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Burgess

Porte aperte all’immigrazione di professionalità. Parola di Boris Johnson

Il primo ministro britannico Boris Johnson che ha annunciato il lancio di un “global talent visa” a febbraio. Il post di Pietro Romano

Porte aperte all’immigrazione di professionalità e valore aggiunto altissimo. E più fondi alla ricerca. A prometterli, alla vigilia della Brexit, il primo ministro britannico Boris Johnson che ha annunciato il lancio di un “global talent visa” a febbraio.

Johnson è intenzionato a dimostrare un’inversione di marcia nella politica dell’immigrazione in grado, come già succede nel settore sanitario, di influenzare positivamente l’economia e la società britanniche. Insomma, uno scambio “win win” tra immigrati e popolazione locale.

Non solo. Il premier britannico punta anche a dare una immagine “aperta” del suo governo conservatore dopo le polemiche, per la verità alquanto speciose, su una soppressione del programma europeo di scambi culturali giovanili Erasmus. Un programma, peraltro, che come tutti quelli europei andrà ridiscusso alla luce della Brexit, lo voglia o meno il governo di Londra.

Più in dettaglio, anche se per ora non si conoscono i termini precisi del programma, il “global talent visa” prevederà che scienziati, matematici, ricercatori stranieri possano trasferirsi nel Regno Unito anche senza un’offerta di lavoro o di collaborazione. Al loro ingresso, inoltre, non sarà posto limite numerico, mentre fino allo scorso dicembre il totale di questi “immigrati eccezionali” era limitato a 2mila l’anno.

Non ci sono particolari, per ora, nemmeno sui fondi suppletivi destinati alla ricerca già immediatamente dopo la Brexit. Lo stanziamento extra dovrebbe essere di 300 milioni di sterline per sostenere progetti di ricerca, borse di studio e dottorati in matematica.

Il messaggio di Johnson può essere letto a più livelli. In politica interna è lanciato agli imprenditori: puntate a produzioni e servizi di alto valore aggiunto, per i quali servono dipendenti molto qualificati, e le restrizioni sull’immigrazione (di bassa forza) non vi riguarderanno.

In economia anticipa la sfida con i Paesi più avanzati (dalla Cina agli Usa) sulle tecnologie maggiormente sofisticate, a partire dall’intelligenza artificiale. E in politica internazionale annuncia misure destinate a rafforzare il “soft power” britannico, in verità già molto elevato anche al di fuori dell’Anglosfera.

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