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Giorgetti

Procure barbine

Le Procure di Palermo e di Milano hanno miseramente chiuso le loro partite sulla presunta trattativa Stato-mafia e sui presunti - pure loro - finanziamenti russi alla Lega. I Graffi di Damato.

A ciascuno le sue figuracce. Se il governo e la relativa maggioranza hanno rimediato alla Camera per assenze da ponte festivo del 1° maggio la clamorosa bocciatura della risoluzione sul Def, il documento di economia e finanza peraltro propedeutico alle misure sul lavoro attese dal Consiglio dei Ministri, le Procure della Repubblica, rispettivamente, di Palermo e di Milano hanno miseramente chiuso le loro partite sulla presunta trattativa fra lo Stato e la mafia nella stagione delle stragi e sui presunti -pure loro- finanziamenti russi alla Lega.

LA PAROLA FINE SULLA “TRATTATIVA”

Sulla “trattativa”, le cui indagini e processi sono costati un’enormità allo Stato e agli imputati assolti, la parola fine è stata pronunciata dalla Corte di Cassazione. Che, correggendo la formula dell’assoluzione già decisa in Corte d’Appello, ha stabilito che gli ufficiali dei Carabinieri del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe Di Donno, oltre all’ex senatore forzista Marcello Dell’Utri, “non hanno commesso il fatto” loro contestato. La partecipazione cioè alla “minaccia allo Stato” condotta dalla mafia stragista.

“La trattativa non c’è stata”, ha gridato in rosso su tutta la prima pagina Il Riformista aggiungendo che “gli imputati sono innocenti, i PM forse no”. Più misurato il Corriere della Sera col titolo, sempre di prima pagina, ”Stato-mafia, assolti anche in Cassazione gli ex Ros e Dell’Utri”.

Più misurato ancora sulla prima pagina della Stampa l’annuncio dell’archiviazione della lunga indagine ambrosiana su “Lega e fondi russi” e del commento di Matteo Salvini. Che ha detto: “Adesso aspettiamo le scuse di tanti”. Ma ha anche aggiunto che i suoi legali preparano un po’ di querele per ricavare da critici ed avversari i fondi che lui era stato sospettato di avere cercato o fatto cercare a Mosca per il suo partito.

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