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Tunisia

Perché la politica estera ha provocato la crisi italiana

Chi sono i putinisti che hanno azzoppato Draghi? Il commento di Gianfranco Polillo 

Per uno strano gioco del destino, mentre il duo Salvini – Conte, con la complicità di Berlusconi ed il suo “cerchio magico”, liquidavano Mario Draghi, Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, excusatio non petita, si apprestava a precisare: “La Russia non ha nulla a che vedere con la crisi di governo in Italia.” E Vladimir Putin, intervenendo al convegno: “Idee forti per il nuovo tempo” (più che un titolo, una promessa) insisteva nel ribadire la sua strategia di attacco al mondo libero. Con le solite accuse contro l’Occidente.

Nonostante “le élite occidentali e cosiddette sovranazionali si sforzino di preservare l’ordine esistente delle cose, – questo il nuovo verbo del Putin pensiero – sta arrivando una nuova era, una nuova fase nella storia mondiale”. Saranno solo gli Stati sovrani a poter garantire “dinamiche di crescita elevate, diventare un esempio per gli altri negli standard e nella qualità della vita, nella protezione dei valori tradizionali e negli alti ideali umanistici, nei modelli di sviluppo in cui una persona diventa non un mezzo, ma l’obiettivo più alto”.

Vi saranno pertanto “grandiosi e irreversibili cambiamenti” sia a livello nazionale che globale. “Si stanno” infatti “sviluppando le basi ed i principi di un ordine mondiale armonioso più equo socialmente orientato e sicuro, un’alternativa all’esistente.” Dove per “esistente” si intende soprattutto l’Occidente, la cui posizione nel mondo – altro che democrazia – è in parte dovuta al fatto che ha “rapinato altri popoli sia in Asia che in Africa”. Avessimo dato retta al “pacifismo peloso”, ma soprattutto anti europeo ed anti occidentale, dei nostri populisti, oggi, l’Italia sarebbe complice di quel disegno, rivolto a prospettare un assetto internazionale egemonizzato dall’inquietante presenza dell’orso siberiano. E non solo. Con tanti altri Paesi ridotti al rango di semplici satelliti.
Teorie ad uso e consumo del solo popolo russo, che deve essere in qualche modo blandito, a causa dei lutti provocati dall’avventura Ucraina? A togliere ogni dubbio è stato il contemporaneo intervenuto di Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo. In questo momento – ha detto – “le trattative con Kiev non hanno senso”. Gli obiettivi dell’operazione speciale sono cambiati. La cosiddetta liberalizzazione del Dombass non è più sufficiente. Mosca vuole conquistare anche Kherson, Zaporizhzhia ed “altri territori”. Fino a “cancellare l’Ucraina dalla mappa del mondo” ha aggiunto Dmitry Mevdeved, con la solita finezza.

Insomma: “teoria e pratica” secondo i vecchi canoni del comunismo del bel tempo andato. Si enuncia la strategia e su quella base si elabora la tattica. Che nessuno faccia finta, pertanto, di non aver capito, quel che è accaduto realmente nella crisi italiana. La verità è che il termovalorizzatore di Roma era solo una scusa. Che la richiesta di un Governo senza i 5S, nel momento in cui una seconda scissione dolorosa rischiava di determinare un drastico cambiamento nei rapporti di forza tra “governisti” e “irriducibili”, un semplice pretesto. La discriminante vera era la politica estera. Chi stava con chi.

Semplice pregiudizio? A parte la valutazione conforme dei principali commentatori italiani, magari fosse così. Ma è difficile passar sopra alla campagna, orchestrata dalla maggioranza giallo – verde, fin all’inizio della legislatura, contro le sanzioni ai danni di Mosca, a seguito dell’annessione della Crimea. Il tutto giustificato, ma solo in apparenza, con il buon senso meneghino. Colpiscono le industrie e le imprese italiane e la loro voglia di fare. Preoccupazione legittima ma vagamente surreale, considerato che le esportazioni italiane verso quei lidi lontani erano pari (dati dell’ultimo Def) solo all’1,5 per cento del totale.

Secondo quella scuola di pensiero, quindi, l’Italia avrebbe dovuto abbandonare la sponda occidentale per avventurarsi sul terreno scivoloso del dispotismo orientale. Vendersi per un piatto di lenticchie, considerata la reale posta in gioco. Ed, alla fine, fare il gioco di Putin e dei suoi alleati. In questo guidati dalla lungimiranza di quei capi che hanno preferito aprire una crisi al buio dalle incerte prospettive. E poi nascosto la mano, nel goffo tentativo di celare le proprie responsabilità. La crisi – dice Berlusconi – l’ha voluta Draghi che “si era stufato”.

Sarebbe, quindi, bene che gli italiani non dimenticassero. E si comportassero di conseguenza. Come del resto hanno sempre fatto: l’invasione dell’Ungheria (1956), la Primavera di Praga (1968) ed ora la disumana ferocia della guerra lungo il confine est dell’Europa in Ucraina, sono ancora lì a ricordarci quanto potrebbe essere essere grave e gravida di conseguenze la benché minima disattenzione.

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