Caro direttore,
in questi ultimi tempi, o forse tale tendenza risale a molti anni fa, avere una opinione libera è atto di per sé rivoluzionario.
La mia impressione è che vi sia una sorta di infezione-contagio contro il free speech: concetto troppo anglosassone per noi latini, derivato dal liberalismo britannico. Come apota, non posso che avere dubbi, scetticismi, esitazioni, titubanze: soprattutto quando l’opinione della maggioranza assurge a verità, a puro dogma, spesso assemblata a bella posta (sondaggi orientati, articoloni di paludati tromboni e soloni).
Tutto ciò è in netta contraddizione con il metodo scientifico, che è frutto di dubbi ed esperimenti, di puro empirismo (il sale del progresso, da Galileo in poi fino a Popper).
La contraddizione è evidente: se l’opinione della maggioranza diviene verità, colui che dissente è un reprobo negazionista (parola orribile, che equipara il libero pensatore a chi nega l’olocausto).
In Italia, il Governo dei Migliori è stato l’espressione emblematica della concezione farisaica della verità: qualunque cosa facesse il Governo, era cosa buona e giusta, la Verità in tasca. Pericoloso, pericolosissimo precedente…
Siamo alla trasformazione-metamorfosi del Comunismo che, secondo Ennio Flaiano (L’uovo di Marx), è una malattia che deve fare il suo corso. Malattia che ha natura proteiforme: dopo la caduta del Muro di Berlino, è divenuta eco-komunista, poi eco-sanitaria e ora di nuovo eco-ko-munista.
Ma la ricetta è sempre la stessa: la Società è malata, noi abbiamo la medicina per curarla, noi incarniamo la futura Società progressista e perfetta, guai a coloro che ostacolano il Sol dell’avvenire.
Così è, se vi pare.
Un caro saluto,
Antonio de Grazia