Un pezzo consistente di establishment americano ha scelto di unirsi a Trump questa volta. Il secondo mandato del tycoon non è un incidente della storia come quello del 2016, ma rappresenta un mutamento profondo negli orientamenti della élite americana che ha appunto accettato un compromesso col populismo.
IL PESO DI THIEL
Non c’è soltanto Musk con il suo Dipartimento per migliorare l’efficienza del governo e la sua rete internazionale dei partiti di destra, ma un vasto mondo di capitalisti tecnologici e investitori la cui figura di riferimento è senza dubbio Peter Thiel (nella foto), fondatore di PayPal e leggendario venture capitalist, con le sue idee tecno-libertarie ispirate da un intellettuale dell’alt-right come Curtis Yarvin.
L’ALA NOBILE DEL CAPITALISMO AMERICANO
Ma non è soltanto il mondo tech a muoversi, poiché con un atteggiamento di sostegno o comunque aperto al dialogo ci sono anche esponenti dell’ala nobile del capitalismo americano come il CEO di Blackstone Steve Schwarzman, il gestore di hedge fund Bill Ackman, il Presidente di JP Morgan Jamie Dimon che nell’ultimo Davos spiazzò molti sostenendo che Trump avesse ragione su varie questioni. Mentre tra gli ultimi a salire sul carro sono stati altri due grandi titani della nostra epoca come Jeff Bezos e Mark Zuckerberg.
DOSSIER WOKE
Ciò si è tradotto, anche sul piano culturale ed economico, nella dismissione da parte di molte grandi aziende di quei programmi di diversità e inclusione che avevano caratterizzato le policy aziendali dell’ultimo decennio. Sono decisioni che partono dai vertici e che servono sì per compiacere Trump sul piano politico ma anche per liberarsi della burocrazia di una cultura woke che non è riuscita a mettere solide radici nella società provocando al contrario una brutale reazione. Insomma, il Trump II ha scardinato l’unità dell’establishment americano, ha costruito un nuovo mainstream comunicativo, ha cambiato il quadro politico nazionale e globale.
IL RUOLO DI MUSK
La punta di diamante, quella più visibile a livello internazionale, di questo progetto resta Elon Musk. Egli non è soltanto l’ispiratore della destra internazionale, una definizione forse iperbolica di cui gran parte della sinistra europea si è convinta, ma per l’amministrazione Trump egli vorrebbe interpretare insieme ai suoi sodali dell’industria tecnologica, per usare una analogia storica, il ruolo di una nuova Compagnia delle Indie Orientali, la società privata di mercanti che ha permesso all’Impero britannico di controllare ed espandere i possedimenti coloniali e di sbarrare il passo alle rotte degli avversari per quasi due secoli.
(Estratto di un approfondimento pubblicato sul sito della Fondazione Feltrinelli; qui l’articolo completo)