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Perché Putin teme Draghi

Il regime di Putin tema la strategia italiano-europea di Mario Draghi contro la politica energetica quale arma della Russia per finanziare la guerra in Ucraina e intimidire l’Occidente. Il taccuino di Federico Guiglia

 

L’intervento suona in parte come una grande minaccia, in parte come un piccolo comizio. Ma la novità è che a entrare nel vivo della campagna elettorale non è un candidato dei vari partiti, bensì Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Che attacca ad alzo zero il piano-Cingolani messo a punto per ridurre il più possibile, e quanto prima, le dipendenze dal gas proveniente da Mosca con i conseguenti ricatti all’Italia e all’Europa. “È un piano imposto a Roma da Bruxelles, che agisce su ordine di Washington, ma alla fine saranno gli italiani che dovranno soffrire”, scrive la portavoce nel messaggio “elettorale”.

Niente di nuovo sul fronte orientale, se non la conferma di quanto il regime di Putin tema la strategia italiano-europea di Mario Draghi contro la politica energetica quale arma della Russia per finanziare la guerra in Ucraina e intimidire l’Occidente. Una strategia che a giorni potrebbe portare l’Ue a porre un tetto al prezzo del gas, secondo la richiesta posta e proposta da Palazzo Chigi. Questo spiega i tempi della provocatoria “discesa in campo” della Zakharova e dell’ingerenza che tutti -dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen-, respingono e battezzano come follia.

Del resto, è del tutto illogico teorizzare che l’Europa de 27 Paesi si pieghi agli Stati Uniti proprio mentre sta avvenendo l’esatto contrario, ossia la ricerca di una strada Ue per aiutare l’Ucraina a difendersi e il continente a diventare indipendente nel campo dell’energia e della politica. Infastidisce l’autonomia europea, non già la attribuita “dipendenza” Usa.

Non è, dunque, un’interferenza casuale né rivolta alle misure di un piano che in realtà, per fronteggiare la crisi energetica, prevede misure mai drastiche, bensì ragionevoli: il riscaldamento ridotto di un grado, di un’ora e per un periodo di 15 giorni tra accensione e cessazione. Misure, peraltro, che risulteranno efficaci solo se saranno condivise dai cittadini chiamati ad attuarle anche per contrastare il caro bollette.

Come è già avvenuto con la pandemia, che ha visto gli italiani chiudersi tutti in casa all’epoca del confinamento e poi completare il ciclo vaccinale (il 90 per cento della popolazione sopra i 12 anni), anche sull’energia saranno solo gli italiani a determinare il buon esito o no del piano-Cingolani. La forza e la responsabilità di chi è libero, qui in Occidente.

(Pubblicato su L’Arena di Verona e Bresciaoggi)

www.federicoguiglia.com    

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