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Covid Germania

Perché la Germania trema per il Coronavirus

Le previsioni-choc di Merkel sui contagiati da Coronavirus in Germania. I numeri aggiornati. Il dibattito politico. E le incognite. L'articolo di Pierluigi Mennitti

È in silenzio da settimane, dopo aver affidato la regia della crisi al suo ministro della Salute Jens Spahn. Ieri però Angela Merkel ha fatto sapere cosa i tedeschi devono attendersi dal coronavirus: “Dal 60 al 70% delle persone in Germania saranno contagiate dal Covid-19”. La previsione, che ricalca in verità le stime già presentate qualche giorno fa dal virologo della Charité di Berlino Christian Drosten, la cancelliera non l’ha rivelata direttamente ai suoi cittadini. Ne ha parlato a porte chiuse, aprendo la riunione del gruppo parlamentare del suo partito, una circostanza che alimenta le critiche di chi la vorrebbe in prima fila, da leader, nell’affrontare questa crisi.

La Bild, che ha riportato l’indiscrezione citando come fonte alcuni partecipanti, ha aggiunto che alle parole di Merkel è seguito un lungo silenzio. Va riportata però anche un’aggiunta del suo ministro della Salute Spahn, intervenuto subito dopo: “Se non verrà prima prodotto un vaccino”. La lotta è dunque contro il tempo: rallentare la diffusione del contagio per garantire la tenuta degli ospedali e sperare negli sviluppi della scienza.

Merkel: cancellare manifestazioni per rallentare il contagio

La cancelliera ha proseguito dicendo che “questa epidemia pone il paese di fronte a una sfida mai affrontata” e che “ora dipende davvero da noi”. Ha elogiato Spahn che “finora ha sopportato il peso maggiore e lo ha fatto davvero bene”: uno sprone per il prossimo futuro, “perché naturalmente la crisi non è finita”. La cancelliera ha poi indicato che dovrebbero essere annullati molti più eventi, in modo da favorire il rallentamento del contagio: una partita con gli spalti vuoti non è la cosa peggiore che possa capitare in questo paese, ha detto. La battaglia sarà lunga, per questo è fondamentale che la fase di contagio e di propagazione non guadagni velocità, ha infine concluso di fronte ai parlamentari.

Il ministro Spahn, che le sedeva accanto, ha quindi confermato le previsioni, con l’aggiunta sopra citata: se non si riesce a sviluppare in anticipo il vaccino, la percentuale dei tedeschi che contrarrà il virus si aggirerà fra il 60 e il 70%. Secondo il resoconto della Bild, Spahn ha sostenuto che comunque per circa l’80% dei contagiati i sintomi saranno deboli o addirittura assenti.

Problematico è invece il decorso per gli ultra 65enni, per i quali sarà spesso necessario il supporto della medicina intensiva. La Germania può contare sul più alto numero di posti letto in rianimazione d’Europa, 28.000, e i piani pandemici che sono stati attivati possono consentire di reggere l’urto se si riuscirà a diluire il contagio nel tempo. “Si tratta di mantenere un equilibrio tra il sistema sanitario e la vita sociale”, ha concluso Spahn con riferimento alle misure restrittive che via via si stanno adottando nel paese.

Il paradosso del federalismo: il ministro suggerisce, le regioni decidono

Ed è questo il punto dolente delle ultime ore. Il ministro federale può suggerire, ma non imporre. Le decisioni riguardo agli eventi sono di competenza regionale. E a livello locale gli interessi degli organizzatori possono essere molto forti. Spahn ha suggerito di annullare tutte le manifestazioni con più di 1000 partecipanti. Non è solo. Con lui i virologi e l’esperto di politica sanitaria dell’Spd, Karl Lauterbach, per il quale la Germania è ancora in tempo per provare a sfuggire al destino dell’Italia, a patto di agire subito. Due Länder, importanti, hanno deciso di seguire le indicazioni: Nordreno-Vestfalia (la regione più colpita) e Baviera hanno annullato i concerti e ordinato le partite di calcio a porte chiuse.

Ma le resistenze ci sono, qualche volta incomprensibili. Un esempio è Berlino. Dei 58 contagiati nella capitale, almeno 26 sono stati infettati in due diverse serate trascorse nei club. La movida berlinese è una delle fonti di preoccupazione: la scena dei club della capitale è molto rinomata, un’attrazione irresistibile per turisti e locali, un volano economico, un luogo di aggregazione per migliaia di giovani che in questa situazione può diventare esplosivo. Ma per ora l’unico settore che ha deciso di prendersi una pausa è quello del teatro e dell’opera: tutte le sale statali resteranno chiuse fino alle ferie pasquali. Poi si vedrà. Perfino il calcio si muove in maniera schizofrenica. Una delle due squadre cittadine, l’Union Berlino, ha annunciato che si giocherà con i tifosi la prossima partita con il Bayern Monaco. Una decisione definitiva sarà presa giovedì, naturalmente dalle autorità sanitarie locali.

La Bundesliga a fatica verso le partite a porte chiuse

Tuttavia sul versante del calcio, seppure fra molte resistenze, qualcosa si muove. Se ancora lunedì sera la città di Stoccarda ha consentito che 50 mila spettatori si assiepassero sugli spalti per una partita di seconda Bundesliga (la serie B) e ieri il Lipsia ha festeggiato davanti ai suoi fans il passaggio di turno in Champions League, già un recupero infrasettimanale a Mönchengladbach si giocherà senza spettatori. Porte chiuse anche per il sentitissimo derby del Borussia Dortmund contro lo Schalke 04 così come per quasi tutte le altre partite in calendario. E c’è chi crede che alla fine le autorità costringeranno anche l’Union a chiudere le porte con il Bayern.

Chi ha invece dato l’esempio è stata la federazione dell’hockey su ghiaccio, sport seguitissimo in Germania: campionato concluso anzitempo senza assegnazione del titolo.

Tra le misure va annoverato anche il rafforzamento dei controlli ai confini meridionali, mentre il ministero degli Esteri ha sconsigliato i viaggi non indispensabili in Italia.

Baviera: l’appello della comunità italiana al sindaco di Monaco

Il paradosso del federalismo, che pregiudica una regia centrale più efficace in fasi di emergenza, viene sollevato oggi da diversi giornali. Lo Spiegel si chiede se la frammentazione dei poteri non porti alla paralisi. Il tema è discusso anche dalla Bild e dalla Süddeutsche Zeitung, il quotidiano di Monaco, che si chiede inoltre perché mai i tedeschi stiano sottovalutando la pericolosità del coronavirus.

E proprio da Monaco giunge un appello preoccupato da parte della comunità italiana al sindaco affinché, osservando “l’esperienza vissuta dai nostri cari in Italia” adotti “finalmente misure coraggiose per limitare la diffusione del virus”. È una lettera bipartisan, firmata da due italiani candidati al consiglio comunale di Monaco, Enrico Bianco (Fdp) e Lara Galli (Spd), nella quale si chiede la chiusura almeno per due settimane di tutte le scuole, l’annullamento di tutti gli appuntamenti, una riduzione della mobilità.

Oltre 1500 contagi, si contano i primi due decessi

Nella triste contabilità del coronavirus, la Germania ha annoverato due giorni fa i primi due decessi, in Nordreno-Vestfalia. I dati aggiornati al 10 marzo dai ministeri della Salute dei vari Länder fissano a oltre 1500 il numero dei contagiati. La geografia ricalca quella dei giorni scorsi, con il Nordreno-Vestfalia a 642, la Baviera a 310 e il Baden-Württemberg a 277. Il virus è ormai diffuso in tutte le regioni, anche la Sassonia-Anhalt, a lungo immune, registra al momento 8 casi.

Resta sottotraccia (più all’estero che in Germania) la polemica sui numeri forniti dalle autorità tedesche. Un paio di giorni fa il Koch Institut ha fornito una sua spiegazione. La principale ragione per cui il numero dei contagi da coronavirus in Germania è ancora basso rispetto all’Italia dipende dal fatto che nel nostro paese il coronavirus “è stato diagnosticato tardi, dopo i primi casi di morte”, mentre sul suolo tedesco “i casi positivi sono stati identificati molto presto”. Decisivo sarebbe stato il ruolo della fitta rete di laboratori sparsi per la Germania che sono stati subito impegnati nei test: “Questo ci ha dato un vantaggio di tempo nel riconoscere l’epidemia in Germania”, ha confermato Drosten della Charité di Berlino.

 

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