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Giorgetti

Repubblica e Stampa organi del partito di Landini?

Come alcuni giornali hanno dato conto della polemica tra Landini e Meloni su Primo Maggio, consiglio dei ministri e non solo. I Graffi di Damato

A proposito del “lavoro sporco dei media” lamentato dal Fatto Quotidiano per il discredito che i giornali avrebbero procurato al cosiddetto reddito di cittadinanza, voluto dagli amatissimi grillini e mazzolato anche con le misure oggi all’esame del Consiglio dei Ministri, vorrei offrirvi un campionario di questo lavoro appena offerto dagli stessi giornali su un piano più generale.

MELONI FA LA FESTA A LANDINI?

Meloni sfida il Primo Maggio, ha titolato  senza virgolette la Repubblica facendo quindi proprio il senso della protesta del pur sorridente Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, sulla soglia di Palazzo Chigi andando all’incontro col governo e strafregandosene dell’invito, con tanto di virgolette, attribuito dal Corriere della Sera al segretario generale della Cisl Luigi Sbarra: “Non buttiamola in rissa”.

LO SBROCCO DI LANDINI

Landini ha finto, a dir poco, di non saper nulla delle misure predisposte dal governo per una  seduta del Consiglio dei Ministri “provocatoriamente” voluta il 1° maggio non per onorarlo ma per fargli la festa. Come se, peraltro, il cammino parlamentare del decreto legge in arrivo fosse blindato, anzi blindatissimo, in un Parlamento dove la maggioranza è così bene organizzata da essere scivolata sul documento di economia e finanza.

REPUBBLICA E STAMPA ORGANI DEL PARTITO DI LANDINI?

In sintonia con la “sfida” gridata da Repubblica l’altro grande giornale – La Stampa – del gruppo guidato dal nipote del compianto Gianni Agnelli, che probabilmente non avrebbe per niente condiviso, l’ha buttata sull’amarcord titolando su una foto in bianco e nero: “Quando il lavoro era una festa”. E non invece, secondo Ezio Mauro su Repubblica, per tornare alla corazzata del gruppo, l’occasione di una “battaglia per l’egemonia sociale”.

L’EDITORIALE DEL CORRIERE DLELA SERA

Questo titolo assegnato al commento dell’ex direttore di Repubblica avrebbero potuto curiosamente usarlo pure al Corriere della Sera per l’editoriale di Dario Di Vico. Che ha scritto di misure del governo assai modeste nel loro contenuto, anche per la modestia dei fondi a disposizione, ma fortemente simboliche per una Meloni decisa a far capire che “in termini di consenso politico la grande platea dei lavoratori italiani avrà in tasca la tessera delle confederazioni del Novecento ma costituisce uno dei retroterra del suo partito e del progetto di costruire una destra conservatrice e tendenzialmente centrista”.

Pure lo storico Ernesto Galli della Loggia,  intervistato da Libero, ha detto che ormai, e finalmente, “c’è spazio per il primo partito conservatore” in Italia. Chissà come si sarà sentito, a leggerlo, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, “responsabile Welfare della Cei”, come l’ha presentato Il Fatto Quotidiano, dopo avere sposato in pieno la linea di sinistra di Landini. Il Consiglio dei Ministri oggi -ha detto l’arcivescovo al compiaciuto giornale di Travaglio- un errore: il governo delude, serve il lavoro degno”, non quello indegno evidentemente perseguito o proposto dalla premier pur elogiata, apprezzata e quant’altro dal Papa ogni volta che ne ha l’occasione.

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