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Russia

Perché non si può convivere con Putin. L’analisi di Snyder

Pensare di cambiare la Russia di Putin attraverso l'economia è impossibile. Estratto di un articolo di Stefano Feltri per Domani Quotidiano.

 

Convivere con Putin si è rivelato impossibile. Come ho raccontato in un lungo articolo, anche l’idea di cambiare la politica russa attraverso l’economia si è rivelata un fallimento: le sanzioni di Stati Uniti e Ue negli ultimi otto anni hanno prodotto ben poco, sia perché cercavano di proteggere il business cruciale per Mosca e per noi, cioè l’energia, sia perché sembravano pensate più per le opinioni pubbliche occidentali che per distruggere davvero il sistema di potere di Putin.

L’invasione dell’Ucraina ha cambiato l’approccio dell’Occidente: con Putin non si può più convivere. Di argomenti per questa linea intransigente, Putin ne ha offerti parecchi. Lo storico Timothy Snyder, uno degli osservatori più acuti delle dinamiche russo-ucraine, ne coglie uno che già basterebbe: il richiamo del presidente russo alla necessità di “de-nazificare” l’Ucraina e fermare un inesistente “genocidio” della popolazione russofona ha il doppio scopo di costruire una legittimità posticcia ai soprusi russi usando il linguaggio che in Occidente segna il tabù supremo (chi si può opporre alla lotta al nazismo?), ma anche banalizzarne la portata storica.

Putin usa il passato come un kalashnikov: solo i russi, veri vincitori della Seconda guerra mondiale mai abbastanza omaggiati dal resto del mondo, hanno la legittimità morale per stabilire chi sono i nuovi nazisti e, quindi il dovere di fermarli. Questo il suo messaggio implicito.

Dunque, avverte Timothy Snyder, le sue parole vanno interpretare come l’annuncio dell’intento di «arrestare i leader politici e civili dell’Ucraina, mettere in scena processi sommari e organizzare esecuzioni di cittadini innocenti».

Se questa è la valutazione di Putin che prevale nelle diplomazie occidentali e in un ambiente accademico ormai saturo di compromessi e ipocrisie, allora è chiaro che la tentazione del regime change diventi quasi una necessità.

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