IL PUNTO SULLA CAMPAGNA DI VACCINAZIONE IN ITALIA
"Muoiono gli anziani e si vaccinano i più giovani", titola il quotidiano Domani diretto da Stefano Feltri.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
I VACCINI, ASTRAZENECA E L’ASPIRINA
Il presidente della Società italiana di ematologia, Paolo Corradini, fa notare che gli effetti collaterali del vaccino di Astrazeneca sono più rari di quelli dell’Aspirina. (Elena Dusi, Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
PRIMA GLI AMERICANI, DICE TRUMPIANAMENTE BIDEN
"Priorità di Biden: quando saranno stati vaccinati gli americani, le eccedenze nei vaccini andranno prima di tutto ai paesi più poveri, cominciando dai vicini di casa come il Messico e le nazioni dell’America centrale da cui provengono ondate di migranti". (Federico Rampini)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
FRONTIERE CHIUSE IN EUROPA
"L’Australia ha parlato di 3,1 milioni di dosi Astrzeneca bloccate dall’Europa. La Commissione Ue non ha confermato, anche se a Bruxelles emerge che al momento 7 domande di esportazione sono al vaglio e non si esclude che si tratti proprio delle fiale destinate a Canberra". (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
L’ORDINE ISOLANO DI DE LUCA
"De Luca lancia l’operazione “Isole Covid-free”: una campagna di vaccinazioni a tappeto che parte da Capri e si estende anche a Ischia e Procida per mettere in sicurezza le perle del Golfo e riaccendere il motore del turismo". (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
UN GIALLO IN LAZIO
"Nel Lazio giallo su 97mila dosi: date per consegnate alla Regione ma non risultano. Precisa la struttura del commissariato: «Sono state destinate a forze di polizia, forze armate e protezione civile». Categorie che riguardano anche personale non sempre in prima linea" (Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
FRIGO PIENI DI ASTRAZENECA IN PIEMONTE
"Oltre la metà delle dosi disponibili di AstraZeneca è ancora in frigorifero. Succede in Piemonte, dove non sono ancora state usate 149 mila dosi, il 53% delle 282 mila ricevute finora". (La Stampa)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
CONCORRENZA IN LIBIA
Libia: "L’Italia cercherà di concentrarsi sui suoi punti di forza: sul settore energetico, soprattutto il metano (l’Eni illumina già diverse città della Tripolitania inclusa Tripoli), sulla rete elettrica, sui progetti di energie verdi e sul settore sanitario". (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
L'Italia non può illudersi di fare la parte del leone nella ricostruzione in Libia. Perché saranno le imprese turche a fare incetta di molti contratti in Tripolitania. E quelle egiziane in Cirenaica. In prima fila anche l’Egitto. E i cinesi non staranno a guardare. (Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
RUSTICHELLI FISCALE
"L’Irlanda, grazie alla concorrenza sleale fiscale di cui hanno approfittato i giganti del web, ha visto crescere negli ultimi 5 anni il suo Pil del 32% mentre in Italia nello stesso periodo il Pil è calato del 5%". (Roberto Rustichelli, presidente Antitrust, al Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
DISSIDI FICO-CASTELLATI SUL COPASIR?
La presidente del Senato Casellati (FI) avrebbe volentieri favorito l’avvicendamento fra Volpi e Urso al Copasir. Non così Fico (5Stelle), convinto che faccia scuola il precedente D’Alema:: nel 2011 rimase presidente Copasir benché il Pd fosse passato in maggioranza. (fonte: Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
PROTESTE DI PIAZZA
Giulia Murtas, ieri in piazza, è la titolare di un bed and breakfast nella zona di San Pietro: «Senza turisti in un anno la struttura ha subito perdite per 40 mila euro, ma i ristori sono stati poco più di 4 mila. Chiediamo di sospendere i pagamenti di luce e gas». (Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 7, 2021
QUISQUILIE E PINZILLACCHERE
DOMANDE SALOTTIERE E DUNQUE SPOCCHIOSETTE https://t.co/VjqKC5xKue
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 6, 2021
"Chi sta lucrando sulla disperazione della gente?". E' la domanda clou della serata nel salotto tv di Lilli con Antonio, Beppe e Sandra.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 6, 2021
"Proteste di piazza? Rabbia sociale in pubblico? Veramente l'Italia è il Paese più calmo in Europa e forse nel mondo, visto quello che avviene altrove, ad esempio in Germania". Lucio Caracciolo, direttore di Limes, gela il salotto tv di Lilli con Antonio, Beppe e Sandra.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 6, 2021
Meraviglioso Brunetta: su Whatsapp lancia ora il link del pezzo del https://t.co/osubpR8Oiy sui concorsi nella Pubblica amministrazione. Il liberismo può attendere.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 6, 2021
AMARCORD CONTIANO
Conte, 1 anno fa. https://t.co/24Lh5KlAvm
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) April 6, 2021
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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI REPUBBLICA SUL COPASIR:
È durato giorni il braccio di ferro tra Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati. Alla fine, nella battaglia sul Copasir, l’ha spuntata il presidente della Camera. Nessun intervento d’imperio per sciogliere l’organo di controllo sui servizi di sicurezza e favorirne la ricomposizione. Una soluzione di forza che avrebbe permesso di disarcionare la presidenza del leghista Raffaele Volpi e favorire la richiesta di Fratelli d’Italia. La legge prevede che la presidenza dell’organo di garanzia vada all’opposizione. E l’unica forza che la rappresenti è proprio il partito di Giorgia Meloni, che ha avanzato appunto la candidatura di Adolfo Urso, attuale vice. La Lega ha tenuto il punto. E a leggere la nota delle presidenze delle Camere ha avuto ragione. Se i partiti trovano un’intesa tra loro, bene, è la conclusione salomonica dei vertici dei due rami del Parlamento. Diversamente, non si possono fare forzature. Stando a quanto trapela da Montecitorio e Palazzo Madama, la presidente del Senato Casellati (amica di vecchia data del senatore di Fdi Ignazio La Russa, autore di una lettera di sollecito sul caso) avrebbe volentieri favorito l’avvicendamento. Non così Fico, esponente dei 5Stelle, convinto che faccia scuola il precedente della presidenza del Copasir targata D’Alema: nel 2011 l’ex premier rimase al suo posto benché, con l’avvento del governo Monti, il Pd fosse passato dall’opposizione alla maggioranza. Come oggi la Lega dopo l’ingresso nel governo Draghi, è la tesi sostenuta. Alla fine i presidenti di Camera e Senato hanno trovato un compromesso con la lettera (pubblicata ieri) di risposta alla richiesta di chiarimento del presidente Copasir Volpi. L’obiettivo che si propone Fratelli d’Italia, scrivono, «potrà essere realizzato esclusivamente attraverso accordi generali tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione». In assenza di quell’intesa, continuano, loro non possono intervenire d’imperio. Tanto meno per ottenere una ricomposizione dell’organismo parlamentare. Ne fanno parte dieci tra deputati e senatori e cinque apparterrebbero all’opposizione. Ma in questo caso, fanno notare Casellati e Fico nella lettera, andrebbero in buona parte a Fdi che rappresenta solo il 6 per cento delle forze in Parlamento. Uno squilibrio non auspicabile. Oppure, al contrario, la presidenza andrebbe a uno dei parlamentari del Misto che hanno votato contro la fiducia al governo Draghi. Non sarebbe scontata l’elezione di Urso, insomma. Sembra una diatriba regolamentare e procedurale. Dietro, si consuma uno scontro politico che lascerà strascichi a lungo. Soprattutto nel centrodestra. Il partito di Giorgia Meloni fa leva sulla legge sul Copasir.
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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DEL CORSERA A RUSTICHELLI, PRESIDENTE ANTITRUST:
Presidente, nella segnalazione che avete inviato al governo la priorità sembra questa: sblocchiamo il Paese. Dai contratti pubblici alle concessioni. Ma davvero lei crede che il Paese possa ottenere una tregua dalla burocrazia?
«Gli appalti pubblici rappresentano l’11% del Pil. Proprio per questo la nostra proposta è semplificare. Ma, poiché viviamo una situazione eccezionale, non possiamo applicare regole normali in un periodo che normale non è. Come l’Europa ha sospeso la normativa sugli aiuti di Stato, noi proponiamo, in attesa dell’auspicata semplificazione, di sospendere temporaneamente il codice degli appalti e di utilizzare le direttive europee, che sono direttamente applicabili, stante l’espresso rinvio alla normativa nazionale per le parti non self executive. Non c’è alcuna intenzione di ridurre le tutele dei lavoratori o di abbassare la guardia sui controlli, ma soltanto la volontà di eliminare le barriere all’ingresso e all’uscita. L’assurdo è che la stessa Commissione Europea ha avviato nel 2019 nei confronti dell’Italia una procedura di infrazione per come ha recepito la direttiva in materia di subappalto: secondo la Commissione verrebbero violati i principi fondamentali della materia che impongono di facilitare la partecipazione delle piccole e medie imprese agli appalti pubblici anche attraverso lo strumento del subappalto».
Ma i sindacati ed Anac paiono non essere d’accordo…
«Ribadisco a chiare lettere quello che abbiamo scritto nella segnalazione. La prima verifica che abbiamo fatto è che non venisse in alcun modo compressa la tutela dei lavoratori. Mio padre mi ha insegnato che i suoi collaboratori e le loro famiglie venivano prima della nostra. Massimo rispetto anche per Anac. Il Presidente Busia, con il garbo istituzionale che gli appartiene, esprime il parere della sua Autorità affinché il Governo ed il Parlamento, a cui secondo la Costituzione spetta la sintesi finale, possano decidere al meglio».
Lei parla di Europa, ma sul fronte fiscale ognuno va un po’ per conto suo. Una specie di gara al ribasso su chi fa pagare meno tasse. Una specie di geografia dell’elusione…
«Il dumping fiscale e contributivo di alcuni Paesi sta diventando un elemento di distorsione dei valori fondanti dell’Europa e compromette il level playing field. Penso, ad esempio, a Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, paradisi fiscali con l’euro le cui politiche fiscali arrecano alle casse dello Stato italiano una perdita stimata da 5 a 8 miliardi di dollari l’anno. Oppure alle asimmetrie sulle tutele del lavoro in Paesi come la Polonia. Se una lavatrice prodotta in Italia costa 150 euro e in Polonia 100 perché lì le tutele sono inferiori e i fondi comunitari non vengono utilizzati a sostegno dei territori ma per fare concorrenza sleale sul costo del lavoro, vuol dire che la solidarietà europea viene strumentalizzata».
Anche i giganti del web approfittano dei paradisi fiscali. Che ne pensa della web tax?
«Vede, l’Irlanda grazie alla concorrenza sleale fiscale di cui hanno approfittato i giganti del web, ha visto crescere negli ultimi cinque anni il suo Pil del 32% ed il reddito pro capite ha raggiunto i 61 mila euro, mentre in Italia nello stesso periodo il Pil è calato del 5% ed il reddito pro capite è fermo da tempo a 24 mila euro. E’ evidente che i paradisi fiscali danneggiano Paesi come il nostro. Le tasse devono essere pagate nei paesi in cui il valore è prodotto, per cui ben venga la web tax. Qui l’intervento dell’Europa è necessario».
Il fatto che gli over the top sono divenuti troppo grandi costituisce una minaccia per la concorrenza?
«Google, Facebook, Microsoft, Apple, Amazon capitalizzano in Borsa circa 6.700 miliardi, che corrispondono a 4 anni di lavoro di tutti gli italiani. Le sanzioni economiche non costituiscono più un deterrente, tant’è che quando a luglio 2018 la Commissione Europea ha deciso la maxi-sanzione a Google di circa 5 miliardi, nello stesso mese la sua capitalizzazione di Borsa è aumentata di 81 miliardi. Lo stesso è accaduto a Facebook, sanzionata a giugno 2019 dalle Autorità americane per 5 miliardi di dollari e la cui capitalizzazione è cresciuta nello stesso mese di 82 miliardi di dollari. E’ arrivato il momento per le Autorità antitrust di ragionare in modo diverso e con strumenti diversi, tenendo altresì in considerazione che il consumatore, il cui benessere è uno degli obiettivi della concorrenza, è anche un lavoratore ed un contribuente».