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Bce

Perché l’Europa minaccia l’Italia sul Mes: addio ombrello Bce per chi snobba i prestiti Ue?

Che cosa cela l'indiscrezione della Reuters: la Bce fa sapere ai Paesi dell’Eurozona che sarebbe “consigliabile” evitare di snobbare i prestiti offerti tanto generosamente dalla Ue. Il commento dell'analista Giuseppe Liturri

Le istituzioni europee quando vogliono mandare consigli “amichevoli”, non usano canali ufficiali ma hanno in genere tre canali informali a disposizione: parlare con qualche giornalista amico dell’agenzia Reuters, di Bloomberg o del Financial Times e far capire le cose a chi deve capirle.

Questa volta è toccato ai giornalisti della Reuters farsi portavoce di un messaggio nemmeno tanto vagamente minaccioso, ma invece piuttosto esplicito: la Bce fa sapere ai Paesi dell’Eurozona – che stanno emettendo titoli pubblici in libertà, nella relativa sicurezza che, una volta sul mercato, tali titoli saranno comprati a piene mani dalla Bce – che sarebbe “consigliabile” evitare di snobbare i prestiti offerti tanto generosamente dalla Ue. Per essere definitivamente convincente, La Bce potrebbe cambiare i criteri di ripartizione dei propri acquisti, fino ad oggi generosamente sbilanciati verso i titoli italiani e spagnoli (ma non solo), disincentivando così la convenienza ad emettere titoli di Stato e costringere gli Stati membri a rivolgersi invece ai prestiti che l’anno prossimo la Commissione erogherà nell’ambito del Recovery Fund o, più propriamente, Next Generation EU.

La Reuters cita ben quattro fonti interne alla Bce, secondo le quali sarebbe in corso una discussione sul potenziamento del programma APP (condotto seguendo una rigida chiave di ripartizione tra gli Stati) o il più recente programma PEPP (contraddistinto da ampia flessibilità).

Con il secondo programma, l’Italia ha potuto beneficiare di acquisti fino al 30/9 per 95 miliardi su un totale di 512 (il 18,6%, che diventa 20% escludendo i titoli emessi da istituzioni sovranazionali) che, insieme agli acquisti del programma APP (specificamente PSPP) hanno assorbito per intero le emissioni nette del Tesoro nel periodo marzo-settembre. Troppo comodo così, devono aver pensato tra Bruxelles e Francoforte.

Gli acquisti da parte della Bce hanno di fatto condotto ad un generalizzato abbassamento dei rendimenti dei titoli pubblici lungo tutte le scadenze, al punto da rendere molto più attrattivo indebitarsi sui mercati emettendo titoli che non sono gravati da alcuna condizione, anziché ricevere prestiti dalla UE condizionati all’utilizzo verso ben determinate finalità (transizione ambientale, digitale, ecc…) , oltre che al rispetto di stringenti condizioni macroeconomiche contenute nelle “Raccomandazioni Paese”.

Il fatto che qualche settimana fa sia Spagna che Portogallo abbiano manifestato scarso interesse, almeno al momento, verso i prestiti Ue, non deve essere stato accolto di buon grado nell’Eurotower a Francoforte che, sapientemente, ha deciso di far trapelare quanto si ritiene sia sufficiente per indurre a più miti consigli questi Paesi e, soprattutto, l’Italia. Insomma, un modo come un altro di parlare a nuora, perché suocera intenda.

Nel ricordare che tra i prestiti Ue già pronti all’uso c’è anche quello del Meccanismo Europeo di Stabilità, è relativamente facile chiudere il cerchio e capire a cosa realmente si riferiscano le “fonti della Bce”.

C’è un Paese che deve pagare pegno, in termini di adesione convinta ai vincoli europei ed i prestiti (Mes in testa) hanno proprio questo scopo. In Europa mal sopportano questo presunto “pasto gratis” offerto dalla Bce all’Italia e scalpitano per metterla sotto la sorveglianza di stringenti condizioni portate dai prestiti così generosamente “offerti”.

Stanno cercando di farcelo capire, Oggi con le buone. Oppure con le cattive, quando basterà non pigiare qualche tasto del PC usato per acquisti di titoli creando moneta di banca centrale, per far partire un giro di spread.

Timeo Danaos et dona ferentes.

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