È vero che la sua Italia Viva è già andata in visita ufficiale negli anni scorsi al cimitero cristiano di Hammamet, ma Matteo Renzi non aveva mai fatto finora una così piena rivalutazione di Bettino Craxi come è accaduto l’altro ieri, alla presentazione del libro dello storico e docente alla Luiss, Andrea Spiri, “Bettino Craxi. Lettere di fine Repubblica” (Baldini+Castoldi).
Incontro, moderato dal giornalista del Corriere della sera, Tommaso Labate, dove oltre all’ex premier e ex leader del Pd con Spiri si è confrontato anche Luca Josi, l’ex capo dei giovani socialisti, con Craxi, come ricorda, “sotto le monetine” al Raphael.
Se Renzi aveva già espresso giudizi positivi su Craxi, seppur con qualche critica, ora si lancia in un elogio pieno. Scavalcato a “destra” da Carlo Calenda, che si è ritagliato il ruolo dell’opposizione dialogante con il premier Giorgia Meloni, e a sinistra da Elly Schlein, che voterà ai referendum contro la sua riforma del jobs act, Renzi, che sembra spesso fare a gara anche con lo stesso Giuseppe Conte su chi alza di più i toni contro Meloni, torna per l’occasione a indossare le vesti del riformista. “Questo libro su Craxi è il libro su una pagina drammatica della storia d’Italia. Raccoglie delle lettere, quasi tutte del periodo successivo all’esplosione di tangentopoli. Craxi è stato tante cose: rinnovatore negli anni Settanta, è stato un grande Presidente del Consiglio dei Ministri, ha provato delle riforme di straordinaria efficacia”.
E ancora: “Craxi è stato colui il quale ha subito sulla sua pelle la vicenda a Tangentopoli, divenendone il più grande simbolo. In quel celebre discorso del 3 luglio 1992 invocò un’uscita politica dalla crisi della politica causata da Tangentopoli”, dice Renzi. Che ricorda: “Io vengo dalla sinistra democristiana e nel racconto ideologizzato di allora Craxi era quello che si rifiutava di dare la ‘staffetta’ a De Mita. In questo senso avevo un pregiudizio negativo”. Sottolinea il leader di Italia Viva: “Nel mio piccolissimo, quando è accaduta una cosa assolutamente imparagonabile, la vicenda Open, citando due ex presidenti del Consiglio, io ho citato il discorso di Moro ‘non ci faremo processare nelle piazze’ del 1977 e il discorso di Craxi “. Poi un parallelismo, sfumato, tra due parabole comunque diverse, di chi “vuole fare molto o troppo il riformista e rischia di pagarne le conseguenze”.
Spiri, autore del libro, parla di Craxi come dell'”ultimo leader che rivendica il principio di autonomia della politica”. “Quella classe politica si rende conto che il terreno gli sta franando sotto i piedi, pero’ non trova più la spinta propulsiva per affrontare l’ultimo miglio di storia politica repubblicana”, ricostruisce quegli anni, citando le lettere contenute nel libro. “Craxi è l’ultimo leader che rivendica il principio di sovranita’ della politica”, ribadisce Spiri.