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Hitler non era comunista ma Musk è un tecnofascista?

Quelli che si indignano per il fatto che la Weidel abbia usato il termine “comunismo” riferito a Hitler sono gli stessi convinti che Musk sia un “tecnofascista”. Il corsivo di Andrea Venanzoni, giurista

In genere quelli che si indignano per il fatto che la Weidel abbia usato il termine “comunismo” riferito a Hitler sono gli stessi davvero convinti che Musk sia un “tecnofascista”.

In quanto alla scelta lessicale, molto semplicistica certo (anche se non ha parlato di marxismo, la Weidel, attribuendolo a Hitler) ma d’effetto, la Weidel ha furbescamente usato comunista in luogo dei più reali “socialista” o collettivista perché stava comunque rivolgendosi a una platea americanocentrica ed è ben noto quanto negli USA sia diffuso il convincimento che il Terzo Reich sia stata una esperienza politica di sinistra e socialista (sul dibattito c’è il saggio riassuntivo di Rainer Zitelmann Was Hitler Really Right-Wing? o The Myth of “Nazi Capitalism di Chris Calton, senza contare il risalente saggio di Erik von Kuehnelt-Leddihn Leftism sulle radici socialiste del totalitarismo, assunto concettuale che Mises aveva sviluppato decenni prima in Planned Chaos).

E usando “comunista” il suo distanziamento da quella esperienza storica sarebbe risultato per quelle sensibilità ancora più radicale, in quanto devoluto a emendare la destra dalla etichetta di “fascismo” (o peggio ancora di “nazismo”).

D’altronde, in quanto a rigore politologico e precisione, viviamo in un mondo nel quale la sinistra per motivazioni di criminalizzazione dell’avversario definisce “fascista” letteralmente chiunque.

(tratto dall’account di Venanzoni su X)

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