Ormai Matteo Renzi, a pochi giorni dal voto, lo dice apertamente: “È chiaro che Giuseppe Conte vuole far vincere la destra”. Nel centrosinistra già si ragiona sulla possibile sconfitta elettorale nel Lazio, che sarebbe la più bruciante, e in Lombardia. E già si intravede il successivo canovaccio di accuse e rimpalli tra “terzo polo”, Pd e Cinque Stelle.
Il leader di Iv sembra fin da ora mettere le mani avanti rispetto a una sconfitta annunciata, attaccando il leader pentastellato che nel Lazio, governato dal centrosinistra con i Cinque Stelle, ha voluto andare per conto suo, con una sua candidata e in Lombardia invece, dove i pentastellati sono meno rilevanti, si è alleato con il Pd, “per dargli il colpo di grazia”, attacca Renzi. Che sul Pd è tranchant: “Chiunque vincerà alle primarie, farà meglio di Enrico Letta”.
Mentre i riflettori mediatici sono soprattutto puntati sul centrodestra, con retroscena puntati sulle previsioni relative alle percentuali di consensi nella coalizione, alla ricerca preventiva di frizioni interne nel caso FdI dovesse vincere “troppo” a discapito di Lega e FI, nel centrosinistra è già scontro a urne non ancora aperte.
Lo stesso Goffredo Bettini, che aveva tessuto le lodi di Conte in quanto leader progressista, ora lo accusa di aver “umiliato il Pd”. Ma, in caso di vittoria del centrodestra sia in Lombardia con Attilio Fontana e nel Lazio con Francesco Rocca, come gli ultimi sondaggi fotografano, un problema si porrà anche per il “terzo polo” e il suo progetto di federare la renziana Iv e Azione di Carlo Calenda che nel Lazio sostengono il dem Alessio D’Amato.
Il problema si potrebbe porre a maggior ragione in Lombardia dove i “terzopolisti” sostengono Letizia Moratti. Il governatore leghista Fontana è dato molto sopra sia la ex assessore regionale e ex sindaco di Milano, un tempo nel centrodestra, sia al candidato del Pd alleato con i Cinque Stelle, Pierfrancesco Majorino ieri duramente attaccato dal governatore azzurro Roberto Occhiuto per “parole non felici sulla Calabria”.
Se vincerà il centrodestra, la Lombardia praticante rideterminerà lo stesso esito delle Politiche del 25 settembre per un “terzo polo” che resterebbe al bivio, ora nell’attesa delle Europee del 2024, nella speranza di una qualche crepa nella coalizione di governo.
Ma Silvio Berlusconi, cui da sempre, dai tempi del referendum del 2016, non passa per la testa prestarsi alle manovre renziane, è stato più che chiaro: “Non riusciranno mai a dividerci. Non ci sono riusciti da 30 anni, da quando ho fondato il centrodestra”. E andando l’altra sera a Milano sul palco con il premier e presidente di FdI Giorgia Meloni e il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, leader della Lega, con Maurizio Lupi leader di “Noi Moderati”, ha anche plasticamente confermato con la sua stessa presenza la coesione della coalizione.
E così Salvini che ieri sia al TG5 sia in chiusura della campagna elettorale nel Lazio con Rocca e i ministri della Lega ha rilanciato: “Governeremo 5 anni più 5”. Ogni forza della coalizione plurale è fisiologico poi che nello schema a tre punte delle Politiche rimarchi il proprio ruolo e la propria identità. Ma anche se il risultato dovesse più o meno confermarsi lo stesso di settembre, con FdI che già doppiò gli alleati anche al Nord, non sembra siano alle viste quelle fibrillazioni interne amplificate e paventate dagli avversari. Anche se ora ci sarà già di fatto un giudizio sui 100 giorni di governo. Come lo stesso premier ha detto. E la strada dell’esecutivo non è tutta rose e fiori. Tanto più perché messo sotto assedio da una pressione soprattutto mediatica che però non sembra trovare riscontro nel Paese reale. Ma il centrodestra resta molto guardingo sull’ affluenza alle urne. Salvini ogni volta pone l’accento sul fatto che “media e Tv informano poco di queste elezioni, non a caso proprio ora che la sinistra è in difficoltà”.