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Global South

Perché Brasile, Cina, India e Sudafrica russano sull’Ucraina?

Nella guerra tra Russia e Ucraina tutti hanno i propri interessi e lo sanno bene anche i Paesi Brics. Ecco quindi da che parte stanno Brasile, India, Cina e Sudafrica. Fatti, commenti e previsioni

 

“Fra i paesi più restii a sbattere la porta in faccia ai funzionari e agli operatori economici della Federazione Russa – ha scritto Limes – ci sono proprio quelli raccolti sotto la sigla Brics”, ovvero, oltre alla Russia, Brasile, India, Cina e Sudafrica.

Ecco quali sono i loro interessi e le loro posizioni sulla guerra in Ucraina.

BRASILE: NÉ (APERTAMENTE) CON PUTIN NÉ CONTRO DI PUTIN

Sebbene il Brasile abbia votato a favore della risoluzione Onu che condanna l’invasione russa, questo non significa che il governo di Jair Bolsonaro sia ostile al presidente Vladimir Putin. Infatti, otto giorni prima dello scoppio della guerra, analizza la Ong Crisis Group, il presidente brasiliano è volato a Mosca dove, a fianco del suo omologo russo, si è detto “solidale con la Russia”.

Questo ha provocato divisioni all’interno del suo governo, tanto che il vicepresidente Hamilton Mourão ha dichiarato che “se i Paesi occidentali lasciano cadere l’Ucraina, allora sarà la Bulgaria, poi gli Stati baltici e così via”. E aveva anche aggiunto: “Le sanzioni non servono a nulla, di fronte ad un’azione del genere si deve rispondere a livello militare”.

Affermazioni che hanno suscitato la disapprovazione di Bolsonaro, il quale poco dopo ha detto che Mourão non aveva l’autorità per commentare la questione.

Dichiararsi apertamente contro la Russia, infatti, non sembra possibile per il Brasile perché l’economia, soprattutto il settore agricolo, potrebbe risentirne molto. Come scriveva Start, il Paese è fortemente dipendente dall’Orso per l’importazione di fertilizzanti, sia minerali che chimici.

Inoltre, fa notare Limes, il governo di Bolsonaro si è molto avvicinato a Putin per lo sviluppo del proprio programma di sottomarini a propulsione nucleare. E anche la Russia ovviamente ha i suoi interessi. Come ha spiegato Gianni La Bella, professore di Storia contemporanea all’Università di Modena, con il recente incontro tra i due capi di Stato, “si ipotizza una cooperazione anche nell’ambito militare […] Sono stati stretti una serie di accordi per cui la Russia fornirà materiale bellico a questi due paesi con l’addestramento militare nell’ambito della marina”.

La strada, dunque, che il governo sembra voler portare avanti è quella della neutralità. Lo stesso presidente brasiliano ha detto: “Il Brasile è contro la guerra in ogni caso, ma noi vogliamo essere neutrali perché crediamo che solo così si aiuta a raggiungere la pace”. Una posizione che è valsa al Brasile l’esclusione dalla black list delle nazioni considerate ostili al Cremlino.

INDIA: VORREI MA NON POSSO

Anche l’India, nel suo non allinearsi, continua a fare l’equilibrista tra la Russia – suo principale fornitore di armi – e gli Stati Uniti, primo partner commerciale e nuovo alleato economico e strategico contro la minaccia cinese, come rimarcato nei giorni scorsi da Start Magazine.

Ma oltre all’import di armi russe si aggiunge anche quello del petrolio perché, come ricorda Milano Finanza, dall’invasione del 24 febbraio, “Putin, per alleggerire il contraccolpo delle sanzioni Usa e europee, ha offerto petrolio a prezzi scontati al governo di Modi”.

Secondo Ugo Tramballi di Ispi, il primo ministro Narendra Modi “non può condannare esplicitamente l’aggressione all’Ucraina, come forse vorrebbe”.

Tuttavia, aggiunge che per quanto Modi e Putin abbiano “istinti politici simili”, l’India se messa con le spalle al muro “non avrà difficoltà a guardare ai propri interessi”, ovvero il contenimento della Cina e quindi la scelta dell’Occidente.

Ma intanto, si legge su Limes, “per aggirare le sanzioni internazionali alla Russia, il governo di Narendra Modi sta considerando di creare un sistema di interscambio basato su rubli e rupie”.

SUDAFRICA: MEDIATORE DI PARTE

Molto più decisa è invece la posizione del Sudafrica che, sebbene in occasione della risoluzione Onu contro l’invasione russa si è limitata ad astenersi, ricorda Limes che il suo presidente, Cyril Ramaphosa, “ha accusato la Nato per la guerra in Ucraina, puntualizzando che resisterà a ogni appello alla condanna della Russia”. Forse anche per gli intensi scambi commerciali tra i due Paesi che, riferisce Ispi, nel 2020 ammontavano a 981 milioni di dollari.

Secondo la Ong Crisis Group, “il Sudafrica è probabile che continui a sostenere i colloqui” riducendo “al minimo la condanna pubblica di Mosca”.

CINA: IL VERO VINCITORE DELLA GUERRA

La Cina, uno dei principali alleati della Russia, ha interpretato fin dall’inizio il ruolo del mediatore, ma come si legge sul Sole24Ore, la sua posizione “è piuttosto articolata”. Da una parte c’è “la necessità di abbandonare la mentalità da Guerra Fredda” e dall’altra il netto rifiuto delle sanzioni occidentali considerate “unilaterali e illegali”.

Come ha detto il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi: “La Cina incoraggia tutti gli sforzi diplomatici e il dialogo diretto tra Russia e Ucraina, e sprona il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad avere un ruolo costruttivo nella risoluzione della crisi in Ucraina”. Yi ha poi aggiunto: “Il tempo dimostrerà che la posizione della Cina è dalla parte giusta della storia”.

Una posizione che secondo Andrea Graziosi, docente di storia contemporanea all’ateneo Federico II di Napoli, porterà Pechino “a diventare un centro di potere mentre l’Occidente così come lo conosciamo è al tramonto e Mosca fallirà nel tentativo di affermarsi”.

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