Zelensky presenta il suo piano della vittoria – Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che oggi potrebbe partecipare al Consiglio europeo, ieri ha presentato il suo “piano della vittoria” al Parlamento di Kyiv, che dovrebbe costituire la base verso potenziali negoziati con la Russia. Il piano consiste in cinque punti, a cui se ne aggiungono altri tre tenuti “segreti” (ma condivisi con alcuni alleati). L’obiettivo è di rafforzare la posizione dell’Ucraina a sufficienza da porre fine alla guerra. Il punto più controverso è il primo: concedere a Kyiv l’invito a entrare nella Nato. Gli altri punti riguardano il rafforzamento della difesa (tra cui la fine delle restrizioni per colpire la Russia in profondità e operazioni congiunte con gli alleati per abbattere i missili e i droni russi), un pacchetto di deterrenza strategica non nucleare e il sostegno alla crescita economica del paese. “Se iniziamo a implementare questo piano della vittoria ora, potremmo essere in grado di porre fine alla guerra entro l’anno prossimo”, ha detto Zelensky, ribadendo che non accetterà “congelamento” o concessioni “che scambino il territorio o la sovranità dell’Ucraina”.
La Nato molto cauta sul piano della vittoria di Zelensky – “Ci sono molte dimensioni in questo piano, politiche e militari. Dobbiamo capirlo meglio, per vedere cosa possiamo fare e cosa non possiamo fare”. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, si è mostrato cauto sul piano della vittoria presentato dal presidente ucraino. Giovedì sera, presso il quartier generale della Nato, è previsto un colloquio con il ministro della Difesa ucraino dopo l’incontro con le controparti dell’Alleanza. Anche Volodymyr Zelensky sarà a Bruxelles per il vertice europeo. La Nato e l’Ue sono consapevoli del clima da disfattismo sull’Ucraina. Secondo i diplomatici dell’Alleanza, l’Ucraina e i suoi leader sentono che il paese sta perdendo il sostegno degli alleati. I finanziamenti sono assicurati, ma le risorse militari degli alleati sono limitate e insufficienti, come le difese aeree. L’uso di alcune armi è soggetto a restrizioni per evitare il “rischio di escalation”, mentre Cina, Corea del Nord e Iran sostengono lo sforzo bellico russo. Secondo quanto riferito al Mattinale europeo, il presidente Zelensky chiede agli alleati di continuare a fornire il loro sostegno militare, ma di “fare le cose in modo diverso”. Una discussione sui “game changers” è prevista durante la riunione odierna dei ministri della Difesa. Questo spiega i commenti di Mark Rutte su “ciò che non possiamo fare”. Washington, Berlino e Londra si rifiutano di permettere agli ucraini di usare missili a lungo raggio per attacchi in profondità sul territorio russo. L’adesione dell’Ucraina alla Nato è l’altra richiesta che rischia di rimanere delusa. “L’Ucraina sarà un membro della Nato quando sarà il momento”, ha ripetuto Rutte. È un messaggio che gli ucraini hanno sentito spesso negli ultimi due anni.
Josep Borrell mette le cose in chiaro – “Abbiamo fatto troppo poco e troppo lentamente per l’Ucraina”, “L’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza dell’Europa sta diventando sempre più incerto”, “La difesa e la sicurezza sono parte integrante del lavoro dell’Alto Rappresentante”, “L’Europa non può aspettare il 2028 e il suo prossimo bilancio pluriennale per finanziare gli investimenti nelle sue capacità di difesa”. Josep Borrell ha esposto una serie di riflessioni ieri a Bruxelles ai partecipanti alla quarta conferenza sulla difesa e la sicurezza, per lo più industriali, ricercatori e diplomatici. Non tutte le sue riflessioni sono state benevole nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e delle sue ambizioni per il suo secondo mandato. Secondo lo spagnolo, il progetto di scudo missilistico dovrebbe essere concepito e gestito dai militari e quindi dagli Stati membri: “Non riesco a immaginare i burocrati di Berlaymont (la sede della Commissione) che gestiscono un progetto del genere”, ha detto. L’Alto rappresentante, che passerà il testimone all’ex primo ministro estone Kaja Kallas, ha deplorato il fatto che la guerra di Russia non sia stata vista come “una minaccia esistenziale”. “La guerra è stata una sveglia, ma molti europei non si sono ancora alzati dal letto”, ha avvertito. Per rilanciare la produzione industriale nel settore della difesa saranno necessari ingenti finanziamenti: 500 miliardi di euro in 10 anni. Per Borrell, non è possibile aspettare quattro anni e il prossimo bilancio pluriennale per trovare i fondi. “Dobbiamo anticipare le risorse e la soluzione è il debito, come nel caso del Covid”, ha detto. Una soluzione che Ursula von der Leyen non osa nemmeno prendere in considerazione, tanto è sgradita alla Germania e agli altri paesi frugali. “Possiamo aspettarci lunghe discussioni sul finanziamento della difesa europea”, è la previsione di Borrell.
Scholz favorevole a negoziati con Putin (ma non sulla testa dell’Ucraina) – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ieri ha detto di essere a favore di discussioni diplomatiche con la Russia per porre fine il più presto possibile alla guerra, anche se non “mai sopra la testa dell’Ucraina e solo in coordinamento con i nostri partner più stretti”. “Noi sosteniamo l’Ucraina e lo faremo finché sarà necessario”, ha detto Scholz al Bundestag. Ma è necessario “fare tutto – oltre a sostenere chiaramente l’Ucraina – per trovare un modo per impedire che questa guerra continui”. Secondo Scholz, “se richiesto, è giusto che ne parliamo anche con il presidente russo”.
(Estratto dal Mattinale Europeo)