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Perché sul Copasir i costituzionalisti sballottano Fico e Casellati

Imbarazzo in Parlamento per l'appello di costituzionalisti e giuristi ai presidenti di Camera e Senato sul vertice del Copasir che spetterebbe all'opposizione. Ecco fatti, indiscrezioni e approfondimenti

Imbarazzo ai vertici del Parlamento per l’appello di costituzionalisti e giuristi ai presidenti di Camera e Senato sul vertice del Copasir – il Comitato per la sicurezza della Repubblica, ovvero il comitato parlamentare di controllo dei Servizi segreti – che spetta all’opposizione, dunque a Fratelli d’Italia.

IL TESTO DELL’APPELLO DI COSTITUZIONALISTI E GIURISTI SUL COPASIR

“La legge, i regolamenti e la prassi parlamentare richiedono che alla presidenza del Copasir sieda un rappresentante dell’opposizione, mentre dopo due mesi dall’insediamento del nuovo Esecutivo l’organo di controllo e garanzia dei Servizi di informazione e sicurezza continua ad essere presieduto da un esponente della maggioranza parlamentare”. E’ quanto sottolineano 40 tra costituzionalisti, giuristi, docenti di diritto e scienza della politica, in una lettera-appello ai presidenti del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, che invece finora si sono di fatto lavati le mani sulla questione rimandando la palla ai gruppi parlamentari: “Fico e Casellati lasciano il Copasir alla Lega”, ha criticato per questo nei giorni scorsi il quotidiano comunista Manifesto.

I FIRMATARI DELL’APPELLO A FICO E CASELLATI SUL COPASIR

Tra i firmatari del documento, sul quale si stanno raccogliendo altre adesioni, figurano il presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, l’ex presidente della Corte costituzionale, Antonio Baldassarre; i docenti di diritto costituzionale Alfonso Celotto, Tommaso Frosini, Fulco Lanchester e Alessandro Morelli; i politologi Piero Ignazi, Alessandro Campi e Gianfranco Pasquino (che, come Ignazi, ad esempio, è di impostazione progressista). Ai vertici di Palazzo Madama e di Montecitorio, gli autori del documento chiedono di assumere “tutte quelle iniziative necessarie, che, anche sulla scorta di analoghi precedenti, possano ripristinare le condizioni di legalità costituzionale nel superiore interesse del buon andamento dell’attività parlamentare”. E a proposito di precedenti, ricordando la permanenza di Massimo D’Alema alla guida del Copasir dopo la nascita del Govenro Monti, sottolineano che si tratta della “tipica eccezione che conferma la regola”.

LA POSIZIONE DEI VERTICI DI CAMERA E SENATO

Ma che cosa avevano detto Fico e Casellati? Sul Copasir la palla passa ai partiti, in sostanza. Decidano loro che fare della presidenza, oggi appannaggio della Lega con Raffaele Volpi. “Dopo un mese di battaglia politico-parlamentare condotta da Fratelli d’Italia per ottenere la carica che per legge spetterebbe all’opposizione, i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, intervengono con una lettera per dirimere la controversia. In realtà lo fanno solo in parte”, ha scritto nei giorni scorsi Repubblica.

CHE COSA DICONO FICO E CASELLATI A VOLPI

Nel testo, inviato allo stesso presidente del Copasir Volpi, oltre a spiegare di non poter intervenire con alcun atto d’autorità, ad esempio con lo scioglimento d’imperio del Comitato, citano il “precedente D’Alema” del 2011 sotto il governo Monti: l’allora esponente del Pd, presidente Copasir, era stato eletto in quota opposizione ma con la nascita dell’esecutivo tecnico era entrato di fatto in maggioranza, restando comunque al suo posto. Il problema, scrivono la seconda e terza carica dello Stato, è la composizione dell’organo bicamerale. “Una eventuale revisione della composizione del Comitato – si legge – finalizzata a garantire la pariteticità tra maggioranza e opposizioni, determinerebbe una palese sovra-rappresentazione dei gruppi Fratelli d’Italia”. Insomma, cinque dei dieci parlamentari dovrebbero appartenere al partito di Giorgia Meloni. Non sarebbe rispettato il principio di equilibrio tra le forze politiche: Fdi, fanno notare, rappresenta il 6 per cento dell’attuale composizione dei due rami del Parlamento. Risultato, chiosa Repubblica: il precedente del 2011 fa scuola, non si cambia l’attuale Copasir. Se i partiti non si assumono la responsabilità di eleggere un nuovo presidente, Volpi non può essere sostituito d’imperio. “L’obiettivo di corrispondere all’esigenza sottesa alla richiesta formulata dai gruppi Fratelli d’Italia potrà dunque essere realizzato esclusivamente attraverso accordi generali tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, la cui percorribilità ci riserviamo di verificare nelle sedi opportune”, concludono i due presidenti di Camera e Senato.

Che oggi hanno tirato – si mormora in ambienti parlamentari – un sospiro di sollievo: nessun grande quotidiano ha dato spazio alla notizia del manifesto-appello firmato anche da giuristi e politologi di sinistra.

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ECCO LA LETTERA INTEGRALE DI COSTITUZIONALISTI E GIURISTI AI PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO SUL COPASIR

Onorevole Presidente del Senato

Prof. Avv. Elisabetta Casellati

Onorevole Presidente della Camera dei Deputati

Dott. Roberto Fico

Roma, 20 aprile 2021

Illustre Presidente Casellati

Illustre Presidente Fico,

i sottoscritti studiosi di diritto costituzionale, di diritto pubblico e di scienza politica sottopongono alle S.S.V.V. Ill.me alcune brevi riflessioni in ordine alla composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, a seguito della formazione del Gabinetto presieduto dal Prof. Mario Draghi.

Nelle democrazie pluraliste contemporanee la separazione dei poteri, uno dei cardini dello Stato di diritto, si declina, necessariamente, anche come garanzia delle opposizioni e del loro ruolo costituzionale. La tutela delle minoranze costituisce, del resto, essenziale presidio della dialettica parlamentare e, dunque, del principio democratico.

In questo quadro si innestano le previsioni di rango legislativo, parlamentare e convenzionale che garantiscono adeguati spazi di partecipazione ai gruppi parlamentari di opposizione e la guida di alcuni fondamentali organi di garanzia. Per la stessa ragione, anche le fonti consuetudinarie e convenzionali che orientano le nomine e le elezioni dei componenti della Corte costituzionale e del CSM, conducono ad assetti concreti che prevedono la presenza all’interno delle stesse istituzioni di orientamenti culturali, visioni o sensibilità differenti e, dunque, a una composizione realmente pluralista.

Si tratta di principi, di regole o, talvolta, di semplici “regolarità costituzionali” che affondano le radici nell’inderogabile dovere costituzionale di solidarietà politica (art. 2 Cost.), che impone a tutti i soggetti della Repubblica di sopire i conflitti e accantonare gli interessi di parte allorché siano in discussione le “regole del gioco” e, dunque, i pilastri di quella reciproca fiducia su cui si regge ogni forma di convivenza organizzata. Non a caso, del resto, per Costituzione (art. 64, comma 1), i regolamenti parlamentari devono essere approvati con una maggioranza (assoluta) superiore a quella (semplice) per conferire o togliere la fiducia al Governo (articolo 94).

In questo quadro, il legislatore ha inteso assegnare una precisa valenza costituzionale anche al ruolo dei rappresentanti dei Gruppi di opposizione in seno all’organo parlamentare a cui sono affidati i delicatissimi compiti di raccordo tra il Parlamento e il Sistema di informazione e sicurezza della Repubblica, tanto nella sua componente politico-governativa (Presidente del Consiglio, eventuale Autorità delegata e Ministri componenti del CISR), quanto nella sua parte burocratico-amministrativa e operativa (DIS, AISE e AISI).

Come è noto, infatti, l’art. 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, il CO.PA.SIR. è composto “da cinque deputati e cinque senatori, nominati entro venti giorni dall’inizio di ogni legislatura dai Presidenti

dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni e tenendo conto della specificità dei compiti del Comitato”.

Inoltre, in base al terzo comma della medesima disposizione “(…) Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione e per la sua elezione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti”.

In seguito alla formazione del Governo “Draghi” e alla aggregazione dell’amplissima maggioranza parlamentare che sostiene lo stesso Esecutivo in entrambi i rami del Parlamento l’assetto garantista previsto in modo nitido dal legislatore risulta alterato. La legge, i regolamenti e la prassi parlamentare richiedono che alla presidenza del CO.PA.SIR. sieda un rappresentante dell’opposizione, mentre dopo due mesi dall’insediamento del nuovo Esecutivo l’organo di controllo e garanzia dei Servizi di informazione e sicurezza continua ad essere presieduto da un esponente della maggioranza parlamentare.

Anche i precedenti parlamentati confermano la regola. Invero, a seguito della formazione del Governo “Monti” – a cui soltanto il Gruppo della Lega Nord negò la fiducia – si sarebbe dovuto eleggere alla Presidenza dell’organo bicamerale di vigilanza un componente dell’unico partito di opposizione. In tal senso, il Presidente del CO.PA.SIR. on. Massimo D’Alema – avendo votato la fiducia al nuovo Governo, in conformità alla scelta del suo Gruppo parlamentare – rassegnò le proprie dimissioni dalla carica e ciò proprio per agevolare la sua sostituzione con un esponente dell’opposizione. Tuttavia, in quell’occasione non si procedette al doveroso avvicendamento con un esponente della Lega, in quanto per decisione unanime dei Gruppi parlamentari (e, dunque, anche del Carroccio) si ritenne di derogare alla regola confermando alla Presidenza l’on. D’Alema. Il caso appena ricordato (che riguardava, comunque, Gruppi parlamentari che si confrontavano con un governo “tecnico” e non “politico”) costituisce, pertanto, la tipica eccezione che conferma la regola. Si è trattato, in quel caso, di una specifica applicazione del principio consuetudinario del diritto parlamentare conosciuto come nemine contradicente. Infatti, in conformità alla richiamata regola consuetudinaria – fondata sul presupposto della c.d. disponibilità del diritto parlamentare – in assenza di obiezioni e, dunque, all’unanimità, è possibile operare in deroga delle norme dei Regolamenti di Camera e Senato.

Del resto, proprio nella corrente legislatura il predecessore dell’attuale Presidente del Co.pa.sir., l’on. Guerini, non ha esitato a rassegnare le proprie dimissioni il 4 settembre 2019 quando il gruppo parlamentare d’appartenenza ha deciso di passare dall’opposizione alla maggioranza, votando la fiducia al governo Conte II.

In una forma di governo parlamentare come quella italiana la dialettica democratica non si svolge tanto tra Governo e Parlamento, quanto, piuttosto, tra l’Esecutivo, con la sua maggioranza, e l’opposizione parlamentare. Per questa ragione, le leggi, i regolamenti parlamentari, le convenzioni e le prassi parlamentari prevedono spazi, ruoli e procedure finalizzate a garantire l’opposizione, sino a delinearne un vero e proprio statuto costituzionale. Uno statuto dell’opposizione che reclama rigorosa osservanza, tanto più in un contesto emergenziale come quello che l’intera Nazione e le sue istituzioni stanno affrontando da oltre un anno.

Nel quadro descritto, dunque, in assenza di un accordo unanime in senso contrario, la Presidenza del CO.PA.SIR. deve essere ricoperta da un componente dell’unico Gruppo parlamentare che non ha espresso la fiducia al Governo in carica. Ciò tanto in ossequio ad una espressa previsione legislativa, quanto nel rispetto di un fondamentale principio dello Stato costituzionale pluralista, in cui il classico principio di separazione dei poteri assume anche la fisionomia dei pesi e dei contrappesi che valgono a garantire l’equilibrio delle istituzioni e la contendibilità del potere politico.

Alla luce delle considerazioni sopra espresse, auspichiamo che le S.S.L.L. – prendendo atto che l’appello per una soluzione politica non ha avuto, purtroppo, il seguito auspicato – intraprendano, in forza della autorità che gli deriva dal loro ruolo di primi Garanti dell’osservanza delle norme parlamentari all’interno delle Camere, tutte quelle iniziative necessarie, che, anche sulla scorta di analoghi precedenti, possano ripristinare le condizioni di legalità costituzionale nel superiore interesse del buon andamento dell’attività parlamentare.

Con osservanza.

Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale

Giuseppe Bernardi, professore di Istituzioni di diritto privato, Università La Sapienza di Roma

Felice Blando, professore di Istituzioni di Diritto pubblico, Università di Palermo

Gianluca Brancadoro, professore di diritto commerciale, Università di Teramo

Alessandro Campi, ordinario di Scienze politiche, Università di Perugia

Agostino Carrino, ordinario di Diritto pubblico, Università Federico II di Napoli

Massimo Cavino, ordinario di Diritto pubblico, Università del Piemonte Orientale di Torino

Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale, Università Roma Tre di Roma

Salvatore Curreri, professore di Diritto costituzionale, Università Kore di Enna

Firoleto D’Agostino, presidente Tar a riposo

Giovanni D’Alessandro, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico, Unicusano di Roma

Roberto Di Maria, ordinario di Diritto costituzionale, Università Kore di Enna

Giampiero Di Plinio, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico, Università Gabriele d’Annunzio di Chieti e Pescara

Claudio Franchini, ordinario di Diritto amministrativo, Università Tor Vergata di Roma

Tommaso Edoardo Frosini, ordinario di Diritto pubblico comparato e di Diritto Costituzionale, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli

Felice Giuffrè, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico, Università di Catania

Piero Ignazi, ordinario di Politica comparata, Università di Bologna

Fulco Lanchester, ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato, Università La Sapienza, di Roma

Isabella Loiodice, ordinario di Diritto pubblico comparato, Università Aldo Moro di Bari

Vincenzo Mannino, ordinario di Diritto pubblico romano, prorettore Università Roma 3 di Roma

Stefano Mannoni, ordinario di Storia del diritto medievale e moderno, Università di Firenze

Francesco Marini, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico, Università Tor Vergata di Roma

Carlo Mirabile, professore di Diritto commerciale, Università La Sapienza di Roma

Alessandro Morelli, ordinario di Diritto Costituzionale Università di Messina

Ida Angela Nicotra, ordinario di Istituzioni di Diritto costituzionale, Università di Catania

Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica, Università di Bologna

Pier Luigi Petrillo, ordinario di Diritto comparato, Università Unitelma Sapienza di Roma

Cesare Pinelli, ordinario di Diritto pubblico, Università La Sapienza di Roma

Anna Poggi, ordinario di diritto costituzionale, Università di Torino

Daniele Porena, professore di Istituzioni di Diritto pubblico, Università di Perugia

Ezechia Paolo Reale, segretario generale Istituto internazionale per il diritto penale e i diritti umani, Siracusa

Maria Grazia Rodomonte, professore di Diritto pubblico comparato, Università La Sapienza di Roma

Leopoldo Sambucci, ordinario Diritto commerciale, Università di Foggia

Salvatore Sfrecola, presidente Associazione Giuristi di amministrazione, Roma

Giuliana Stella, ordinario di Dottrina dello Stato, Università Federico II di Napoli

Daniele Trabucco, professore di Diritto costituzionale italiano e comparato e Dottrina dello Stato, Libera Accademia degli Studi di Bellinzona/Centro Studi Superiori INDEF di Bellinzona

Fausto Vecchio, professore di Diritto costituzionale, Università Kore di Enna

Giuseppe Vecchio, ordinario di Diritto privato, Università di Catania

Claudio Zucchelli, presidente aggiunto onorario del Consiglio di Sato

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