamente variare né essere a suo sfavore.

Quali sono i reali effetti di questa sospensione?

Questa sospensione non cambia nulla. Nessuno aveva intenzione di usare queste armi, nemmeno Putin. Anche in questo suo discorso, Putin ha precisato infatti che non useranno mai le armi nucleari per primi, ma se l’Occidente le utilizzasse allora la Russia deve essere pronta. Il presidente russo ha giustificato così la mossa, rovesciando le responsabilità, come è solito fare. È stato molto attento a non compiere disastri verbali, lasciando a livello di pressione in termini di politica generale. Questo c’era da aspettarselo.

Quindi non c’è da preoccuparsi per l’annuncio di Putin?

Non c’è nulla di preoccupante, l’ammodernamento delle armi da teatro lo stava già facendo, gli americani anche hanno continuato a farlo: gli armamenti dislocati qui in Europa sono stati ammodernati di recente. Quindi non vedo nel discorso di Putin né una minaccia né un’escalation, ma solo una pressione verso l’esterno e una rassicurazione verso l’interno. Non dobbiamo dimenticarci infatti che mentre l’Occidente è molto cambiato dal ’90 diventando globalista, la Russia è rimasta patriottica, con una buona parte di Russia, al di qua degli Urali che sente un po’ la mancanza di quella considerazione a livello globale che aveva prima. Adesso poi le disavventure registrate in questa guerra, rispetto alle promesse iniziali, rendono necessario per Putin promettere qualcos’altro. Mostrare i denti all’esterno per consolidare la propria posizione all’interno. Ripeto non vedo questa mossa come un’escalation.

Come reagiranno gli Stati Uniti?

Ci sarà qualche reazione verbale: una replica incisiva ma da prendere in termini dialettici, di certo non pratici. Gli Stati Uniti hanno già fatto quello che dovevano fare.

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