Sotto la Porta di Brandeburgo, al motto di “quando è troppo è troppo, ora basta” sono tornati i trattori e con essi lo spettro di una rivolta in stile “gilet gialli”. Gli unici che in Germania sono stati in grado, negli ultimi anni, di paralizzare strade e traffico sono stati infatti gli agricoltori, a bordo dei loro trattori. Sono proteste che sorprendono gli abitanti delle città, abituati a ritrovare in luccicanti supermercati i prodotti del lavoro di questo mondo lontano, ma del quale generalmente ignorano problemi ed esigenze.
IL TAGLIO DEI SUSSIDI FA ARRABBIARE GLI AGRICOLTORI
A portare dopo qualche anno di tregua di nuovo gli agricoltori sulle barricate, anzi sui trattori, è stata la decisione del governo di centro-sinistra di tagliare una serie di sussidi a seguito della rimodulazione dei capitoli del bilancio conseguente all’ormai famosa sentenza della Corte costituzionale, che ha aperto un buco di svariati miliardi legati soprattutto al Fondo per il clima (Ktf). Tale fondo – come altri – era alimentato in forme che i giudici di Karlsruhe hanno valutato incostituzionale. E così si è aperto il baratro sulla programmazione finanziaria del governo Scholz.
Nel taglia e cuci che ha impegnato le settimane scorse i vari ministeri, e in particolare i tre esponenti di punta del governo – lo stesso Scholz e i suoi vice dell’Industria (Robert Habeck, Verdi) e delle Finanze (Christian Lindner, Fdp) – ne hanno fatto le spese le categorie meno legate ai tradizionali elettorati dei tre partiti, socialdemocratici, verdi e liberali. Il mondo delle campagne è da sempre terreno di cura elettorale di Cdu e Csu, i due partiti cristiano-democratici, ai quali negli ultimi anni si è aggiunta Afd, rivale e concorrente specie nelle regioni orientali, che al sostegno ha aggiunto quella carica polemica e contestataria che ai due partiti tradizionali mancava.
In seguito alle risoluzioni annunciate la scorsa settimana da Scholz e che prevedono tagli ai sussidi dannosi per il clima, il governo ha eliminato due agevolazioni che impattano direttamente sulle tasche degli agricoltori: il sussidio per il diesel agricolo, che fornisce carburante più economico per le macchine agricole pesanti, e l’esenzione dalla tassa sui veicoli. Al momento è difficile per gli esperti quantificare quanto sarà elevato l’onere aggiuntivo che grava sul settore. Ma gli agricoltori sono arrabbiati, e non solo per i risparmi ora decisi.
LE DIFFICOLTÀ DEGLI AGRICOLTORI TEDESCHI
In verità, le associazioni degli agricoltori si lamentano con una certa regolarità, e anche con una malinconica rassegnazione, accompagnata spesso da dichiarazioni catastrofiche sulla sopravvivenza delle aziende. Accade anche questa volta. Mentre i cortei dei trattori sciamano rumorosamente sulle strade statali che dalle campagne del Brandeburgo convergono nel centro di Berlino, il presidente di Bioland Jan Plagge annuncia l’accelerazione della morte delle aziende agricole, il presidente dell’Associazione tedesca dei contadini, Joachim Rukwied, definisce i tagli del governo una “dichiarazione di guerra all’agricoltura tedesca” che perderà competitività e provocheranno aumenti dei prezzi sui prodotti alimentari.
Prezzi che erano già aumentati sulla scia della crescita dell’inflazione, dovuta principalmente all’esplosione dei costi energetici, ma dai quali anche gli imprenditori agricoli tedeschi erano stati parzialmente risparmiati grazie ai sussidi ai prezzi dell’energia del governo (carburanti compresi). Tanto che, nota con perfidia l’Handelsblatt, “l’anno scorso gli agricoltori sono riusciti ad aumentare notevolmente i loro profitti grazie agli alti prezzi dei prodotti alimentari; recentemente, tuttavia, i prezzi alla produzione sono diminuiti, il che ha alleggerito il peso sui consumatori, ma ha portato gli agricoltori a ritornare al consueto clima di crisi”.
L’ultimo taglio ai sussidi ha incendiato gli animi e le parole dei rappresentanti delle organizzazioni di categoria non conoscono moderazione. “Siamo governati da uno dei governi federali più stupidi di tutti i tempi”, afferma indignato Cornel Lindemann-Berk, uno dei nomi più noti dell’imprenditoria di settore in Germania la cui azienda raccoglie ogni anno 2.500 tonnellate di prodotti agricoli, dal farro all’orzo da birra alle patate, “la quantità di cose disgustose ci colpisce duramente”.
LE CONSEGUENZE DEL TAGLIO DEI SUSSIDI
Lindemann-Berk fa due conti con i giornalisti dell’Handelsblatt e calcola che solo i piani di cancellazione del pacchetto di austerità annunciato la scorsa settimana comportano costi aggiuntivi da 14.000 a 15.000 euro per anno finanziario. A ciò si aggiungono i notevoli aumenti dei prezzi dei trasporti dovuti all’aumento del pedaggio a 0,31 centesimi al chilometro, che però non hanno nulla a che fare con il compromesso di bilancio e ci sarebbero stati lo stesso. Ma il succo resta lo stesso: “Il nostro Stato evidentemente ha dimenticato che l’aumento dei prezzi in così tanti e diversi ambienti porterà a un ulteriore peso economico per i consumatori”, avverte Lindemann-Berk. Nel settore lattiero-caseario – aggiunge – il numero delle aziende agricole si è già dimezzato negli ultimi anni: “È chiaro che ogni chiusura operativa in Germania porta alla perdita di vasti posti di lavoro a valle”.
LA PROTESTA DEI TRATTORI CRESCE
Intanto la protesta sta creando un nuovo fronte polemico all’interno del governo, con i liberali che chiedono ripensamenti e lo stesso ministro dell’Agricoltura Cem Özdemir (che è dei Verdi) che si è schierato contro. “Non è possibile che chiediamo sempre di più ai nostri agricoltori ma non siamo disposti a sostenerli altrove”, ha detto Özdemir, “i limiti della tolleranza sono stati superati, soprattutto perché non esiste alcuna alternativa al diesel agricolo. Non è possibile convertire semplicemente i macchinari pesanti in motori a trazione elettrica”. Il ministro ha quindi invitato il suo stesso governo a rifinanziare i sussidi soppressi.
Punto che agricoltori ritengono irrinunciabile. “Se ciò non accadrà, a partire da gennaio ci sarà una massiccia resistenza, ha promesso, quasi minacciato, il presidente degli agricoltori Rukwied durante la manifestazione di Berlino, “non siamo disposti a sopportare una decisione contraria”.