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Centrodestra

Tutti gli intrecci fra elezioni regionali e scazzi nazionali

Fatti, nomi e baruffe tra maggioranza e opposizione. La nota di Paola Sacchi.

Mentre la candidata alla segreteria del Pd Elly Schlein si mostra ancora più intransigente dei toni già molto duri con cui Enrico Letta aveva replicato a Giorgia Meloni e sul caso Cospito accusa FdI di atteggiamenti “squadristi”, il paradosso vuole che sia Silvio Berlusconi a ricordare la lezione di unità contro il terrorismo “in cui riuscirono anche Dc e Pci”.

Berlusconi che cita il Pci in positivo per l’unità nella fermezza con le altre forze politiche durante gli anni di piombo è certamente un messaggio rivolto anche ai suoi alleati di FdI, che la stessa Meloni aveva invitato a abbassare per primi i toni, pur rigettando la richiesta di dimissioni per Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro.

Ma il messaggio unitario del Cav, contrario a modiche del 41 bis, soprattutto si staglia e stride rispetto alla rincorsa a toni duri contro la maggioranza che continuano a venire da sinistra, paradossalmente proprio dal partito erede dell’ex Pci e della Sinistra Dc, e dal centrosinistra nel suo complesso, con lo stesso Carlo Calenda del “Terzo polo” che arriva a dare al premier del “semifascista”, pur facendo subito dopo marcia indietro.

Mentre il centrodestra, pur con le sue storie e accenti plurali, compatto si blinda sul no alla modifica del 41 bis e sulla fermezza (Meloni ribadisce: “Lo Stato non tratta con la mafia, non tratta con chi lo minaccia”. Matteo Salvini: “Non mi seggo a tavola con chi lancia molotov ai Carabinieri, se è stato condannato all’ergastolo un motivo ci sarà, è giusto che gli si impedisca di parlare con i giovani”), nel centrosinistra è un fiorire di liti e divisioni interne.

Matteo Renzi attacca sulla linea politica in generale esponenti dem che dicono di “voler recuperare Lenin” e a Gianni Cuperlo replica secco: con me “avevi una Ferrari e ora hai una Twingo”.

Da un lato centrodestra compatto, dall’altro, nel campo dell’opposizione spaccature e divisioni. Sono le due immagini nettamente contrastanti che offre l’ultima domenica di campagna elettorale per le Regionali del 12 e 13 febbraio in Lombardia e nel Lazio.

Berlusconi, che sottolinea il ruolo “indispensabile” di FI, “centro liberale, garantista, europeista, atlantico”, sul “piano politico e dei numeri” e ricorda di essere “stato l’unico a chiedere nuove strutture perché le carceri siano luogo per la rieducazione dei detenuti”, avverte: “Proveranno a sfruttare ogni nostro piccolo errore, ci attaccheranno su tutto, tenteranno di dividerci, ma non ci riusciranno. Non ci sono mai riusciti da 30 anni, da quando ho fondato il centrodestra”.

“Dureremo almeno 5 anni. A dispetto dei gufi, noi continueremo a governare insieme”, dice Salvini. E il presidente del Consiglio, Meloni, che in veste di presidente di FdI conclude la manifestazione unitaria del centrodestra a Roma a sostegno del candidato Francesco Rocca, rilancia sulla durata del governo, chiamato “a cambiare le cose per un’Italia dove si rispettino le regole, dove ci sia certezza del diritto e certezza della pena”.

Il premier sottolinea: “Siamo qui per togliere le incrostazioni, per liberare le energie di questo Paese, per fare le riforme”. Il premier cita il binomio Presidenzialismo e Autonomia differenziata. E chiosa: “Tra cinque anni noi saremo ancora qui”. Il caso Cospito è sullo sfondo, ma via via sembra sempre più scivolare verso i titoli di coda.

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