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Primo Maggio

Perché auspico un governo di unità nazionale

L’appello di Suor Anna Monia Alfieri

Da ieri si susseguono dirette, speciali, approfondimenti: è “crisi di governo”, seppur non formalizzata, con i conseguenti giudizi di politici e di opinionisti, un copione già scritto. Le opposizioni tracciano un bilancio positivo di una opposizione costruttiva (è doveroso riconoscere che hanno presentato centinaia di emendamenti e votato a favore degli scostamenti di bilancio) e si dichiarano disponibili a governare, si immolano per la Nazione, sono disposti ad ereditare una nave che veleggia in acque torbide, sicuri di poterla portare in porto.

Certamente nessuno ormai crede più alle soluzioni da bacchetta magica: il Covid ci ha svegliato dall’illusione della “semplificazione”, come vado denunciando da tempo. Le forze di maggioranza, dal canto loro, tracciano anch’esse un bilancio positivo, avendo tentato in tutti i modi la mediazione, pur di dare un governo alla Nazione. E come negarlo? Ricordiamo l’accordo per un governo giallo verde prima, giallo rosso poi. Innumerevoli sono stati i tentativi di trattativa; sarebbe davvero riduttivo e ingeneroso addossare la responsabilità al singolo.

Se andiamo, quindi, tutti al cuore della questione, se siamo davvero tutti preoccupati della gente che muore di fame, della figura meschina che facciamo in Europa, dobbiamo raccogliere tutti quanti la sfida vera che il Covid ci ha lanciato. Le disgrazie, infatti, spesso diventano l’occasione per mettersi a confronto con i propri nodi irrisolti, con gli errori del passato che rischiano di compromettere il presente. Tutti siamo chiamati in causa.

Credo che alle fondamenta di questa ennesima crisi di governo stia quell’eccesso di semplificazione che ha inevitabilmente portato a una perdita di progettualità. Se i problemi non possono essere risolti con la logica che li ha prodotti, ciò vale anche per il governo. Nessuna novità, infatti, ma il solito cliché che produce sempre gli stessi risultati: oggi gli italiani perdono 7.700mila euro per l’aumento dello spread. Tutto rigorosamente sotto gli occhi di tutti, in diretta: centinaia di ore di trasmissioni durante le quali si susseguono le ipotesi, i pronostici, quasi fosse una partita a scacchi; ma le pedine sono i cittadini e in mezzo c’è il rapporto fiduciario con la classe politica, un rapporto già gravemente compromesso da mesi.

Proviamo invece a dare una lettura che probabilmente non fa aumentare l’indice dello share ma farebbe abbassare quello dello spread, facendo così volare l’Italia. In fin dei conti questo è il compito della politica. Schiena diritta, spalle larghe, braccia ben distese, con la fierezza dei Padri fondatori che hanno ideato una Costituzione che ha portato l’Italia fuori dalla palude postbellica: il diritto allo studio, alla libertà di pensiero e di parola, alla salute, all’associazione. Certo, i soldi americani servirono, ma quei soldi senza i principi stabiliti dalla Costituzione non avrebbero portato a nulla. La stessa situazione che stiamo vivendo oggi: i fondi europei faranno ben poco senza idee, valori, nuove progettualità. L’Italia aveva ancora fresche le ferite della guerra: non ci si poteva permettere una semplificazione che giocasse al ribasso. E, mentre puntavano in alto, i politici ascoltavano seriamente la base. Come scordare le resistenze di Calamandrei all’approvazione dell’art. 32 della Costituzione?

Ebbene, oggi noi abbiamo fresche le ferite del Covid, avvertiamo il dramma dei nuovi poveri che vanno ad allungare le file fuori dai centri di assistenza e la sussidiarietà orizzontale non riesce più a reggere, avendo lo Stato abdicato al proprio ruolo sussidiario verticale, alla naturale capacità dei cittadini di produrre reddito per sè e per gli altri.

Dobbiamo allora puntare tutto sulla “coerenza responsabile”: la classe politica se la può permettere, perché nessuno potrebbe mai rimproverare alla Destra di aver governato con la Sinistra, il rischio di accordi non esiste, perché siamo sotto l’assedio del Covid, la deprivazione culturale è un dato assodato, ai nostri giovani stanno rubando il futuro.

Allora possiamo unirci, dimostrando finalmente che il Tricolore non è uno stemma esposto a pro di telecamera, ieri come spilla, oggi come mascherina.

Coraggio, onorevoli Deputati e Senatori, riscoprite il vostro ruolo e aiutate per davvero i cittadini, traghettate l’Italia fuori dalle torbide acque in cui versa. Si può fare, perché voi lo volete, così dichiarate, i cittadini ve lo domandano, lo stato di emergenza vi salva dal ragionevole dubbio dell’accordo sottobanco e voi oggi scriverete una nuova pagina di storia che vede gli italiani ritornare al coraggio dei Padri costituenti. Solo così si potranno ripercorrere le vie della democrazia. Certo l’Italia non si trova sotto le macerie lasciate dalle bombe o sotto il tiro dei proiettili delle Brigate Rosse: nondimeno, la situazione è delicata e rischia di dare l’adito a processi perniciosi per la tenuta sociale del Paese.

Non ci sono vinti e vincitori, bravi e meno bravi: verrà il tempo delle elezioni, dei primati, delle alleanze e anche di quel sano confronto tipico della democrazia, un confronto che è il sale della democrazia e unico efficace antidoto al regime.

Però ora l’Italia ha bisogno, per dirla con il Presidente Mattarella, “delle migliori forze in campo” e queste si giocano in Parlamento, come più volte ci ha invitati a fare la seconda carica dello Stato, la presidente Casellati. Insigni giuristi entrambi, Mattarella e Casellati.

L’auspicio è che nelle prossime ore tutte le forze politiche delle opposizioni (Forza Italia, Lega, Noi con l’Italia, Udc, Partito democratico, Italia Viva, Leu, Gruppi Misti vari, Cambiamo, Pdf) si uniscano e mettano in campo le migliori forze, agendo in modo congiunto. Non servono in questo momento la maggioranza e le opposizioni, lo impone l’emergenza.

Il compito dello Stato non è erogare sussidi, bensì investire con interventi massicci e radicali sulle libertà dei singoli che, muovendo le responsabilità, ingenerano la sussidiarietà orizzontale che, con la sussidiarietà verticale, rilancia l’economia. Questo non può essere fatto da un singolo, da un unico partito: serve l’unità nazionale. Solo la generosità politica può far ripercorrere cammini di democrazia in grado di salvare la nazione. Il tutto, paradossalmente, grazie al Covid.

Proviamoci, crediamoci: lo dobbiamo alla memoria delle persone che sono morte, ai loro familiari, al personale sanitario, agli studenti, ai docenti, a tutti i cittadini. Possiamo scrivere una pagina nuova. Chissà che questa Legislatura non possa chiudersi con quell’ampia trasversalità che vede ai ministeri persone esperte, competenti, che decidono di immolarsi per traghettare l’Italia fuori dalla crisi. A breve il Parlamento sarà chiamato a votare il Presidente della Repubblica: sappiamo che la cosa non potrà risolversi, come sempre, in un gioco di palazzo, di accordi, di mosse tattiche. Proviamo con una larga intesa a risollevare l’Italia, a votare il Presidente della Repubblica. La libertà muove sempre la responsabilità. In queste ore solo un senso di alta generosità verso le Istituzioni e i cittadini può riscrivere una pagina meravigliosa di storia repubblicana.

Mi appello alla coerenza dei politici: lungo questi anni ho avuto la possibilità di incontrarne molti, quasi tutti i leader di partito, e so per certo che amano la Nazione, che possono farcela, se anche noi cittadini smettiamo di godere dello scontro fazioso e conseguentemente sterile.

Oggi l’Italia ha bisogno di un governo di unità nazionale per tenere unito il Paese, per salvaguardare la libertà dei nostri figli, libertà sempre più compromessa dalla curva crescente della deprivazione culturale, per garantire l’indipendenza e l’unità della nazione che si accinge a siglare un debito di Miliardi di euro da spendere in modo efficace per far ripartire il Paese.

Solo così potremo fare quelle riforme di carattere nazionale che domandano ampie forze, essendo riforme semplici, ma molto delicate, nel campo della scuola, della sanità, del lavoro.

E allo stesso tempo la classe politica e noi cittadini usciremo da quest’esperienza tutti quanti più umani, più solidali, più coerenti. Non sarà un caso che il Covid abbia stravolto le nostre vite proprio mentre tutti parlavano della necessità di fondare un nuovo umanesimo, in grado di restituire nuova dignità all’uomo del XXI secolo.

Suor Anna Monia Alfieri

(www.ildirittodiapprendere.it)

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