Washington non deve temere. Ha risposto così l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, alla lettera ricevuta dagli Stati Uniti riguardo le preoccupazioni crescenti sui programmi dell’Ue nel settore della difesa nell’ambito della cooperazione strutturata permanente (Pesco).
I TIMORI DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP
Come ha raccontato Marco Orioles su Startmag la settimana scorsa, due sottosegretari del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, Ellen Lord e Andrea Thompson, hanno inviato una missiva all’Alto Rappresentante Ue il 1° maggio. Nella lettera i funzionari degli Stati Uniti hanno riportato la preoccupazione di Washington sull’approvazione delle norme del Fondo di difesa europeo (Edf) e della Cooperazione strutturata permanente (Pesco). Secondo i vertici statunitensi, lo sviluppo di armi in Europa potrebbe portare alla creazione di sistemi militari non intercambiabili, sprecando le risorse e provocando una rivalità tra la Nato e l’Unione europea.
PERICOLO DI ESCLUSIONE PER LE INDUSTRIE DELLA DIFESA A STELLE E STRISCE
In realtà, la vera fonte di preoccupazione per gli Stati Uniti sono quelle “pillole di veleno” — per usare le stesse parole della lettera — ovvero le regole dell’Edf che “precludono la partecipazione di paesi terzi a società con sede non Ue, comprese quelle degli Stati Uniti” ai contratti per i nuovi progetti militari dell’Ue. Il sospetto dei vertici della Difesa statunitense è che dietro queste regole ci sia l’intento di tenere fuori le industrie Usa dalle consistenti commesse militari comunitarie.
LA MINACCIA VELATA
Sempre nella lettera, Lord e Thompson hanno avvisato Bruxelles che “simili restrizioni imposte agli Stati Uniti non sarebbero state ben accettate dai loro alleati e partner europei e non apprezzeremmo doverle considerare in futuro”.
LA REPLICA DI LADY PESC
“Stiamo preparando insieme alla Commissione, d’intesa con gli Stati membri, una risposta chiara e completa alle preoccupazioni dell’amministrazione statunitense” ha riferito Federica Mogherini ai giornalisti in un briefing martedì scorso, alla richiesta di commento. “Non vedo reali motivi di preoccupazione, come ho già detto, i progetti Pesco non cambiano le regole sugli appalti”.
WASHINGTON PUÒ STARE TRANQUILLA
Bruxelles rimane aperta alla cooperazione con Washington nel settore della difesa, in quanto i progetti nell’ambito della Pesco servono solo come “un ulteriore elemento”, ha precisato il capo della politica estera dell’Ue. “Al momento l’Ue è molto più aperta di quanto lo sia il mercato degli appalti statunitensi per le aziende e le attrezzature europee: nell’Ue non esiste una legge” europea “e oggi circa l’81% dei contratti internazionali va alle ditte statunitensi in Europa” ha sottolineato Mogherini.
IL PROGETTO PESCO
La Pesco (Permanent structured cooperation) è stata lanciata ufficialmente a dicembre 2017 dagli Stati membri dell’Ue e definisce un quadro normativo vincolante per i 25 Stati che hanno accettato di procedere verso una più decisa integrazione in materia di difesa. A novembre, l’Unione europea ha raddoppiato il numero di progetti comuni di difesa e sicurezza dell’UE a 34, con i nuovi progetti relativi alla soppressione di veicoli aerei senza equipaggio, sistemi di missili tattici, sistemi di guerra elettronica e sistemi di rilevamento di minacce chimiche.
E IL FONDO DI DIFESA EUROPEO
Le preoccupazioni di Washington di essere tagliata fuori dalle commesse in ambito Pesco e Edf risultano esagerate. Secondo le regole dell’Edf, le società di difesa di proprietà di investitori stranieri ma con sede europea possono partecipare al fondo, a condizione che non siano di proprietà di un’entità “che rappresenta una minaccia per la sicurezza dell’Ue”. È inoltre possibile che le società di paesi terzi, ad esempio dagli Stati Uniti, beneficino del fondo, a condizione che partecipino a un consorzio e che i fondi vadano a favore dei loro partner Ue affiliati.